Un villaggio turistico nell’Area marina protetta di Capo Rizzuto. Legambiente: intervenga l’Ue

A rischio aree di Rete Natura 2000 e il Sic “fondali da Crotone a le Castella”

[5 Dicembre 2016]

Legambiente, con una segnalazione indirizzata al Segretariato generale della Commissione europea per presunta violazione del diritto comunitario, comunicata anche al ministero dell’ambiente e alla Regione Calabria, ha denunciato «Un ennesimo, grave caso di attacco al territorio in uno dei tratti costieri più importanti della Calabria, l’Area marina protetta di Capo Rizzuto, all’interno della quale il tentativo di realizzazione di un villaggio turistico, ha portato ad una colata di cemento per la costruzione di 79 bungalow attualmente costituiti dai rispettivi basamenti in cemento armato».

Si tratta del Marine Park Village che, secondo i realizzatori dovrebbe coprire un’area di circa 75.000 m2, in una località dove il Cigno Verde dice che «sussistono vincoli paesaggistici, ambientali e soprattutto archeologici data la presenza sia di una torre di avvistamento cinquecentesca che di un parco archeologico, quello di Capo Colonna situato a poca distanza, importante per la diffusa presenza di insediamenti sia ellenistici che romani».

Il presidente di Legambiente Calabria, Francesco Falcone, fa notare che «Uno degli aspetti più delicati di questo nuovo, ennesimo caso di aggressione al territorio è il fatto che il progetto del villaggio, oltre ad insistere nel territorio costiero di un’importante area marina protetta, ricade anche nell’ambito di un Sic, quello dei fondali da Crotone a le Castella e rispetto al quale, il fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Crotone e vari provvedimenti di sequestro del cantiere e di sospensione dei lavori succedutesi negli ultimi 3 anni alternandosi a provvedimenti di dissequestro, a seguito in particolare dei lavori di sbancamento realizzati per la discesa al mare del villaggio, la dicono lunga sui motivi di preoccupazione nei confronti di un’opera che non tardiamo definire inutile e dannosa».

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, conclude: «Nel rimanere stupiti su come si possa concedere, in una zona che il piano regolatore comunale individua come agricola con possibile offerta turistica collaterale rappresentata dall’agriturismo, il permesso a costruire e pareri favorevoli da parte di Sovrintendenza e Provincia per una struttura che invece prevede dieci volte tanto il numero di posti letto massimi consentiti per ettaro, ci si interroga anche su come tutto questo abbia potuto avvenire sotto silenzio e nell’indifferenza generale di enti ed istituzioni. Non ci resta a questo che riporre fiducia da un lato nell’atteso pronunciamento dal parte del Consiglio di stato sulla presunta violazione delle normative urbanistiche vigenti per interventi sul demanio, dall’altra nel buon operato della Commissione Europea, cui abbiamo affidato una dettagliata segnalazione, affinché vengano ripristinate le migliori condizioni di salvaguardia e tutela di questi luoghi di documentata rilevanza archeologica ed ambientale».