Un terzo delle specie della flora tropicale africana sono minacciate di estinzione

Le aree più a rischio: Etiopia, Tanzania centrale, sud della Repubblica democratica del Congo e Africa Occidentale

[27 Novembre 2019]

Il 31,7% delle specie di piante vascolari dell’Africa tropicale potrebbero essere minacciate di estinzione. E’ quel che rivela lo studio “A third of the tropical African flora is potentially threatened with extinction”, pubblicato recentemente su Science Advances da un team di ricerca internazionale, che, grazie a un nuovo approccio basato sugli elementi chiave del processo di valutazione dell’International union for conservation of nature (Iucn) è riuscito, per la prima volta, a valutare lo stato di conservazione della flora tropicale a livello di un intero continente.

Di fronte alle minacce antropiche e climatiche che gravano sempre di più sulla natura, la salvaguardia della biodiversità tropicale è una grande sfida e, per favorirew le buone pratiche di gestione della biodiversità, Stati ed accordi internazionali fanno riferimento soprattutto alle specie a rischio estinzione elencate nella Lista Rossa Iucn. Secondo gli autori dello studio, «Questo approccio resta il più completo e obiettivo per identificare le specie prioritarie da proteggere. Mentre lo stato di conservazione della maggior parte delle specie di vertebrati è stato valutato, questo non è il caso delle piante, malgrado la loro importanza cruciale per gli ecosistemi terrestri. Questo è particolarmente vero nelle zone tropicali, dove la flora è molto diversificata e rimane mal documentata».

Con il nuovo studio, i ricercatori hanno messo a punto un nuovo approccio automatico e rapido per fornire informazioni pertinenti sullo stato di conservazione di un gran numero di specie di piante su grande scala, sottoforma di “valutazioni preliminari automatizzate di conservazione”. Poi hanno applicato questa metodologia al database RAINBIO, che comprende più di 600.000 registrazioni di presenza di esemplari specie vegetali nell’Africa tropicale che riguardano più di 20.000 specie di piante vascolari. Dopo aver classificato queste specie in 6 categorie, tra le quali le specie “probabilmente minacciate”, “potenzialmente minacciate”, “potenzialmente rare” e “potenzialmente non minacciate”, hanno rilevato che «Circa un terzo (31,7%) delle 22.036 specie di piante vascolari studiate sono potenzialmente minacciate di estinzione e che il 33,2% delle specie sono potenzialmente rare e potrebbero essere minacciate in un prossimo futuro».

Dopo aver determinato quali sono le specie tropicali africane più in pericolo, i ricercatori hanno identificato 4 regioni dell’Africa particolarmente a rischio: Etiopia, Tanzania centrale, sud della Repubblica democratica del Congo e foreste tropicali dell’Africa Occidentale.

Gli scienziati sottolineano i vantaggi di questo approccio basato su valutazioni preliminari automatizzate della conservazione: riduzione dei costi, guadagnare tempo e possibilità di effettuare valutazioni su vasta scala.

Il coordinatore dello studio, il botanico francese Thomas Couvreur dell’Institut de recherche pour le développement (Ird), ha evidenziato che «Questo studio costituisce la prima valutazione dello status potenziale di conservazione della flora a livello continentale, seguendo la metodologia dell’Iucn. Queste valutazioni potrebbero fornire delle informazioni essenziali per migliorare la gestione della biodiversità e favorire uno sviluppo economico sostenibile in Africa. Ma non hanno l’intento di rimpiazzare le valutazioni complete realizzate dall’Iucn che portano agli status ufficiali. I due approcci sono complementari. Resta da fare un lavoro internazionale importante per valutare tutte le specie di piante dell’Africa».

Oltre al capofila Ird, allo studio hanno partecipato ricercatori di Missouri Botanical Garden, Université Libre de Bruxelles, Aarhus University, Royal Botanic Garden Edinburgh, Royal Botanic Gardens Kew, Université de Yaoundé 1, Ecole normale supérieure du Cameroun, Botanic Garden Meise, Naturalis Biodiversity Center e un altro autore, il camerunense Bonaventure Sonké, del Laboratoire de botanique systématique et d’ecologie dell’Ecole normale supérieure e dell’Université Yaoundé 1, conclude: «Questi risultati sono stati possibili perché i partner coinvolti hanno accettato di mettere i loro dati in comune. E’ un segnale forte per incitare i ricercatori a condividere i loro dati in vista di ottenere dei risultati a più grande scala».