Trump vuole far abbattere la foresta pluviale temperata secolare più grande del mondo (VIDEO)

Trump dà il via libera alle concessioni nella Tongass National Forest e vuole sospendere il Roadless Rule in Alaska

[30 Agosto 2019]

Su indicazioni dell’Amministrazione Trump, il Forest Service Usa concederà licenze che consentiranno di abbattere buona parte della Tongass National Forest, una delle foreste più importanti del mondo, dove sulla costa e le isole dell’Alaska meridionale vivono giganteschi alberi secolari. Mentre l’Amazzonia brucia, in Alaska il presidente Usa Donald Trump sta prendendo di mira una delle più grandi aree di foresta pluviale temperata: il 27 agosto ha incaricato il segretario all’agricoltura, Sonny Perdue, di dare il via libera al disboscamento nella Tongass National Forest che, insieme alla Great Bear Rainforest della British Columbia, in Canada, è la più grande foresta pluviale temperata intatta sulla Terra. Una decisione che interesserebbe più della metà di questa National Forest e annullerebbe i limiti al disboscamento in vigore da quasi 20 anni. Il Tongass è considerato da scienziati e ambientalisti uno strumento essenziale nella lotta ai cambiamenti climatici e la chiamano “America’s Climate Forest”. La foresta incontaminata comprende migliaia di isole, insieme a fiordi glaciali e cedri, abeti rossi e pecci che sono cresciuti indisturbati per almeno 120 anni. L’area ospita innumerevoli animali selvatici, tra cui tutte e cinque le specie di salmone del Pacifico, orsi bruni, lupi e aquile calve.

E’ anche un territorio che sta già subendo gli effetti estremi del riscaldamento globale. Wanda Culp vive nel villaggio di Hoonah e appartiene al popolo Tlingit, che da tempo immemorabile si prende cura di queste terre, ha detto a Rebecca Bowe di Earthjustice: «I campi ghiacciati si stanno rapidamente sciogliendo, Questo sta creando miglia di limo nelle acque salate di Tongass, soffocando tutta la vita di acqua dolce e salata e causando un aumento costante del livello delle alte e basse maree a causa di temperature insolitamente calde». I Tlingit sono in prima linea sui cambiamenti climatici di origine antropica e combattono per salvare una  delle migliori difese di cui dispone l’umanità: gli alberi. Da decenni la Women’s Earth and Climate Action Network (Wecan) in cui milita la Culp ed Earthjustice lottano per impedire il disboscamento di questa antica foresta e ora quella lotta sta assumendo un’importanza globale perché nuove scoperte hanno rivelato che il Tongass è un importante cuscinetto contro i cambiamenti climatici.

Osprey Orielle Lake, direttrice esecutiva di Wecan, spiega che «Il Tongass è stato chiamato “America’s Climate Forest” per la sua insuperabile capacità di mitigare gli impatti climatici. Per decenni, tuttavia, il disboscamento su scala industriale ha distrutto questo prezioso ecosistema e distrutto i tradizionali sistemi di vita, la medicina e i sistemi alimentari delle comunità indigene della regione».

Su pensa che nel Tongass siano stoccati centinaia di milioni, forse oltre un miliardo, di tonnellate di carbonio e Dominick DellaSala del Geos Institute, fa un semplice esempio dell’importanza del Tongass nella lotta ai cambiamenti climatici: «Se abbracci un grande albero, stai in realtà abbracciando un grosso bastone di carbonio che ha assorbito e immagazzinato carbonio per secoli». DellaSala ha iniziato la sua carriera nel Forest Service Usa, studiando gli impatti del disboscamento dei grandi e vecchi alberi nel Tongass. Era la fine degli anni ’80, quando l’industria del legname abbatteva regolarmente alberi antichi e torreggianti di questa foresta pluviale temperata che si estende su quasi 17 milioni di acri. Gli studi di DellaSala dimostrarono che bisognava fermarsi, ma il  Forest Service  ignorava gli studi che aveva finanziato.

Gli scienziati hanno capito da tempo che abbattere le antiche foreste innesca una cascata di effetti negativi sulla fauna selvatica, erodendo la biodiversità di luoghi come il Tongass. Più recentemente, DellaSala e altri ricercatori hanno dimostrato che abbattere questi vecchi alberi peggiora i cambiamenti climatici.

Gli alberi secolari, che crescono in un’area costiera a latitudini settentrionali, sono veri e propri giacimenti di  carbonio e DellaSala dice che «il Togass è il campione nazionale, dato che stocca l’8% di tutto il carbonio immagazzinato nelle foreste degli Stati Uniti. Abbattere i vecchi alberi trasforma le antiche foreste in emettitori di carbonio». DellaSala è autore di un rapporto che analizza un piano del Forest Service  per dare licenze di abbattimento di 43.000 acri dell’antica foresta di Tongass e quasi 262.000 acri di quella più giovane e ha dimostrato che questo avrebbe lo stesso effetto che far circolare per le strade dell’Alaska altri 4 milioni di veicoli per un secolo di fila. E i nuovi alberi che ricrescono non sono di grande aiuto a breve termine: uno studio condotto da altri scienziati dimostra che possono essere necessari più di 200 anni perché le foreste rigenerate stocchino la stessa quantità di carbonio delle emissioni prodotte dal disboscamento.

Nell’ultimo periodo dell’Amministrazione di Barack Obama, il segretario all’Agricoltura Tom Vilsack aveva pianificato di eliminare gradualmente il disboscamento degli alberi secolari nel Tongass, ma con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca il Forest Service  ha cestinato quella decisione e ha approvato piani per il più grande progetto di disboscamento da decenni di un’antica foresta Usa: quella della Prince of Wales Island nel  Tongass.

Il 7 maggio di quest’anno gli avvocati di Earthjustice Alaska hanno presentato una causa contro la potentissima industria del legname, accusando il National Service di violare il National Environmental Policy Act e di non rispettare il piano di gestione dell’agenzia per il Tongass.

Ma, attraverso il Forest Service, l’Amministrazione Trump sta valutando anche un progetto peggiore per il Tongass: la rottamazione del Roadless Rule, una delle leggi più importanti per la tutela del territorio statunitense. Con il Roadless Rule  non è vietata solo la costruzione di strade nella foresta, limitando così i progetti di disboscamento commerciale, ma anche i progetti energetici e minerari, mentre sono consentiti solo alcuni progetti stradali approvati dal Forest Service. A rottamare questa legge ci hanno provato in molti, compreso l’ex presidente George W. Bush, ma senza successo. Ora il governatore repubblicano dell’Alaska, Mike Dunleavy, e la senatrice repubblicana Lisa Murkowski hanno anche chiesto a Trump di esentare lo Stato dal rispetto del Roadless Rule. Secondo la  Murkowski, «Non avrebbe mai dovuto essere applicata nel nostro Stato e sta danneggiando la nostra capacità di sviluppare un’economia sostenibile per tutto l’anno per la regione sud-orientale».

A Earthjustice fanno notare che «In Alaska, il Roadless Rule impedisce la costruzione di strade in aree selvagge che sarebbero altrimenti destinate a disboscamenti delle antiche foreste ancora più sovvenzionati dal pubblico. Tuttavia, il servizio forestale di Trump è in procinto di decidere se esentare l’Alaska da questa politica essenziale. Se vincessero i sostenitori di questa rottamazione, le foreste di antica crescita verranno abbattute in una nuova serie di tagli indiscriminati».

La Culp denuncia che «Il disboscamento distruttivo ha sconvolto ogni modo di vita degli indigeni», ma nonostante tutto ha ancora speranza per il futuro e conclude: «Confido che i miei figli e nipoti porteranno avanti l’importanza di tutti gli esseri viventi in questo luogo che chiamiamo casa».

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  • Tlingit Women Advocate During Historic Delegation To Protect Tongass Rainforest