Ne restano 28mila, 282 nei parchi zoologici europei. Domani la Giornata mondiale

Il sanguinoso addio al rinoceronte: nell’ultimo anno 1.338 esemplari uccisi dai bracconieri

Zaborra: «Possedere parti di corno è ormai uno status symbol delle classi sociali emergenti», soprattutto in Cina e Vietnam

[21 Settembre 2016]

Il prezzo di un corno di rinoceronte sul mercato nero arriva a circa 90mila dollari. Una cifra stratosferica, 10mila dollari più alta rispetto a quella pagata per un peso equivalente di cocaina. Ma il conto davvero salato lo paga la natura: secondo i dati Iucn nel corso del 2015 si è consumato il massacro di rinoceronti africani più sanguinoso degli ultimi 20 anni, con almeno 1.338 esemplari morti (nel 2007 erano “solo” 13) per mano dei bracconieri. Tra meno di trent’anni, era l’allarme lanciato ormai dodici mesi fa, non ci saranno più rinoceronti liberi in natura sulla faccia della terra. Il tempo passa, ma questo tragico traguardo si avvicina sempre più velocemente.

La domanda di corno di rinoceronte proveniente dall’Asia non sembra arrestarsi, e soprattutto in Cina e Vietnam la richiesta di questa parte dell’animale non costituisce più solo un elemento impiegato nella medicina tradizionale: «Possedere parti di corno impiegato in varie forme sembra ormai diventato uno status symbol delle classi sociali emergenti – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo, che custodisce nei suoi confini 2 rinoceronti – Sul mercato nero assume un valore molto alto e in queste condizioni, i bracconieri si spingono ad azioni pianificate, dotate di strumenti ad alta tecnologia che stanno determinando una vera e propria guerriglia». Questo significa non soltanto morti animali, ma anche umane: secondo i dati diffusi dalla Federazione internazionale ranger, infatti, solo nell’ultimo anno sono morti almeno 96 uomini in servizio tra Asia e Africa mentre compivano azioni di contrasto al bracconaggio.

La sesta Giornata mondiale del rinoceronte, che cade domani, porterà con sé la stessa emergenza che si è ripetuta in crescendo negli ultimi 9 anni, durante i quali sono stati trucidati per il proprio corno 5.953 animali in totale. L’imperativo è salvare le cinque specie ancora viventi di rinoceronte, di cui due sopravvivono in Africa e tre in Asia, per un totale di meno di 28.000 animali.

«Come accade per molte altre specie in pericolo di estinzione – sottolinea Zaborra – anche per i rinoceronti si continua a lavorare in situ (nell’habitat naturale) ed ex situ (fuori dall’habitat naturale): se da un parte si mettono in campo forze operative in grado di controllare i territori a rischio, dall’altra si allevano gli esemplari in ambiente controllato per tentare di preservarne il patrimonio genetico». L’Europa fa la sua parte: sul suo territorio sono dislocati 78 parchi zoologici (aderenti Eaza) che ospitano almeno un rinoceronte, per un totale di 292 esemplari. Se la comunità internazionale non riuscirà però a frenare la mattanza in corso, presto sarà possibile ammirare un rinoceronte – vivo – soltanto dietro uno di questi recinti.