Vertice Italia Francia: proteggere il 30% del mare. Greenpeace: impegno importante, ora sostenerlo a livello internazionale

Costa: con la Borne «Totale sintonia anche per l’aumento della percentuale di aree protette, sia marine che terrestri»

[28 Febbraio 2020]

Al vertice Italia – Francia di Napoli il ministro dell’ambiente italiano Sergio Costa e quella francese per la transizione ecologica e solidale Elisabeth Borne hanno parlato di accelerazione della valutazione d’impatto della Commissione in vista di una definizione dei nuovi obiettivi di riduzioni delle emissioni del 2030 (NDCs europei) da parte del Consiglio Europeo, entro l’estate, in modo da arrivare a una loro definizione entro la preCop di Milano; l’estensione al 30% delle aree protette, marine e terrestri, entro il 2030; la realizzazione dell’area Seca entro i termini della roadmap di Napoli e di promozione della Neca.

Costa ha sottolineato che «Sui terreni di ambiente e clima la collaborazione italo-francese non è mai venuta meno in questi anni di relazioni bilaterali, come testimonia anche il successo della CoP di Napoli sulla Convenzione di Barcellona, in particolare con l’avvio dell’area Seca. Abbiamo lavorato in grande sintonia condividendo punti di impegno e obiettivi, e continueremo in questa direzione. Avvertiamo, spinti dalle nostre opinioni pubbliche, e soprattutto dalle fasce più giovani, il senso di urgenza e la necessità di azioni immediate ed incisive, con l’orizzonte della neutralità climatica del 2050». E per quanto riguarda le emissioni di gas serra Costa ha ricordato che «L’Italia sostiene l’indirizzo programmatico della Presidente von der Leyen: promuovere, mediante un Green Deal europeo, un nuovo approccio economico in Europa, azzerando entro il 2050 le emissioni clima-alteranti. Sul clima, puntiamo al rilancio dell’ambizione. Abbiamo convenuto su un percorso di accelerazione della valutazione di impatto della Commissione per i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni, con lo scopo di riuscire a definire i nuovi NDC europei prima della Pre CoP di Milano, mostrando così al mondo che l’Unione fa la sua parte da protagonista dell’azione climatica. Sosterremmo il Green Deal, strumento essenziale a questo fine».
Il ministro dice che c’è stata «Totale sintonia anche per l’aumento della percentuale di aree protette, sia marine che terrestri: “Almeno al 30%, è il nostro obiettivo ambizioso. E che si sposa bene con la visione di Italia Paese Parco che stiamo perseguendo con le politiche ambientali degli ultimi 18 mesi. E’ stato inoltre affrontato il tema della protezione del Mediterraneo e della tutela delle popolazioni che vivono lungo le sue sponde, che vede l’Italia estremamente sensibile e molto impegnata. “Il successo del lancio della SECA alla CoP di Napoli è un segno tangibile della nostra fruttuosa collaborazione bilaterale al servizio di ambiziosi obiettivi multilaterali.  Riteniamo importante avviare quanto prima i lavori tecnici propedeutici per la predisposizione della proposta SECA da inviare alla Organizzazione Marittima Internazionale, secondo la roadmap approvata a Napoli e concordiamo sull’importanza di cominciare a ragionare fin d’ora di un’area NECA, che possa tutelare maggiormente il Mediterraneo ed i suoi delicati ecosistemi, oltre che la salute dei cittadini delle città portuali e costiere».

Impegni accolti con favore da Greenpeace che dice che l’impegno di arrivare a un 30% di aree protette marine e terrestri entro il 2030 viene «adottato dai due Paesi in un momento particolarmente importante: nel 2020 dovranno essere prese a livello globale decisioni ambiziose per poter garantire al Pianeta un futuro. L’annuncio è arrivato mentre a Roma, presso la Fao, delegazioni di oltre 190 Paesi stanno discutendo gli impegni da adottare durante la prossima riunione della Convenzione della Biodiversità, che si terrà a ottobre in Cina, per la tutela della biodiversità del Pianeta, compresa quella marina».

Secondo Giorgia Monti responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, «L’impegno dell’Italia di avere almeno il 30 per cento di aree protette in mare entro il 2030 arriva in un momento cruciale per la sopravvivenza dei mari, stremati da attività umane distruttive come le trivellazioni, l’inquinamento da plastica e la pesca eccessiva, e adesso sempre più minacciati dal cambiamento climatico. E’ importante adesso sostenere questo impegno in sede internazionale e lavorare per sviluppare meccanismi efficaci per metterlo in pratica e proteggere davvero le aree più sensibili».

L’associazione ambientalista fa notare che «Un rapporto pubblicato dall’Onu lo scorso maggio parla, infatti, di un milione di specie a rischio estinzione a causa dall’impatto umano, più che in ogni altro periodo della nostra storia. Tra queste, circa il 40 per cento riguarda specie di anfibi e un terzo dei mammiferi marini. A settembre, un rapporto dell’IPCC, ha lanciato un nuovo grave allarme su come i cambiamenti climatici stiano compromettendo seriamente i nostri oceani, accentuando l’impatto delle altre attività umane». Per Greenpeace però le soluzioni esistono: «E’ necessario da un lato tagliare le emissioni dei gas serra e dall’altro proteggere, come dichiarato oggi dall’Italia, almeno un terzo dei nostri mari entro il 2030 con una rete di aree protette. Un obiettivo che gli scienziati definiscono “cruciale” per proteggere l’ecosistema marino e contribuire a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici».

La Monti conclude: «Il 2020 è un anno decisivo per i nostri oceani. A livello internazionale possono infatti esser prese decisioni destinate a influenzare il loro futuro per sempre. Davanti alle drammatiche evidenze degli ultimi anni, gli impegni devono essere trasformati in azioni concrete. I governi di tutto il mondo devono rimboccarsi le maniche per fare quello che chiediamo da anni: istituire una rete di aree che siano veramente protette. Confidiamo che l’Italia, dopo questa dichiarazione, lavori in maniera attiva in tale direzione a livello internazionale, comunitario e nazionale. C’è bisogno di un’azione coordinata e globale per salvare gli oceani del Pianeta. A fine marzo si terranno i negoziati finali per definire un accordo ONU per la tutela degli oceani. È fondamentale che tale trattato preveda la possibilità non solo di istituire aree protette ma anche quella di sviluppare concrete misure per proteggerle. I mari del Pianeta non hanno bisogno di altri parchi “carta”, come il Santuario Pelagos, ma di aree dove a tartarughe, delfini e tutti i suoi abitanti sia garantito di poter sopravvivere. Oltre 2 milioni e 5 mila persone in tutto il mondo si sono unite alla campagna “Proteggi gli Oceani” di Greenpeace. Milioni di voci per la tutela del mare che l’organizzazione ambientalista porterà ai governi che si riuniranno a New York».