Economia circolare, rigenerazione urbana, riconversione energetica, green society le sfide future di Legambiente

Una donna presidente di Legambiente, è davvero l’era del cambiamento (FOTOGALLERY)

Muroni presidente, Ciafani direttore, Zanchini vicepresidente, Cirino Groccia amministratore

[14 Dicembre 2015]

La rivoluzione dentro Legambiente c’è stata, l’era del cambiamento è arrivata davvero, portando prima ai vertici dei regionali del Cigno Verde e poi a quelli del nazionale la nuova generazione che non ha fondato Legambiente. Una rivoluzione, anche statutaria e organizzativa – gestita con minuziosa e paziente fatica dall’amministratore Nunzio Cirino Groccia – che ha femminilizzato e meridionalizzato la più importante e diffusa associazione ambientalista italiana. Un rinnovamento di classe dirigente locale, regionale e nazionale così esteso che probabilmente avrebbe stroncato in discussioni infinite qualsiasi altra associazione, per non parlare delle forze politiche – come stanno purtroppo dimostrando ancora una volta i frammenti onanistici della sinistra “radicale”  italiana –   ma è stata una rivoluzione soft, guidata con determinata fermezza dal presidente uscente Vittorio Cogliati Dezza, ed alla quale hanno assistito in prima fila i padri storici dell’associazione, compiaciuti ed insieme un po’ frastornati da questo organismo complicato, pluralista e vitalissimo che è venuto fuori dalle loro coraggiose intuizioni che oggi sembrano la normalità di un Cigno Verde che ha preso sicuro il volo tra la nebbia e lo smog dell’ormai ex Padania mitologica del leghismo di altro tipo ma stranamente verde, un verde che come ha detto la neo-presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto «non ci piace». Un’associazione laica, profondamente moderna, ma nella quale il leader più ammirato e il documento più citato sono Papa Francesco e la sua enciclica Laudato Sì, un’associazione profondamente intrisa della cultura occidentale e di progresso, un’associazione plurale di donne ed uomini liberi, ma che ascolta in religioso e rispettoso silenzio il presidente delle Comunità Islamiche italiane mentre parla di tolleranza e pace, mette in guardia contro il secolarismo e chiama anche Legambiente alla battaglia comune contro il fascismo, la visione totalitaria e guerriera del mondo, dei miliziani neri dello Stato Islamico/Daesh. Un’associazione che ama visceralmente Don Luigi Ciotti e le sue parole profetiche, il suo sogno di testarda speranza cristiana e di umana dignità.

Quello che è andato in scena a Milano negli spazi dell’ex Ansaldo è il decimo congresso di un’associazione che discute molto ma vota con unanimità bulgara una nuova classe dirigente nella quale si riconosce e si rispecchia, che rispetta a dalla quale è rispettata, fatta di un “nazionale” profondamente innervato dalle esperienze regionali, che nel congresso degli oltre 900 delegati da tutta Italia –  ma anche da Albania, Canarie, Grecia, Messico e della nuova alleanza ambientalista del Mediterraneo – da spazio all’imprenditoria verde, agli operai della fabbrica occupata di Milano, alle mille attività di un’Italia geniale e gentile, innovativa ed operosa, ma che è anche tribuna per i giovani – spesso giovani donne – che si affacciano con entusiasmo, a volte in paesini magnifici e sconosciuti, alla vita di un’organizzazione inclusiva ed esigente, che propone di percorrere la strada del futuro e di farlo a gratis, che richiede un impegno volontario, che non ama gli ambiziosi ma chiede all’Italia di essere ambiziosa, di riscoprire la sua bellezza e la sua forza tranquilla, la sua cultura che è fatta di splendide minuzie, di splendide persone che sanno bene quali siano gli amici e i nemici dell’era del cambiamento. Un’associazione che incrocia, restando orgogliosamente autonoma,  la grande imprenditoria e i tantissimi ospiti del mondo della politica, della cultura e della società civile.

Legambiente ha da ieri il suo primo presidente donna, una giovane donna, Rossella Muroni, che è una guerriera pacifista, una leder molto amata – come il suo predecessore – che sa parlare dei suoi figli, della sua vita e delle sue scelte mescolandole al grandioso, tragico, ma pieno di speranze,  quadro del mondo che i potenti e gli umili stanno disegnando tra la Siria e la COP21 Unfccc di Parigi. E’ anche per questo che Legambiente ha rilanciato il voto amministrativo agli stranieri residenti da almeno 5 anni, importante anche per responsabilizzare tutti rispetto al tema del territorio.

Rossella Muroni ha detto chiudendo il Congresso: «L’ambientalismo non è più un tema elitario. Deve arrivare nelle piazze. Il movimento ambientalista ha oggi nelle mani una grande possibilità. Quella di promuovere una vera rivoluzione pacifica. La Green society è forte e pronta a contribuire realmente al cambiamento con la forza dirompente delle idee. L’era del cambiamento non è un titolo a caso scelto per questo congresso: siamo convinti, infatti, che ci siano già le risorse, i talenti, le potenzialità e le passioni per cambiare questo Paese e renderlo più sostenibile, anche grazie a ricette economiche innovative in grado di creare nuova occupazione qualificata e duratura».

In nuovo direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani ha ricordato il ruolo fondamentale che l’associazione, con la sua capillare rete territoriale, ha avuto nel contribuire a cambiare in meglio il Paese: «La battaglia per l’approvazione della legge sugli ecoreati è in gran parte frutto del lavoro che Legambiente ha portato avanti per 21 anni contro le ecomafie. Abbiamo saputo coinvolgere e fare squadra con realtà anche molto diverse da noi senza mollare mai l’obiettivo. Legambiente è stata utile al Paese in questa battaglia di civiltà come nella battaglia contro i cambiamenti climatici. La grande mobilitazione per il clima, la manifestazione del 29 novembre a Roma e in tante piazze d’Italia, è stata un successo al quale, ancora una volta, abbiamo contribuito in maniera determinante.  Ma le sfide sono ancora numerose e importanti e Legambiente non si tirerà certo indietro. Saremo sempre in prima linea in tutte le battaglie necessarie per cambiare in meglio il nostro Paese».

Edoardo Zanchini, confermato vicepresidente, ruolo che condivideva con Ciafani, si è soffermato sugli esiti della conferenza sul clima: «A Parigi il mondo si è messo in marcia. Una marcia irreversibile verso un futuro rinnovabile e libero da fossili. E l’accordo è frutto anche della grande mobilitazione della società civile globale, con il contributo importante di Legambiente in Italia. Ma non possiamo certo fermarci qui. Da domani riprenderemo la nostra mobilitazione, per far sì che l’Europa e l’Italia traducano in azione politica gli impegni presi a Parigi. L’ambientalismo deve superare il momento di crisi che sta attraversando, e per farlo deve saper valorizzare quei territori che già sono centri propulsori di cambiamento e di modernità. E’ alle buone pratiche in atto che occorre guardare: all’autoproduzione energetica, l’economia circolare, alla rigenerazione urbana come alternativa al consumo di suolo. E allargare lo sguardo al Mediterraneo tutto, perché è lì che si gioca una buona parte delle sfide del mondo in cui viviamo, a cominciare dai cambiamenti climatici, la questione dei migranti, della solidarietà e della pace».