Un miliardo di turisti, un miliardo di opportunità. Anche per l’ambiente e la pace?

Il futuro è nel turismo sostenibile, ma le contraddizioni della globalizzazione sono esplosive

[25 Settembre 2015]

Il 27 settembre si celebra il World tourism day che quest’anno ha come tema  “One Billion Tourists, One Billion Opportunities”. Il Paese ospite è (o forse avrebbe dovuto essere) il poverissimo Burkina Faso, appena uscito da un tentativo di colpo di Stato, attuato dai pretoriani della guardia presidenziale, fedeli all’ex dittatore filo-occidentale Blaise Compaoré, e fallito per la reazione popolare che ha costretto l’esercito a intervenire in difesa della democrazia. Secondo la  World Tourism Organization (UNWTO), in Burkina Faso si sarebbe dovuto parlare del fatto che «Ogni volta che viaggiamo, per qualsiasi ragione sia, partecipiamo ad un movimento globale, un movimento che ha il potere di stimolare lo sviluppo senza esclusione, di creare dei posti di lavoro e di costruire le società sostenibili che vogliamo per l’avvenire; un movimento che contribuisce alla comprensione mutuale e che ci può aiutare a preservare l’eredità naturale e culturale che abbiamo in comune». Una visione forse un po’ troppo ottimistica vista l’ostilità di alcune località turistiche europee (anche e soprattutto italiane) ad accogliere i profughi e i rifugiati e che poi fanno le loro fortune accogliendo altri stranieri – ma benestanti – durante l’estate. Evidentemente il turismo apre la mente di chi viaggia, ma a volte chiude quella di chi ospita… Sembra la triste parabola della globalizzazione delle merci ma non dei diritti umani, compreso quello a viaggiare e spostarsi da un Paese all’altro.

Comunque, il 27 settembre la WTO vuole parlare del turismo per sensibilizzare l’opinione pubblica «sulla potenza dell’impatto che il turismo produce sui Paesi e le comunità di tutto il mondo e sul fatto che può costituire una forza al servizio del bene e contribuire a creare un mondo migliore per tutti».

Nel suo messaggio, il segretario della WTO Taleb Rafai scrive che «La giornata mondiale del turismo di quest’anno è l’occasione per celebrare il potenziale che rappresentano un miliardo di turisti come vettori di trasformazione. Oggi, i turisti sono più di un miliardo ogni anno e vanno in una destinazione internazionale. Questo miliardo ha fatto del turismo un settore economico di primo piano, che contribuisce al PIL mondiale fono al 10% e rappresenta il 6% del totale delle esportazioni nel mondo». Rafai è convinto che queste cifre impressionanti non siano solo espressione di un peso economico e che «Riflettono il vasto potenziale del turismo e la sua capacità sempre più importante di rilevare alcune delle sfide più pressanti al mondo, in particolare quelle della crescita socio-economica, dello sviluppo che non escluda nessuno e della salvaguardia dell’ambiente».

Nel mondo una persona su 11 lavora nel turismo, che quindi fornisce preziosi mezzi di sussistenza a milioni di esseri umani, come li forniva a molti siriani oggi in fuga dalle città storiche devastate dalla guerra civile e dai siti archeologici distrutti dai miliziani neri dello Stato Islamico/Daesh. Il turismo dovrebbe essere sinonimo di scambio interculturale fra milioni di persone in tutto il pianeta, ma in Europa troppi operatori turistici sembrano pensare che questo scambio riguardi solo le persone abbienti ed escluda i poveri, che il turismo non sia anche l’occasione per comprendere meglio cosa succede oltre le nostre frontiere, oltre la soglia degli alberghi, dei ristoranti o dei negozi. Ancora in troppo pochi credono come  Rafai  che il turismo sia «La prima tappa per consolidare la pace tra le comunità e le nazioni» o che «Il turismo non è solo andare in una destinazione, è un fenomeno di apertura mondiale. Ogni volt che viaggiamo , partecipiamo ad una dinamica mondiale in grado di indurre cambiamenti positivi per il nostro pianeta e per tutta l’umanità».

Secondo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, «Il potenziale del turismo in materia di sviluppo sostenibile è immenso».  Anche Ban mostra una buona dose di ottimismo quando sottolinea che «Fondato sull’incontro tra popolazioni differenti, il turismo può favorire la comprensione multiculturale e sensibilizzare la necessità di preservare il patrimonio culturale e naturale. Mentre il mondo si appresta ad adottare un nuovo programma di sviluppo sostenibile, il turismo deve essere valorizzato per la sua capacità di creare posti di lavoro, di promuovere le culture locali e di diventare il campione della preservazione e dello sfruttamento sostenibile degli habitat marini e terrestri. Operiamo insieme per trarre il più gran vantaggio possibile dall’immenso potenziale del turismo per l’instaurazione di una crescita economica inclusiva, la protezione dell’ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile, così come per una vita dignitosa per tutti». Una visione ottimistica ma che ha in sé anche una critica al modello turistico “pesante” che ha cementificato le coste, realizzato villaggi che niente hanno a che fare con la cultura locale, porti che distruggono barriere coralline e che troppo spesso è diventato lavoro precario, in nero e malpagato.

Anche per questo il segretario esecutivo della Convention on biological diversity(CBD) Braulio Ferreira de Souza Dias ricorda che «Per le aree di bellezza naturale unica che attirano un gran numero di visitatori, una biodiversità sana è uno dei beni più grandi del turismo e fondamentali per la sua crescita a lungo termine. Turismo contribuisce a creare posti di lavoro, promuove la cultura e combustibili sviluppo locale (…)  Turismo e biodiversità sono intimamente connessi, dato che la prosperità dell’industria del turismo dipende direttamente dagli ecosistemi sani. Molte attrazioni turistiche sono strettamente legate alla biodiversità, comprese le aree protette, le montagne incontaminate, le spiagge e le isole ed altri luoghi in cui possono essere vissuti i modi tradizionali di vita e la cultura nativa, la fauna selvatica carismatica e i paesaggi naturali. Dato che i Paesi in via di sviluppo sono i custodi della grande maggioranza della biodiversità della Terra, la loro industria turistica fornisce un’opportunità unica. Infatti, il turismo è stato identificato come un settore prioritario per lo sviluppo dalla stragrande maggioranza dei Paesi meno sviluppati e dai piccoli Stati insulari in via di sviluppo, è stato un motore di sviluppo fondamentale per Paesi come il Botswana, Seychelles, Capo Verde e Maldive. In termini di volume del turismo, le destinazioni dei Paesi in via di sono cresciute due volte più velocemente delle destinazioni nei Paesi sviluppati, una tendenza che si prevede continuerà. Per i viaggi nei Paesi in via di sviluppo, circa il 47% del volume totale nel 2011, si prevede una crescita al 60% entro il 2030».

Si tratta di turismo in gran parte occidentale, non sempre spinto da buone intenzioni, come quello sessuale che ha come “bersaglio” le/i minorenni (e nel quale purtroppo l’Italia primeggia) o che non rispetta le risorse naturali e favorisce il traffico di specie protette, ma è anche vero che «Il turismo è di grande rilevanza per almeno 12 dei 20 obiettivi di Aichi della biodiversità», come ricorda Ferreira de Souza Dias.  Il “Turismo a sostegno alla biodiversità” sarà uno dei temi principali del World Summit on Sustainable Tourism, ST+20, che si terrà a novembre in Spagna e il segretario esecutivo della CBD evidenzia che «Il turismo sostenibile è un obiettivo interessante attraverso il quale capire l’importanza della biodiversità. Aiuta ad aumentare la consapevolezza dei valori ambientali. Può anche servire come strumento per finanziare la protezione di aree naturali e aumentare la loro importanza economica. In altre parole, può contribuire a migliorare la gestione e la pianificazione ambientale. E’ importante che lavoriamo ad un approccio al turismo basato sugli ecosistemi, per ridurre la sua impronta sul consumo globale e per promuovere modi per fare in modo che questo settore dia il giusto contributo alla salvaguardia dei servizi e dei prodotti che forniscono gli stessi ecosistemi. Questo vuol dire che dobbiamo adottare approcci innovativi per realizzare rilevanti  dimensioni della green economy nello sviluppo, gestione e pianificazione del turismo. E’ impossibile enfatizzare eccessivamente l’influenza che il consumo sostenibile ha in un mercato multi-layered e competitivo come il turismo, dove la domanda di mercato forma i servizi più che il contrario. Quando le persone fanno un’esperienza in natura, non solo cominciano a  prendersene cura, diventano più inclini a impegnarsi nella sua conservazione».

Ma per sviluppare ulteriormente il turismo sostenibile c’è bisogno di nuovi modelli di riferimento e di eccellenza. Ferreira de Souza Dias è convinto che questo possa avvenire con l’estensione delle Riserve della biosfera e dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco e della rete Natura 2000 dell’Unione europea, «in grado di ispirare un collegamento efficace tra la biodiversità e il turismo, promuovendo modi in cui il turismo può contribuire alla tutela della biodiversità ed alla valorizzare il ruolo della biodiversità come risorsa principale per le destinazioni turistiche».