Una petizione per dire no su change.org. Contraria anche Casapound

Valle d’Aosta, la Regione vuole abbattere i lupi. Ce ne sono 20/25 (VIDEO)

[10 Ottobre 2016]

Il 3 ottobre il giornale valdostano Gazzetta Matin denunciava «attacchi a ripetizione a greggi nell’alta Valpelline» e della cosa se ne è parlatonel Consiglio regionale della Regione autonoma della Valle d’Aosta, la più piccola d’Italia ma anche quella che vanta uno dei più antichi Parchi italiani, quello del Gran Paradiso, il Parco regionale del Mont Avic e numerose riserve.

Tutto nasce da un attacco di un braco di lupi a un gregge di 20 pecore di razza Rosset che ha provocato la morte di 11 ovini  e dalla denuncia di  un allevatore di Valpelline Esterino Cheillon che escluderebbe un attacco da parte di cani selvatici: «Quassù, sopra Place Moulin, nella Valcournera e sotto il colle di Chavacour, i cani non arrivano. Abbiamo rinvenuto due carcasse, una testa di agnello e un orecchio, oltre alle impronte e alle feci che il predatore ha lasciato sul nevaio nella zona di Chavacour».  Altre 5 pecore sarebbero state sbranate da un lupo nel  vallone di Verdzignolaz, sopra Oyace.

Sencondo l’Arev, l’associazione che riunisce gli allevatori valdostani, «Basta fare finta di nulla. Anche noi allevatori ovicaprini meritiamo attenzione e rispetto, nessuno sembra voler prendere coscienza del problema, noi stessi dobbiamo combattere con la Forestale solo per presentare denuncia».

A farsi interprete della preoccupazione e della rabbia degli allevatori è stato il gruppo Alpe – Autonomie  liberté partecipation écologie che ha presentato una interrogazione in Consiglio regionale sui «rischi connessi all’aumento di lupi nella nostra regione». Secondo l’assessore regionale all’agricoltura Renzo Testolin (Union Valdôtaine),  ha risposto che «Le segnalazioni di aggressioni di greggi sono in linea con quelle degli anni precedenti» e ha aggiunto che «Gli uffici stanno lavorando all’ultimazione del Programma 2017/2019 per cercare di garantire la coesistenza dell’agricoltura tradizionale di montagna con i predatori. Queste linee d’azione vedono l’incentivazione della custodia delle greggi con incentivi economici per l’adozione di sistemi di pascolo gestite o tramite opere di sensibilizzazione e assistenza tecnica; in più è previsto il risarcimento dei danni subiti. Una specifica richiesta è giù stata inoltrata all’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per conoscere le modalità e la necessaria documentazione che possa permettere un positivo riscontro dell’istanza».

Tutto bene per i lupi quindi? No, perché lo stesso Testolin ha annunciato «E’ in fase di conclusione inoltre  l’iter di approvazione del piano nazionale che rispetto all’attuale potrebbe prevedere l’abbattimento di singoli esemplari finalizzati alla riduzione di eventuali danni al bestiame domestico e alla mitigazione dei conflitti sociali ed economici alla coesistenza fra uomini e lupi. Tale possibilità sarà soggetta a specifica autorizzazione ministeriale a fronte di una relazione. Lattenzione resta alta, con l’intensificazione di monitoraggi».

E’ la porta aperta nella quale si è subito infilato Il capogruppo dell’Alpe, Albert Chatrian, che chiesto «Monitoraggi e azioni continue e che non si aspetti la recrudescenza del fenomeno per intervenire» e si è lamentato del fatto che «La Valle d’Aosta è l’unica regione del bel Paese a non aver presentato osservazioni per la redazione del Piano nazionale». E pensare che rappresenta una forza politica che si richiama all’ecologia…

In Valle d’Aosta oggi ci sarebbero fra i 20 e i 25 lupilo scialpinista Nadir Maguet ha filmato un branco di 11 lupi, visibili nel video che pubblichiamo – e Testolin ha precisato che è un «Numero che potrà diminuire con l’inverno per i fenomeni della dispersione e della mortalità giovanile». Il problema è quindi limitatissimo e facilmente gestibile, ma  per dare soddisfazione a chi lancia campagne allarmistiche si prospetta comunque l’abbattimento dei lupi.

La pagina Facebook “Dalla parte del Lupo” stronca l’iniziativa della Regione: «Hanno 20 lupi in tutta la Valle d’Aosta e vogliono abbatterli: ormai è l’unica “soluzione” di cui si parla in Italia e tutto questo “grazie” a ministri e consulenti che abbiamo, che hanno legittimato il ricorso agli abbattimenti. Assurdo inoltre che pretendano abbattimenti ma nel contempo anche risarcimenti… comodo così eh!»

Una proposta contro la quale si è scagliata addirittura “La foresta che avanza”, il gruppo ecologista dei fascisti di Casapound Italia, che ha affisso uno striscione sotto palazzo regionale della Valle d’Aosta nel quale si leggeva: «No al bracconaggio di Stato, il lupo non si tocca». E il responsabile de “La Foresta che avanza” Valle d’Aosta, Erik Saderi, ha spiegato il perché del blitz dell’estrema destra: «Ancora una volta ci troviamo di fronte a una soluzione cruenta da parte della giunta regionale riguardo la presenza di 20-25 lupi sul territorio. La linea d’azione sarebbe quella di abbattere i singoli esemplari al fine di controllare il sovraffollamento numerico della razza. E’ assurdo come nel 2016 una giunta possa pensare di abbattere degli animali per contrastare un problema di ipotetico aumento. Auspichiamo siano trovate altre soluzioni, senza spezzare equilibri e armonia della natura».

Su change.org   sta raccogliendo migliaia di adesioni la petizione “Difendiamo il lupo in Valle d’Aosta”, lanciata da un cittadino valdostano, Valmor d’Este Alessi, che sottolinea: «Il lupo non ha fatto in tempo ad arrivare in Valle d’Aosta che già si parla di abbattimenti controllati, l’amministrazione infatti crede che basti avvistare 20/25 lupi sul territorio regionale per considerare l’idea di abbattere alcuni esemplari di questo splendido animale. La petizione vuole difendere il lupo che finalmente si è fatto rivedere in Valle d’Aosta dopo anni di assenza».

Valmor d’Este Alessi ricorda che «Uomo e lupo vivono a strettissimo contatto in Abruzzo e Molise dove le amministrazioni forniscono contributi agli allevatori che difendono il bestiame e risarcimenti per i capi uccisi dai lupi, l’uccisione non è una soluzione ma l’ennesimo tentativo di risparmiare su un problema che in realtà non esiste. L’immagine antica del lupo famelico e aggressivo, terrore dei nostri boschi, frutto di favole e leggende, continua a permeare la cultura di un numero importante di persone. La paura del lupo è fondamentalmente dovuta all’ignoranza, che viene purtroppo facilmente manipolata e condizionata. Non esistono animali “cattivi”, si tratta di categorie umane che vengono attribuite a specie che semplicemente vivono con gli affascinanti comportamenti che le caratterizzano. L’aggressività del lupo verso l’uomo non è nota, né documentata da oltre un secolo e mezzo. La funzione ecologica del lupo, ritenuta in conflitto con gli interessi venatori, impatta efficacemente sulle popolazioni di ungulati, inducendo effetti anche a beneficio degli agricoltori, degli ecosistemi forestali e sulla stessa salute delle popolazioni di prede. Il contesto venatorio è ostile alla presenza del lupo perché lo ritiene in competizione per la selvaggina, negando il fondamentale ruolo ecologico dell’azione di predazione che esercita sulla fauna selvatica. Il successo del lupo in Italia e in Europa è dovuto alla sua straordinaria capacità di utilizzare l’ambiente e le risorse naturali. Questo ha luogo nonostante sia ancora oggi diffuso nei confronti del lupo un atteggiamento ostile che produce atti di barbarie come il bracconaggio con lacci, veleno e armi da fuoco e continua a mietere decine e decine di vittime ogni anno. Si tratta di azioni incivili, nei confronti di una specie protetta da leggi nazionali e Direttive comunitarie, che un Paese moderno non può assolutamente più tollerare».

 

 

Videogallery

  • Un branco di 11 lupi avvistati a Torgnon