Sì del governo all’immissione di specie ittiche alloctone nei fiumi

Legambiente: grave errore, governo in controtendenza con gli impegni Ue sulle specie aliene

[8 Aprile 2019]

Il Consiglio dei Ministri del 4 aprile che ha approvato il decreto “Salvamare” ha anche approvato durante la stessa seduta il «Regolamento recante ulteriori modifiche all’articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (decreto del Presidente della Repubblica – esame definitivo)» che potrebbe mettere a rischio la biodiversità fluviale permettendo l’introduzione di specie alloctone nei corsi d’acqua italiani.
Il citato articolo 12, “Introduzioni e reintroduzioni”, recitava: «1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nonché gli enti di gestione delle aree protette, sentiti gli enti locali interessati e dopo un’adeguata consultazione del pubblico interessato, richiedono al Ministero dell’ambiente le autorizzazioni
per la reintroduzione delle specie di cui all’allegato D e per l’introduzione di specie non locali, presentando un apposito studio. 2. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 20 della legge 11 febbraio 1992 n.157, la reintroduzione di specie di cui all’allegato D, può essere autorizzata dal Ministero dell’ambiente, sentito per quanto di competenza l’Istituto nazionale per la fauna selvatica o altri organismi tecnico-scientifici competenti, qualora lo studio di cui al comma 1, condotto anche sulla scorta delle esperienze acquisite in altri Stati membri dell’Unione europea o altrove, assicuri che tale reintroduzione contribuisca in modo
efficace a ristabilire uno stato di conservazione soddisfacente per la specie medesima e per l’habitat interessato. 3. L’introduzione di specie non locali può essere autorizzata secondo la procedura di cui al comma 2 qualora lo studio di cui al comma 1 assicuri che non venga arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali nè alla fauna, ne’ alla flora selvatiche locali. Le valutazioni effettuate sono comunicate ai competenti organismi dell’Unione europea».
Nella “legge sulla caccia” 157/92 alla quale fa riferimento il decreto 357 che il governo vuole cambiare, si legge all’articolo 20 “Introduzione di fauna selvatica dall’estero”: «1. L’introduzione dall’estero di fauna selvatica viva, purchè appartenente alle specie autoctone può effettuarsi solo a scopo di ripopolamento e di miglioramento genetico. 2. I permessi d’importazione possono essere rilasciati unicamente a ditte che dispongono di adeguate strutture ed attrezzature per ogni singola specie di selvatici, al fine di avere le opportune garanzie di controlli, eventuali quarantene e relativi controlli sanitari. 3. Le autorizzazioni per le attività di cui al comma 1 sono rilasciate dal Ministro dell’agricoltura e delle foreste su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica, nel rispetto delle convenzioni internazionali».
Infatti, come si legge nel comunicato finale, «Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, ha approvato, in esame definitivo, un regolamento, da adottarsi mediante decreto del Presidente della Repubblica, che modifica la disciplina relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357). In particolare, il regolamento dispone che, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare possa derogare al divieto di reintroduzione, introduzione e popolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone nel territorio italiano, sulla base sia di studi che evidenzino l’assenza di effetti negativi sull’ambiente, sia di appositi criteri, che lo stesso dovrà adottare entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento. Il testo tiene conto dei pareri espressi dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e dal Consiglio di Stato».
Anche se nei bacini idrografici italiani sono già presenti 24 le specie alloctone di pesci di acqua dolce che spesso si sono insediate a danno delle 41 specie di pesci autoctoni, 13 delle quali endemiche, l’atto del governo modifica Il decreto del Presidente della Repubblica del 1997 che ha recepito una delle colonne portanti della difesa dell’ambiente europeo: la “Direttiva Habitat. Esulta la Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas) che insieme All’Associazione piscicoltori italiani (Api) «ha sempre supportato in maniera energica l’adozione di un provvedimento che garantisse, in tal modo, la continuità di immissioni di materiale ittico non autoctono anche nelle acque naturali assicurando, in Italia, il prosieguo della pesca ricreativa ai salmonidi e delle gare sportive, difendendo gli interessi e la pratica della pesca che, nel nostro Paese, è un’attività praticata da milioni di pescatori salvaguardando in questo modo un settore importante per l’economia nazionale».
Il presidente nazionale della Fipsas, Ugo Claudio Matteoli, sottolinea: «Ci sono voluti quasi tre anni per arrivare ad un risultato tangibile. Anni in cui abbiamo lavorato “sodo” dietro le quinte, con impegno e pazienza certosina, per superare l’impasse normativa, da parte del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che, finalmente, ha individuato una procedura che va a modificare l’articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357/97 consentendo, dopo un approfondito esame delle richieste, l’immissione in natura di specie alloctone. Un particolare ringraziamento va al Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Vannia Gava, il cui importante contributo e supporto ha consentito di poter arrivare a questo fondamentale risultato». Verrebbe da dire che gli unici migranti clandestini o “economici” che non piacciono alla sottosegretaria legista sono quelli umani, per i pesci fa molto volentieri eccezioni, soprattutto se, come per quelli bipedi, anche quelli pinnati portano voti.
Comunque Matteoli è euforico ma avrebbe voluto ancora di più: «Questa non è una semplice vittoria, ma la vittoria della nostra Federazione. Ritengo l’approvazione di questa modifica un fondamentale tassello del mosaico che sta componendo la Fipsas per far sì che l’attività di pesca ricreativa e agonistica nelle acque interne sia sempre garantita e non venga più preclusa a causa dei divieti alle immissioni, e che alle Regioni sia data la possibilità di gestire con tranquillità e spirito collaborativo la nostra attività di pesca sportiva e ricreativa. Anche se, sicuramente, avremmo voluto un provvedimento con meno obblighi e meno autorizzazioni da dover chiedere, l’introduzione di questa norma rende finalmente le immissioni legittime in tutte le acque italiane».
Ma il decreto potrebbe avere vita difficile: Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, ricorda che «E’ un grave errore per il nostro Paese chiedere deroghe in una materia come quella della direttiva habitat che già ci ha visti protagonisti in negativo rispetto a procedure d’infrazione di cattiva applicazione in passato e anche recentemente. Tra l’altro questa decisione andrebbe in controtendenza rispetto agli impegni assunti dai paesi dell’Unione europea rispetto alle specie aliene che sono un fattore di perdita di biodiversità. Facciamo appello al ministro dell’Ambiente affinché faccia chiarezza rispetto a queste notizie o scelte politiche inopportune».
Tra le specie invasive di importanza europea presenti diffusamente nei corsi d’acqua italiani Life Asap segnala la Pseudorasbora (Pseudorasbora parva): «E’ un pesce di piccole dimensioni (lungo 8-9 cm) dal corpo allungato. Il suo muso è appuntito e termina con una piccola bocca rivolta verso l’alto. La colorazione è simile in entrambi i sessi, da grigia ad argentata sulla pancia, con una banda laterale scura con riflessi dorati sui fianchi. Le scaglie del dorso e dei fianchi hanno un bordo di colore grigio scuro che forma un caratteristico disegno a rete sulla livrea».