Scimmie, leopardi, serpenti, aquile e droni. La “lingua” dei cercopitechi

Le origini del linguaggio umano nelle differenze tra cercopitechi verdi e gialloverdi?

[31 Maggio 2019]

Una quarantina di anni fa, gli scienziati hanno scoperto che i cercopitechi verdi dell’Africa orientale (Chlorocebus pygerythrus) lanciano segnali di allarme diversi quando avvistano  i loro tre principali predatori: leopardi, serpenti e aquile. Ma i cercopitechi gialloverdi (Chlorocebus sabaeus), i loro cugini che vivono in Africa occidentale, che gridano non appena vedono leopardi e serpenti, per qualche motivo sconosciuto, non lanciano l’allarme se avvistano dei rapaci.

Per capire il perché di questa diversità di comportamento, lo studio “Conserved alarm calls but rapid auditory learning in monkey responses to novel flying objects”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, ha  utilizzato dei droni  che hanno sorvolato branchi di cercopitechi gialloverdi che vivono nel Parco Nazionale Niokolo-Koba, in Senegal.  E’ così Franziska Wegdell, Kurt Hammerschmidt e Julia Fischer dell’Abteilung Kognitive Ethologie am Deutschen Primatenzentrum della Georg-August-Universität Göttingen, hanno scoperto che la vista di un drone spinge i Chlorocebus sabaeus  a emettere un richiamo di allarme che è sorprendentemente simile a quello dei cercopitechi verdi quando avvistano un’aquila, «Una scoperta  – dicono i ricercatori tedeschi – che suggerisce che tali vocalizzazioni siano evolutivamente “cablate”». Prima il team di ricerca tedesco aveva cercato, senza alcun successo, di stimolare la reazione dei cercopitechi gialloverdi installando delle riproduzioni di aquile.

La Fisher spiega che «Le scimmie verdi dell’Africa orientale emettono tipi di richiami di allarme diversi di fronte a diversi tipi di predatori come leopardi, serpenti e aquile; le scimmie hanno anche sviluppato diversi tipi di risposte di fuga. Lo studio originale, pubblicato nel 1980 su Science, ha scatenato un acceso dibattito sul fatto che questi richiami delle scimmie possano essere paragonati alle parole. Questo studio di riferimento ha aperto la strada a un campo di ricerca molto attivo sul significato dei richiami dei primati non umani».

Dal 2007 il team di ricerca ha cominciato a studiare in Senegal i babbuini della Guinea (Paio papio)  e i cercopitechi gialloverdi dell’Africa occidentale e ha scoperto così che i Chlorocebus sabaeus provano paura di fronte a un leopardo o a un serpente finto, ma  ignoravano le aquile finte.  La Fisher si chiede: «Forse la nostra opera non è stata convincente? Eppure, altre specie di scimmie hanno prontamente emesso richiami in risposta a modelli molto simili. È importante sottolineare che non abbiamo mai osservato richiami di allarme in risposta alle aquile reali che sorvolavano i cercopitechi gialloverdi».

E’ per questo che i ricercatori tedeschi hanno deciso di portare un drone nel Parco Nazionale Niokolo-Koba e farlo volare sopra le scimmie gialloverdi, per esporle a qualcosa di potenzialmente pericoloso in aria che non avevano mai visto prima.  Gli scienziati si chiedevano se i cercopitechi senegalesi avrebbero emesso un richiamo  mai sentito prima oppure uno che somigliasse agli allarmi lanciati dai loro cugini dell’Africa orientale quando avvistano un’aquila, oppure se sarebbero rimasti in silenzio come con le aquile. Questa parte dello studio è stata condotta dalla Wegdell che è rimasta molto sorpresa nel vedere che di fronte al drone i cercopitechi gialloverdi hanno lanciato un richiamo di allarme e si sono rapidamente messi al sicuro.

La Fisher evidenzia qualcosa di ancora più sorprendente: «Nella nostra analisi acustica, abbiamo scoperto che questi “allarmi droni” differivano chiaramente dai richiami emessi in risposta ai leopardi o ai serpenti, mentre hanno rivelato una sorprendente somiglianza con gli allarmi per l’aquila dei cercopitechi dell’Africa orientale. Nonostante ~3,5 milioni di anni di divergenza evolutiva, la struttura dei richiami è rimasta sostanzialmente la stessa. In altre parole, la struttura acustica di questi richiami non è solo cablata, ma si è anche fortemente conservata».

Le risposte delle scimmie al primo volo del drone hanno anche fornito ai ricercatori tedeschi la grande opportunità di testare quanto i cercopitechi gialloverdi abbiano rapidamente appreso quale fosse il rumore del drone.  La Fisher racconta che «Alcuni giorni dopo, abbiamo quindi nascosto un altoparlante nelle vicinanze di una scimmia che si stava allontanando dagli altri membri del gruppo e abbiamo riprodotto il rumore del drone. Con nostra grande gioia, dopo aver sentito il rumore, l’animale ha alzato lo sguardo e ha scrutato il cielo. Supportati da ulteriori riproduzioni, abbiamo concluso che in natura una singola esposizione a una nuova minaccia può essere sufficiente per consentire alle scimmie di acquisire ciò che significa un suono». Delle 14 scimmie che sono state testate con il rumore del drone, 5  avevano visto il drone solo una volta, 7 erano state esposte due volte e 2 erano state esposte tre volte.

Lo studio mostra quella che i ricercatori ritengono una “dicotomia fondamentale”: le scimmie gialloverdi sono veloci nel comprendere il significato dei nuovi suoni, ma non sono particolarmente flessibili quando si tratta di produrne di nuovi. E questo le distingue fortemente dagli umani.

Intervistato dall’Agence France-Presse Hammerschmidt, un esperto di evoluzione del linguaggio, ha fatto notare che «Come le scimmie verdi, gli umani nascono con un repertorio innato di suoni pre-verbali come gemere, ridere e piangere. Ma siamo in grado di andare oltre questo limitato repertorio per produrre una vasta gamma di suoni con significati associati». Secondo gli autori dello studio, dato che i cercopitechi sembrano più adattabili all’apprendimento di nuovi suoni piuttosto che a produrli, è possibile che la comprensione uditiva nei primati si sia evoluta prima della produzione vocale flessibile.

La Fisher conclude: « La domanda da un milione di dollari è quindi ciò che è accaduto nell’evoluzione umana per sciogliere i vincoli alla flessibilità vocale, che alla fine ci ha permesso di passare dai grugniti al discorso».