Il Cfs revoca delle autrorizzazioni alla visita: violazioni del regolamento

Svelato il nuovo mistero di Montecristo: la vera storia degli abusi e della “discarica” di rifiuti

Il Comune ripulisce l’isola dai rifiuti e “spuntano” abusi risalenti agli anni ‘60

[11 Luglio 2016]

Nei giorni scorsi il quindicinale  Corriere Elbano, edito dalla proprietà Moby/Toremar, ha pubblicato lo “scoop” La reconquista di Montecristo nel quale denunciava la presenza di abusi e rifiuti nell’isola più protetta del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, una riserva integrale gestita dal Corpo forestale dello Stato  e che si fregia anche del diploma europeo. “Scoop”che prima è deflagrato all’Elba trasportato dalle 17.000 copie gratuite della pubblicazione e che poi è stata  rilanciata anche dal Sindaco di Portoferraio Mario Ferrari, che ha dato notizia dell’avvenuta pulizia ad opera del Comune di  una discarica «coperta da un telo e messa sotto un porticato costruito dalla società Oglasa (dall’antico nome dell’isola) Montecristo Sporting Club, poi sfrattata dal decreto ministeriale che istituiva la riserva», come scrive La Repubblica. Quanto basta perché se ne interessassero anche i grandi giornali nazionali e il TG5.

Da quel che abbiamo potuto ricostruire le notizie si riferiscono a fatti tra loro non collegati e con riscistruzioni giornalistico-politiche che saltano qualche passaggio.

Per quanto riguarda l’abuso edilizio si tratterebbe delle edificazioni abusive realizzate nei lontani anni ’60  – quando Montecristo non era ancora riserva integrale – dalla Società Oglasa  che voleva costruire sulla spiaggia di Cala Maestra un ristorante per pochi facoltosi e un villaggio super-esclusivo sull’Isola.  Come ricorda oggi il primo presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Giuseppe Tanelli, «Nell’aprile del 1970, scoppiò la notizia: Montecristo sarà la sede di un esclusivo circolo di caccia e pesca, il Montecristo Sporting Club, riservato ad un centinaio di soci-azionisti. Si prevedeva la costruzione di un porto rifugio turistico e peschereccio,- usufruendo di uno stanziamento statale di 250 milioni -, la ristrutturazione della villa – che sarebbe diventata la Club House del circolo- e degli edifici annessi, e la costruzione di nuovi fabbricati di servizio a Cala Maestra a ridosso dei resti di una vecchia costruzione edificata dai pescatori».

Fu la protesta contro tutto questo della comunità scientifica e del  nascente movimento ambientalista che alimentò un movimento di opinione che ha portato alla istituzione della riserva naturale di Montecristo nel 1971 e il Corpo forestale dello Stato procedette da subito ad abbattere parte degli abusi. Il porticato invece era stato lasciato in piedi perché, in accordo con la Soprintendenza, per il suo abbattimento occorrevano tecniche costose, tali da non danneggiare l’edificio sul quale era stato addossato, il cosiddetto Rifugio dei Pescatori, di costruzione ottocentesca.

A quanto risulta, il Comune di Portoferraio era stato a suo tempo messo al corrente di tutto questo e fonti del Parco assicurano che «Oggi, grazie a fondi reperiti sul programma europeo LIFE, è stata approntata la progettazione esecutiva per procedere al definitivo abbattimento del porticato. I lavori saranno condotti nel 2017».

La vicenda della cosiddetta discarica abusiva “nascosta”, meritoriamente ripulita dal Comune di Portoferraio con in testa il Sindaco,  sembra ancora meno “misteriosa”. A quanto Pare ci sarebbe stato un accordo con il Comune di Portoferraio, attraverso il quale sono stati reperiti mezzi e fondi per smaltire diversi oggetti ingombranti portati dal mare e, con l’occasione altri materiali provenienti dalla gestione delle strutture dell’isola. «In sostanza – ci spiegano le nostre fonti –  si è presa l’occasione per fare una pulizia generale dei fabbricati dell’Isola, accumulando tutto ciò che doveva essere portato via sotto il porticato».

Le operazioni di trasporto dei rifiuti che il Cfs e i guardiani di Montecristo avevano temporaneamente accumulato sono svolte il 18 giugno grazie alla collaborazione fra. ESA, che gestisce i rifiuti all’Isola d’Elba, il Comune di Portoferraio, l’armatore dell’imbarcazione Lampogas ed il personale del Corpo forestale dello Stato che ha collaborato al trasporto  del materiale all’imbarco.

Secondo questa ricostruzione sarebbe quindi improprio parlare di discarica a Montecristo o del mancato abbattimento degli abusi – che comunque avrebbe dovuto attuare il Comune – da parte della Forestale o del Parco, che quegli abusi si sono trovati in eredità nel 1971 (Cfs) e nel 1996 (Ente Parco).

Intanto oggi il l’Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato ha annunciato che «Alcune autorizzazioni già rilasciate per visitare l’isola di Montecristo sono state revocate dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Follonica del Corpo forestale dello Stato a carico di un  soggetto che ha violato il regolamento di accesso alle visite».

L’Ufficio territoriale per la biodiversità di Follonica del Cfs spiega che «A seguito di una segnalazione, è stato accertato che un uomo esercente l’attività commerciale di noleggio imbarcazioni aveva fatto presentare richiesta di autorizzazione ad altre persone a lui collegate, per ottenere la disponibilità esclusiva di alcune date. La condotta non integra reato, ma elude la regolamentazione che prevede che un soggetto possa fare richiesta solo una volta ogni anno. Dopo di che attraverso forme di pubblicità più o meno palesi, reclutava visitatori a 150 euro l’uno, vendendo il passaggio a Montecristo. L’accaparramento di date per gli accessi all’isola di Montecristo sottrae disponibilità ad altri visitatori ed è contrario allo spirito che sta alla base del rilascio dell’autorizzazione, che è quello di rendere il più possibile visitabile la Riserva, nel rispetto degli stretti parametri che l’esigenza di protezione impone e secondo i principi di trasparenza, imparzialità e rotazione».