Tartarughe marine: alle Pelagie parte TartaWorld e le Egadi cercano volontari

In Sicilia campagna di sensibilizzazione per la tutela e la salvaguardia delle tartarughe marine

[9 Agosto 2016]

Prende il via anche in Sicilia TartaWorld, la campagna di informazione e sensibilizzazione del progetto TartaLife, che arriva a Lampedusa e Linosa. Una campagna destinata ai turisti, ai residenti, alle amministrazioni locali e che vuole far conoscere «i tanti pericoli che minacciano la sopravvivenza delle tartarughe marine e far comprendere come sia necessario introdurre adeguate misure per la loro tutela». L’iniziativa è promossa dal Comune di Lampedusa e dall’Area Marina Protetta Isole Pelagie, già partner del progetto, in la collaborazione della società Cooperativa Green Life, Marevivo e Wwf e si dividerà in 130 eventi informativi e promozionali. A curare gli appuntamenti negli hotel, nelle riserve naturali, nei centri cittadini, nelle scuole e nei parchi ci saranno tre giovani biologi ed esperti di tartarughe. Le speciali lezioni saranno dedicate e aperte a tutti, con particolare attenzione al mondo dei pescatori. Saranno loro i principali alleati in questa azione di salvaguardia della vita delle tartarughe che spesso restano impigliate tra le loro reti.

I biologi spiegheranno le specificità biologiche  del Mediterraneo e della sua  biodiversità, dando risalto all’importanza di preservare gli ecosistemi per la salvaguardia dell’intero pianeta. Con le loro lezioni, cercheranno di alimentare la nascita di buone regole comuni  di rispetto dell’ambiente e della sua popolazione, i principi di cittadinanza operosa e la presa di coscienza per dare il via al cammino educativo che conduce al rispetto e alla tutela delle risorse naturali.

Intanto, sempre in Sicilia, l’Area marina protetta “Isole Egadi” seleziona giovani appassionati ai temi della tutela del mare e che desiderano fare un’esperienza nel campo della salvaguardia, per attività di volontariato, da svolgersi sull’isola di Favignana presso il Centro di primo soccorso per tartarughe marine. I requisiti richiesti sono: conoscenze di base di biologia marina e dell’area marina protetta;  eventuale esperienza nell’ambito della cura, tutela e monitoraggio delle tartarughe marine; senso pratico, attitudine al lavoro, predisposizione al lavoro fisico; flessibilità negli orari e reperibilità in loco.

L’area marina protetta delle Egadi specifica che «l’attività sarà svolta a titolo gratuito e che non sono previsti rimborsi per spese di vitto, alloggio e viaggio. Al termine del periodo di volontariato sarà rilasciato un attestato comprovante il periodo di attività svolto presso il Centro».

I soggetti interessati devono inviare un curriculum vitae agli uffici dell’Area marina protetta, consegnandolo direttamente al le sedi di Favignana, Marettimo o Levanzo, oppure via e-mail all’indirizzo info@ampisoleegadi.it, o via fax al 0923/922035.

A TartaLife  spiegano che «Nel Mediterraneo, ogni anno, sono oltre 130 mila le tartarughe marine della specie tartaruga Caretta caretta che rimangono vittime di catture accidentali da parte dei pescatori. Circa 70.000 abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40.000 restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23.000 in quelle da posta per un totale di 133.000 catture con oltre 40.000 casi di decesso. E se si considerano tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano nei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più probabilmente a una stima di 200 mila catture e circa 70 mila decessi. Le tartarughe non sono il diretto bersaglio dell’attività di pesca: vengono accidentalmente catturate a causa della scarsa selettività degli attrezzi, il cosiddetto bycatch, che è in parte contenuto dalle iniziative di molti pescatori che cercano di mettere in salvo le tartarughe, affidandole ai Centri di recupero presenti lungo le coste italiane. Purtroppo è anche molto frequente la mortalità post cattura delle tartarughe marine a causa della mancanza di queste strutture e di dotazioni adeguate, con personale specializzato in grado di operare  all’interno per il recupero delle tartarughe. I centri, seppur  in numero limitato rispetto alla lunghezza della costa italiana, rappresentano comunque un mezzo molto importante ed efficace per la riduzione della mortalità delle tartarughe e i dati relativi ai recuperi dal 2009 ad oggi lasciano pensare che molto è cambiato nell’atteggiamento dei pescatori nei confronti di queste creature, congiuntamente alla capacità e alla professionalità degli operatori dei Centri in grado di porre in essere interventi sanitari molto più risolutivi».