Legambiente Abruzzo e NO TriV: Però gli emendamenti non accolgono pienamente quanto chiesto dalle Regioni

Trivelle in mare, dopo la COP21 e i referendum il governo ci ripensa

Emendamento per vietare nuovamente le piattaforme entro le 12 miglia. Salta Ombrina Mare?

[14 Dicembre 2015]

Che sulle trivellazioni petrolifere in Adriatico la posizione del governo Renzi fosse diventata insostenibile, sia per gli esiti della Conferenza della parti Unfccc di Parigi che per il referendum promosso da 10 regioni,   lo si era capito anche dalla discussione al Congresso nazionale di Legambiente, dove la pressione e lo smarcamento dal governo erano evidenti e crescenti. Il governo era quindi stato stretto  in un angolo dalla mobilitazione popolare che aveva portato le regioni a chiedere ed ottenere un referendum e dal crescente malcontento all’interno della stessa maggioranza. La decisione della COP21 di dichiarare le fonti fossili un “pericolo” deve stata vista dalla compagine di Renzi quasi come un salvagente liberatorio per districarsi dallo scivoloso abbraccio della lobby petrolifera che ha così tanti adepti nel POD e nel centro-destra di governo.

Come dice il Coordinamento NO Ombrina in un comunicato: «La mobilitazione sta pagando, Ombrina può essere affondata», infatti il governo è stato costretto a presentare un emendamento nella  legge di stabilità (allegato). Il primo presidente di regione  a rivendicare la svolta  è stato l’abruzzese Luciano D’Alfonso :«Tutto è partito dall’iniziativa referendaria decisa a luglio con i presidenti delle Regioni Marche, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Anch’esse minacciate da progetti di escavazione petrolifera. Oggi raccogliamo i frutti di quell’intesa, anche grazie all’attenzione che ci ha riservato il governo».

Intervenendo al Congresso del Cigno Verde a Milano, il presidente della commissione ambiente della Camera Ermete Realacci (PD) o aveva detto: «Voglio essere chiaro, io penso che trivellare il mare italiano sia una fesseria e se si dovesse fare un referendum io voterei per vietarle. Non solo perché è sbagliato dal punto di vista ambientale, ma soprattutto perché è antieconomico per il nostro paese e perché il petrolio rappresenta il passato. L’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, ma per l’innovazione che ha portato avanti il genere umano. Io penso che l’utilizzo delle fonti fossili per produrre energia non finirà per l’esaurimento della risorsa ma perché l’innovazione tecnologica ci porterà ad abbandonarle. Il futuro dell’Italia non passa per inutili e costose trivellazioni petrolifere ma per la ricerca nei campi dell’efficienza e del risparmio energetico, delle fonti rinnovabili, nelle tecnologie innovative».

Realacci era stato subito attaccato dai deputati del Movimento 5 stelle delle commissioni ambiente: «E’ incredibile la giravolta di Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, tra i fautori della legge Sblocca Italia. Oggi dice che voterà sì al referendum antitrivellazioni: voterà contro una legge che con tutto se stesso ha contribuito a far approvare. Ben venga che si sia reso conto che trivellare il mare è sbagliato. Ma evidentemente era più importante assecondare i progetti pro-fossili del governo».

Ma è evidente che l’emendamento del govermno cambia lo scenario delle trivellazioni petrolifere e gasiere in Italia e ammette politicamente una pericolosa fuga in avanti, o meglio all’indietro. Esulta il Coordinamento Nazionale NO TRiv: «Il Governo presenta emendamenti alla legge di stabilità col fine esplicito di scongiurare il Referendum No Triv. Gli emendamenti ricalcano le richieste del Coordinamento Nazionale No Triv e del comitato “Verso il Referendum”, nato dall’Assemblea tenutasi lo scorso 8 novembre a Roma. Le modifiche normative inserite nei sei quesiti referendari No Triv sarebbero, a questo punto, riproposte in blocco nella legge di Stabilità 2016 di prossima approvazione, con la sola esclusione della limitazione della durata delle concessioni in mare, sulla quale già in serata il Coordinamento No Triv ed Enzo Di Salvatore, costituzionalista e padre dei quesiti referendari che hanno avuto il via libera dalla in Cassazione, hanno presentato un sub-emendamento correttivo».

Secondo i NO Triv  se il Parlamento accoglierà gli emendamenti del governo, si avranno: «il blocco dei procedimenti in corso entro le 12 miglia; l’eliminazione della dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere; la cancellazione del vincolo preordinato all’esproprio della proprietà privata già a partire dalla ricerca degli idrocarburi; la limitazione delle attività di ricerca e di estrazione attraverso l’eliminazione delle proroghe; la garanzia della partecipazione degli enti territoriali ai procedimenti per il rilascio dei titoli».

Approvati gli emendamenti, anche il discusso progetto petrolifero Ombrina mare potrebbe essere definitivamente bloccato, e il Coordinamento No Ombrina, che  sta seguendo l’evoluzione dello scenario della legge di stabilità, dice che «Le mobilitazioni dell’ultimo anno stanno costringendo il Governo Renzi ad una marcia indietro che può segnare una prima vittoria dei cittadini nei confronti dei petrolieri. I 40.000 di Pescara, i 60.000 di Lanciano, i manifestanti a L’Aquila durante la visita di Renzi, i 500 a Roma sotto il Ministero potrebbero avere ragione sui lobbisti del petrolio e sul progetto Ombrina mare. Il lavoro degli attivisti contro un progetto che metteva a rischio l’intero Adriatico e contro il quale sono mobilitate tutte le istituzioni territoriali potrebbe quindi dare i suoi frutti. Ovviamente bisogna tenere alta la guardia per evitare sgambetti dell’ultimo secondo. Si tratterebbe di una prima vittoria nella lunga strada per l’abbandono delle fonti fossili che stanno uccidendo il pianeta e inquinando vaste aree. E’ un movimento attivo in tante aree del paese e nel mondo che si sta opponendo a leggi folli come lo Sblocca Italia».

L’emendamento prevede il ripristino del divieto delle 12 miglia al largo delle coste, facendo salvi solo i titoli abilitativi già rilasciati. «Ombrina – dicono  quelli del Coordinamento  –  dalle informazioni che abbiamo ad oggi, non ha la concessione di coltivazione non essendo stato pubblicato il Decreto sul bollettino dell’UNMIG. E’, quindi, una vera e propria corsa contro il tempo».

Secondo il Coordinamento nazionale No Triv  è una corsa contro il tempo: «Se Ombrina mare si bloccherà – ha detto Enzo Di Salvatore, costituzionalista e padre dei quesiti referendari che hanno avuto il via libera dalla in Cassazione –  lo sarà grazie alle modifiche proposte con il referendum che il governo vuole scongiurare. Ovviamente è tutto da verificare: dipende da quando arriverà la concessione su Ombrina rispetto all’entrata in vigore di tali norme contenute nella legge di stabilità. In ogni caso, con l’approvazione dell’emendamento che fa proprio il quesito referendario sul decreto sviluppo si chiuderebbero tanti altri procedimenti, tra i quali “Vega B” nel canale di Sicilia e, almeno in parte, quelli per le ricerche di gas e petrolio nell’Adriatico in favore della Spectrum Geo, che interesserebbero 30mila kmq di mare Adriatico».

Per il Coordinamento No Triv resta però un punto assolutamente inaccettabile: «il fatto che un emendamento del Governo miri ad eliminare la previsione del piano delle aree, volto a razionalizzare l’esercizio delle attività petrolifere. Questo comporta che sarebbe possibile chiedere il rilascio dei titoli concessori unici senza un piano. Ma un secondo sub-emendamento, elaborato anch’esso dal Coordinamento No Triv e da Di Salvatore, mira a reintrodurlo. E’’ chiaro  che gli emendamenti del Governo hanno il solo scopo di evitare il referendum. E ciò non è ovviamente sufficiente. Si approvino pure gli emendamenti, ma si apra da subito la discussione politica sul futuro energetico del nostro Paese. Occorre che si giunga presto ad una disciplina organica e sistematica del settore e che si favorisca velocemente la transizione energetica».

Infatti, l’emendamento del Governo abroga anche alcune norme riguardanti lo Sblocca Italia, compresa la previsione di strategicità per le attività petrolifere che aveva sollevato le proteste e gli sfottò delle associazioni ambientaliste che facevano notare che c’è molto poco di strategico in risorse che rappresentano una frazione infinitesimale del fabbisogno energetico italiano.  Ma anche il Coordinamento NO Ombrina fa anche notare che «Ad una prima lettura un aspetto negativo contenuto nell’emendamento riguarda l’abrogazione della previsione del cosiddetto “Piano delle aree”,  inserito ad ottobre 2014 nel passaggio in Parlamento per la conversione in legge dello Sblocca Italia. Prevedeva, finalmente, una pianificazione delle attività petrolifere, con uno strumento che avrebbe creato grossi problemi in futuro al MISE prevedendo finalmente l’esame degli impatti complessivi di tutti i progetti attraverso una Valutazione Ambientale Strategica. In ogni caso quella norma, il comma 1bis, era stata scritta male perché affidava allo stesso Ministero il potere di approvare il Piano senza l’accordo con le regioni e gli enti locali. Un tema che andrà ripreso a breve ma oggi il dato è che la mobilitazione dei cittadini è l’unico strumento per opporsi a progetti potenzialmente disastrosi. E’ comunque ovvio che la lotta continuerà anche per i progetti collegati agli idrocarburi fuori le 12 miglia e sulla terraferma visto che tutti gli scienziati considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo. Attendiamo quindi gli esiti del confronto parlamentare pronti ad ogni ulteriore mobilitazione».

Anche per Legambiente Abruzzo «Con la presentazione di tre emendamenti alla Legge di Stabilità 2016, il Governo fa un’importante passo indietro e ammette di aver sacrificato sinora lo sviluppo sostenibile del Paese agli interessi dei petrolieri. Adesso si attende che gli emendamenti presentati ieri alla Camera siano effettivamente approvati nei prossimi giorni con le ultime correzioni necessarie. Come da noi sostenuto da sempre e ora ammesso dal Governo, già nel 2012 era stata compiuta dal Governo Monti una intollerabile forzatura (con l’art. 35 del decreto legge 83/2012) con la sanatoria delle procedure autorizzative in corso anche per attività offshore di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare che insistessero nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa istituita per legge. Ora questo errore è stato corretto tardivamente dal Governo Renzi facendo salvi suolo i titoli concessori già rilasciati. Inoltre, con i suoi emendamenti il Governo ammette che queste attività non potevano essere considerate “strategiche” e quindi godere di procedure accelerate che non consentono trasparenza nelle decisioni,  partecipazione e informazione per i cittadini e intese forti con le Regioni, come era stato imposto dal Governo Renzi con il Decreto Sblocca Italia (comma 1 dell’art. 38 del decreto legge n. 133/2014) e che era sbagliato prevedere che le concessioni trentennali per le trivellazioni potessero essere rinnovate anche per più decenni, costituendo non un diritto acquisito a termine ma una servitù senza limiti di tempo (comma 5 del decreto legge n. 133/2014)».

Uil Cigno Verde abruzzese è convinto che «Questo dimostra quanto improvvisate e strumentali fossero le norme pro-petrolieri, che hanno messo a rischio l’ambiente marino e le economie del mare (turismo e pesca), pur di andare a sfruttare giacimenti che non risolvono i nostri problemi energetici (le riserve petrolifere individuate nei nostri fondali coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane). Ora, dopo gli impegni assunti a Parigi, ci auguriamo che il Governo abbandoni la ricerca selvaggia e improduttiva agli idrocarburi e butti nel cestino la Strategia Energetica Nazionale (SEN), pro-fossili, prendendo finalmente la strada maestra di un Piano per il clima e l’energia che punti alla de carbonizzazione dell’economia. Le scelte energetiche, per i loro importantissimi effetti che hanno sul clima, non possono essere gestite con norme spot contraddittorie, ma meritano di essere inserite in un disegno più organico».

Ma anche secondo Legambiente Abruzzo, «Gli emendamenti governativi che introducono i nuovi commi da 129-bis a 129 quater al testo della Legge di Stabilità 2016 all’esame della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, non accolgono pienamente quanto chiesto dalle Regioni: 1. perché, abrogando interamente il comma 1-bis dell’art. 38 del decreto Sblocca Italia, prevedono la cancellazione del Piano delle aree dove svolgere le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi non consentendo di fatto lo svolgimento della Valutazione Ambientale Strategica sul disegno complessivo di Governo e petrolieri ma rimandando all’esame caso per caso; 2. perché mantengono il periodo di 6 anni per le attività di ricerca derivanti dal titolo concessorio unico».