Il Sindaco Melucci: «Chiedo la massima severità nei riguardi di chi attenta al nostro patrimonio naturale»

Taranto: diossina, cavallucci marini, oloturie e bracconieri

Il China Export di specie protette che parte dal mare inquinato di Taranto

[4 Marzo 2019]

Prima di partire per la Norvegia, dove il 3 marzo ha celebrato la giornata mondiale della fauna selvatica nel Parco Nazionale marino di Ytre Hvaller, il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha scritto sulla sua pagina Facebook:  «In queste ore sono arrivate da Taranto richieste di aiuto e di chiarimento su presunti picchi di diossina. Ho immediatamente allertato Ispra, parlato con il prefetto e partiranno dei controlli del Sistema nazionale di protezione ambientale sui dati Arpa. Per Taranto presto ci saranno ulteriori e belle novità».

Il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, ha spiegato che Costa si riferisce ai dati dei  deposimetri Arpa Puglia collocati nella Masseria Carmine, e poi ha attaccato il ministro: «Invece di commissariare Arpa Puglia, faccia fare i controlli che aveva promesso considerato che il sindaco ha chiuso le scuole di Taranto e gli elettrofiltri per bloccare la diossina sono danneggiati. Il ministro Costa si comporta come i suoi predecessori e come l’allora ministro Clini che di fronte alla nostra denuncia sui dati della mortalità, disse che erano falsi perché non validati tranne poi dover ammettere dopo poche settimane che i dati erano corretti. La dichiarazione di Costa è sconcertante perché avviene nel giorno in cui il sindaco di Taranto chiude le scuole e i sindacati di base denunciano i danni agli elettrofiltri con tanto di foto e video, ed è scandaloso che Costa tenti di minimizzare un gravissimo problema ed è altrettanto scandaloso che un ministro dell’ambiente abbia consentito che ad Arcelor Mittal fosse concessa l’immunità penale e civile».

Ma il riesplodere dell’affaire diossina/Ilva ha fatto passare in secondo piano un’altra vicenda ambientale che a Taranto tiene banco da qualche giorno e che non è del tutto estranea alle bonifiche. Infatti, prima di chiudere per diossina le scuole De Carolis e Deledda al quartiere Tamburi, il Sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sveva dichiarato che «Le immagini della cattura e dell’esportazione illegale di cavallucci marini ed altre specie protette dalla legge nel nostro Mar Piccolo hanno profondamente turbato tutti noi e l’Amministrazione ha avviato tutte le verifiche del caso».  Melucci si riferisce a quanto rivelato da Luciano Manna su VeraLeaks che ha pubblicato le foto di quello che sembra un mercato illegale cinese di cavallucci marini e oloturie pugliesi che utilizza l’app di messaggeria istantanea WeChat (Weixin).

Mannaspiega che «Nella chat on line viaggia la reperibilità dei fornitori che contatta i propri clienti con tanto di indicazione dell’username da contattare per gli acquisti. Verso il mercato cinese viaggiano oloturie e cavallucci marini che vengono pescati nel mar Piccolo e nel mar Grande di Taranto provocando, così, un grave danno ambientale al nostro ecosistema marino. Un vero e proprio ecoreato. Nelle fotografie è possibile notare l’accuratezza nella presentazione del prodotto che viene mostrato in eleganti cadeaux dove sono ben indicate provenienza geografica per attestarne qualità e prestigio così come avviene in una vera e propria filiera certificata. Negli ideogrammi cinesi, ad esempio, oltre ai nomi dei prodotti, si legge la parola “Italia, Mediterraneo”».

VeraLeaks  denuncia che «La filiera volta all’export cinese si avvale di pescatori locali, tarantini, che vendono il prodotto ad un intermediario che a sua volta lo porta in una attività commerciale cinese che provvede all’inscatolamento e alla spedizione in oriente. La chat, sulla piattaforma Wechat che gode di ottimi sistemi di criptazione dei messaggi, viene utilizzata proprio per creare i legami, conoscenze e conseguenti affari tra questi intermediari. I volumi ed i guadagni sono molto alti. Per le oloturie si parte da un irrisorio guadagno di circa 80 centesimi di euro al chilogrammo, da parte del pescatore locale, ai 50 euro al giorno per chi provvede alla pulizia del prodotto che poi lo vende a 7 euro al chilo allo spedizioniere che a sua volta lo immette nel mercato cinese a cifre che vanno dai 200 ai 600 dollari al chilogrammo. Affari milionari generati da ecoreati che devastano il nostro già compromesso equilibrio marino».

Il sindaco di Taranto ha ricordato che «Stiamo affrontando ancora grandi sfide ambientali e generazionali, è inspiegabile che ci sia anche chi attenta alla bellezza che abbiamo intorno, chi ferisce madre natura che, quasi da sola, sta rimediando alle ferite del nostro territorio, e tutto per pochi quattrini.  Non è un caso che per l’effigie del nuovo Ecomuseo della Paluda La Vela e del Mar Piccolo, tra le altre, si fosse scelta la riproduzione di un delizioso ippocampo. Era ed è la speranza che vogliamo coltivare insieme a tutti i nostri concittadini, specie i più giovani.  L’Amministrazione comunale metterà a disposizione dell’Autorità competente le eventuali informazioni del suo attuale sistema di videosorveglianza lungo la zona interessata e sta avviando il rafforzamento di questa rete di rilevamento, nel contempo predisponendo da subito servizi di controllo integrativi da parte della Polizia Locale.

Dopo le denunce di Legambiente, Marevivo e di altre associazioni, il 27 febbraio 2018 è stato approvato un Decreto ministeriale sul divieto della pesca delle oloturie (fino al 31 dicembre 2019) e fino ad allora il pubblico ministero Mariano Buccoliero della Procura di Taranto aveva potuto agire contro i bracconieri e i trafficanti in base a  uno studio chiesto al CNR che dimostra la vitale importanza delle oloturie per l’ecosistema marino, anche per l’elevata capacità di questi echinodermi di depurare acque con notevole carica batterica, favorendone anche l’ossigenazione. Anche i cavallucci marini, protetti dalla Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora (Citrs) e dalle convenzioni di Berna e Barcellona, svolgono una funzione fondamentale per l’ecosistema.

Nonostante i blitz delle forze dell’ordine, con diverse persone denunciate e sequestri di tonnellate di specie pescate illegalmente, il traffico di cavallucci marini e oloturie pugliesi non sembra aver subito flessioni.. Manna spiega ancora: «I clienti cinesi possono contare sull’organizzazione di diversi loro connazionali ben radicati nel territorio tarantino e che ancora oggi conducono traffici illeciti che puntano alla commercializzazione di oloturie e cavallucci marini. Queste specie sono molto richieste dal mercato della ristorazione asiatica: le oloturie, comunemente dette “cetrioli di mare”, verso il mercato di Hong Kong sono utilizzate per uso alimentare, medico e nel settore della cosmesi mentre i cavallucci marini vengono utilizzati nella produzione di un particolare liquore: il cavalluccio marino dopo essere stato posto dentro una bottiglia viene lasciato a macerare nell’alcool».

La presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, conclude: «Quanto accaduto rende ancora più evidente la necessità di estendere in via definitiva il regime di tutela delle oloturie. I cetrioli di mare sono fondamentali anche se spesso vengono considerati animali di serie B. La loro commercializzazione, così come quella dei cavallucci marini, è’ un eco-reato efferato che non può e non deve rimanere impunito. Le risorse del mare –sono un bene fondamentale per tutti e non un profitto per pochi».

Nel 2014, Francesco Tiralongo e Rossella Baldacconi dell’università della Tuscia avevano pubblicato su Acta Ichthyologica Et Piscatoria lo studio “A conspicuous population of the long-snouted seahorse, Hippocampus guttulatus (Actinopterygii: Syngnathiformes: Syngnathidae), in a highly polluted Mediterranean coastal lagoon” nel quale sottolineavano la particolarità e la resilienza degli ippocampi tarantini: «I cavallucci marini sono considerati specie di pesci vulnerabili e in via di estinzione in molte parti del mondo. Abbiamo trovato una popolazione cospicua e stabile di Hippocampus guttulatus Cuvier, 1829 nel Mar Piccolo di Taranto (Mar Ionio), noto per il suo notevole inquinamento e le fluttuazioni dei parametri ambientali». Tiralongo e Baldacconi segnalavano alte concentrazioni sia di inquinanti organici (policlorurati bifenili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine) che inorganici (metalli pesanti quali mercurio, zinco, rame, piombo e cadmio) e sottolineavano che «L’inquinamento è causata principalmente dalle attività industriali e militari: siderurgia, raffinerie, arsenale, cantieri navali, porto militare, e porto industriale». Ma facevano notare che «Nonostante la contaminazione, la comunità marina del Mar Piccolo è molto ricca e costituita da specie autoctone, alcune delle quali rare in altre parti del Mediterraneo, così come da specie aliene che hanno raggiunto il bacino per mezzo del traffico navale e dell’acquacoltura».
I due ricercatori evidenziavano il paradosso di aver registrato la presenza di un popolazione abbondante di Hippocampus guttulatus in «una delle zone più inquinate e disturbate del mar Mediterraneo» e concludevano: «Vorremmo sottolineare l’importanza di questa laguna come importante area naturalistica e un rifugio per questa specie vulnerabile. I risultati del nostro studio dimostrano come questa popolazione di cavallucci marini si è ben adattata a questo ambiente particolare e mostra una netta preferenza di questi pesci per queste zone (..). Partiamo dal presupposto che l’abbondanza dei cavallucci marini è dovuta principalmente alla mancanza di pressione di pesca e ad una buona disponibilità di risorse alimentari. Purtroppo, i dati relativi all’interazione con le sostanze inquinanti non sono disponibili per questo area e sono necessari studi futuri per comprendere meglio il ruolo della protezione dell’habitat per i cavallucci marini e per migliorare le misure di protezione per la gestione e la conservazione delle specie»
Per tutelare questi resilienti cavallucci marini, sopravvissuti a decenni di inquinamento, il commissario di Governo per la bonifica di Taranto, Vera Corbelli, ha adottato una serie di accorgimenti anche all’interno del progetto di risanamento del Mar Piccolo: ippocampi, pinne nobilis e altre specie protette sono state traslocati in aree non interessate ai lavori nel Mar Piccolo per il tempo necessario alla bonifica. Un progetto premiato dall’Accademia dei Lincei che ha richiesto un anno di lavoro ed unico nel suo genere per la quantità di animali interessati e per l’attuazione: cattura o espianto e ricollocazione in una stessa giornata per evitare stress alle diverse specie, temperatura dell’acqua non superiore ai 27 gradi, uso di vasche forate per il trasferimento, immerse in altre vasche con acqua di mare e provviste di pompe per il ricambio idrico costante, collarini di colore diverso, biodegradabili in acqua, per i cavallucci marini per poterli individuare.
Un lavoro complesso e delicato che, vedendo le foto del traffico degli ippocampi tarantini in vendita in Cina, potrebbe essere stato già in parte compromesso dai bracconieri.