World Environment Day, Onu: cambiare il nostro stile di vita e ripensare la nostra relazione con la natura

Ripresa port-Covid-19, un ambiente sano e resiliente è un diritto umano

[5 Giugno 2020]

In occasione del World Environment Day, la Giornata mondiale dell’ambiente, l’Onu chiede dei «cambiamenti radicali nei nostri stili di vita e nel nostro rapporto con la natura, per proteggere quest’ultima».

L’appello rivolto a tutti è quello di «Adattare i tempi dell’uomo a quelli della natura» e per il segretario generale dell’Onu  António Guterres, la specie umana è a un bivio «Se vogliamo prenderci cura dell’umanità, dobbiamo prenderci cura della natura».

La direttrice generale dell’United Nation enviroment programme (Unep), Inger Andersen, ha aggiunto che «E’ tempo di ascoltare gli avvertimenti lanciati  dal pianeta. Il danno principale causato a donne e uomini – i cambiamenti climatici, l’insicurezza alimentare e le nuove malattie come Covid-19 – sono causati da uomini e donne».

Un’opinione condivisa da Audrey Azoulay. Direttrice generale dell’Unesco che è convinta che «La crisi sanitaria del coronavirus sia un avvertimento che dobbiamo ascoltare collettivamente».

Il tema della Giornata mondiale dell’ambiente di quest’anno è “Time for Nature”  e l’Onu chiede  «azioni per combattere la perdita accelerata di specie e il degrado del mondo naturale. Un milione di specie animali e vegetali sono minacciate di estinzione, in gran parte a causa delle attività umane». Secondo Tijjani Muhammad-Bande, presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, »Oggi, dobbiamo riconoscere che il declino irreversibile dell’ambiente naturale costituisce una grave minaccia per i progressi compiuti negli ultimi due decenni».

Per il World Environment Day  2020 l’Onu chiede all’umanità di cambiare il suo modo di vivere e Guterres ritiene che «E’ giunto il momento per la comunità mondiale di fare una svolta radicale. Dobbiamo ripensare il modo in cui acquistiamo e consumiamo. Adottare abitudini e modelli di agricoltura e business sostenibili. Proteggere gli spazi selvaggi e la fauna selvatica che esistono ancora».

La Andersen ha evidenziato che «La crisi del coronavirus ci ricorda che dobbiamo cambiare le nostre abitudini, riducendo il rischio di malattie, rallentando i cambiamenti climatici e raggiungendo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) entro il 2030. Nel mondo post-Covid-19, dobbiamo ricostruire meglio».

Muhammad-Bande ha invitato tutti gli Stati a «Prendere decisioni basate sull’evidenza a favore di traiettorie trasformazionali per l’ambiente al fine di raggiungere tutti gli SDG. Gli investimenti blu (rispettosi dell’aria) e verdi (rispettosi della natura) nel prossimo decennio possono creare 100 milioni di nuovi posti di lavoro. Non possiamo considerare più l’azione ambientale contraria al programma di sviluppo».

Anche per la Azoulay «E’ giunto il momento di ripensare completamente il nostro rapporto con gli esseri viventi, gli ecosistemi naturali e la loro diversità biologica. Costruire insieme un nuovo patto con il vivente e con il mondo è un immenso progetto, che richiederà un ampio consenso, sia tecnico che etico. L’Unesco è uno dei luoghi in cui questo consenso può essere elaborato».

Il relatore speciale dell’Onu per i diritti umani e l’ambiente, David Boyd, ha fatto notare che «La pandemia globale di Covid-19 dimostra gli effetti diretti e gravi del degrado ambientale sul godimento di una vasta gamma di diritti umani, compresi i diritti alla vita, alla salute, al cibo, acqua e cultura. Almeno il 70% delle malattie infettive emergenti come il Covid-19 passa dalla fauna selvatica all’uomo. Affrontare le cause profonde di queste catastrofi ambientali correlate e cogliere questa opportunità sono le chiavi per raggiungere un futuro giusto e sostenibile.  Mentre ci prepariamo ad entrare nella fase di ripresa, gli Stati dovrebbero attuare un approccio basato sui diritti umani e leggi e politiche nuove e modificate, nonché investimenti. E’ necessario trattare i sintomi della crisi – con i confini chiusi, i locali chiusi e, si spera, un vaccino nel prossimo futuro – ma è necessario un approccio preventivo che salverebbe milioni di vite e farebbe risparmiare miliardi di dollari. Il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è legalmente riconosciuto da 156 Stati e dovrebbe essere riconosciuto a livello globale dalle Nazioni Unite il più presto possibile. Se venisse rispettato, protetto e riconosciuto, questo diritto potrebbe rivelarsi uno dei diritti umani più importanti del XXI secolo».

Ma i piani di recupero economico basati sul concetto di realizzazione dei diritti umani, compreso il diritto a un ambiente sano, esigono azioni e politiche concrete che puntino alla mitigazione dei cambiamenti climatici, all’accesso all’acqua potabile, aria pulita, agricoltura sana e sostenibile e a una ridotta esposizione a sostanze tossiche, ad ecosistemi e una biodiversità in salute.

Per Boyd, «La fine della deforestazione, il rigoroso controllo del commercio di specie selvatiche e il monitoraggio attento degli hotspot in cui gli esseri umani, la fauna selvatica e gli animali domestici si mescolano aiuteranno a prevenire future pandemie. Mettere il diritto a un ambiente sano al centro delle trasformazioni necessarie dovrebbe combattere la disuguaglianza e garantire la protezione di tutti i membri della società, con particolare attenzione alle persone in situazioni di vulnerabilità e che soffrono maggiormente per queste minacce, come donne, bambini, persone che vivono in condizioni di povertà, popolazioni indigene e comunità tradizionali, anziani, persone con disabilità, minoranze e sfollati. Gli Stati dovrebbero sfruttare questa opportunità unica di trasformare le società ingiuste e insostenibili di oggi e di realizzare un mondo migliore per tutti».

Questo può essere fatto con investimenti senza precedenti in una transizione giusta verso l’economia circolare, senza sprechi e low-carbon, con la creazione di milioni di posti di lavoro nel ripristino dell’ecosistema, la costruzione di infrastrutture sanitarie, idriche e igieniche, la creazione di programmi di protezione sociale forti e resilienti e migliorare l’accesso delle ragazze e delle donne all’istruzione e alle opportunità economiche.

Boyd conclude: «Le migliaia di miliardi di dollari investiti nella ripresa economica post-pandemia potrebbero dare una spinta agli sforzi per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030, che, se raggiunti, sarebbe uno dei più grandi successi nella storia umana».