Riceviamo e pubblichiamo

Cave del Sagro, Legambiente Carrara contro tutti: «I nodi sono venuti al pettine. Parco compiacente»

[16 Dicembre 2015]

Su invito della Provincia, le commissioni comunali stanno esaminando la richiesta della Fillea-CGIL di concedere “temporaneamente” il transito da Carrara ai camion di detriti delle cave del Sagro (Fratteta-Castelbaito, soc. Walton) situate nel comune di Fivizzano, impossibilitati a transitare da Fosdinovo per l’inadeguatezza delle strade.

La vicenda è illuminante poiché è una sintesi esemplare dell’arroganza della soc. Walton, della totale subalternità della Fillea locale alle posizioni padronali, dell’abdicazione del Parco dai suoi fini istituzionali e del servilismo degli enti locali (Provincia e Comuni di Fivizzano e di Carrara): tutti sanno tutto, ma ciascuno si pronuncia in modo compiacente su un piccolo frammento del problema, fingendo di non conoscerlo nella sua interezza.

La Walton –sebbene da anni abbandoni i detriti in cava– ha presentato nel 2014 un piano di coltivazione nel quale si impegnava a trasportarli a valle, pur sapendo bene che non avrebbe potuto farlo, vista l’inidoneità delle vie di Fosdinovo al transito dei camion (sancita a febbraio dall’ordi­nanza provinciale) e il divieto del comune di Carrara sulla via di Castelpoggio-Gragnana. In pratica, il piano d’escavazione ha dichiarato il falso.

Il Parco e il comune di Fivizzano hanno rilasciato l’autorizzazione fingendo di credere alle dichiarazioni della Walton che ha quindi proseguito l’escavazione di rapina in piena violazione dell’autoriz­zazione, portandosi via i blocchi e lasciando in cava gli scarti (scaglie, terre, marmettola). La società, contando proprio sulle compiacenze politiche e tenendo pronta l’arma del ricatto occupazionale (affidata al fedele sindacato) non si è peritata di predisporre nel frattempo altri sistemi di trasporto (ad esempio ripristinando la teleferica del Balzone utilizzata nel secolo scorso: Fig. 1).

La Fillea ha sposato completamente la strategia padronale, incurante dell’escavazione illegale e senza chiedere altri sistemi di trasporto che garantissero l’occupazione, comportandosi così come un sindacato padronale (non dei lavoratori).

Oggi che i nodi sono venuti al pettine, polemizza col sindaco di Fosdinovo e chiede deroghe alla Provincia e al Comune di Carrara, affinché consentano il transito ai camion in barba ai divieti. Si dichiara disponibile a impiegare soldi del Fondo Marmo per eseguire d’urgenza lavori di sistemazione stradale (impiegando fondi dei lavoratori a favore dell’impresa!), ma in questi anni non si è nemmeno occupato di verificare se i lavori necessari fossero alla sua portata (ad esempio, sono necessari rifacimenti di ponti?). D’altronde non ha mai fatto pressione sull’impresa nemmeno per la sistemazione della strada per Campocecina, che il comune ha dovuto vietare a cicli e motocicli proprio perché dissestata dai camion: dopo aver mostrato indifferenza per i cittadini, con quale faccia può oggi invocare la loro comprensione?

Sebbene dal febbraio 2014 la strada di Fosdinovo fosse agibile solo ai camion di 3,5 t a pieno carico (non a quelli delle scaglie, da 30 t) e nonostante l’Arpat avesse segnalato l’impedimento della viabilità, a novembre il Parco ha rilasciato la pronuncia di compatibilità ambientale, con l’ipo­crita prescrizione di allontanare tutti i detriti.

Non contento, nel febbraio 2015 –colto stranamente da improvviso raptus– il Parco ha emanato un bando di intervento pilota per l’utilizzo di frantoi mobili nelle cave (prima vietati), motivandolo con (l’erronea) argomentazione che ciò, riducendo il numero di transiti necessario, avrebbe favorito l’allontanamento dei detriti dai ravaneti esistenti.

La Walton ha naturalmente presentato domanda che è stata respinta solo per una “furbizia” che ha superato il limite della decenza: pur evitando accuratamente di dichiararlo, infatti, dai dati di progetto si desumeva che solo l’1,3% dei detriti che si impegnava ad allontanare riguardava il ravaneto esistente, mentre il 98,7% riguardava la nuova escavazione (senza contare che avrebbe comunque abbandonato in cava tutti i detriti, vista l’inidoneità delle strade!). Di fronte a questa beffa, da noi subito denunciata, il Parco non ha potuto far altro che respingere il progetto, premurandosi comunque di concedere alla Walton la possibilità di ripresentare la domanda.

Inoltre, sebbene l’utilizzo del frantoio non avrebbe ridotto i transiti (anzi, li avrebbe aumentati, come abbiamo ben motivato nel documento Presupposti infondati: il Parco ritiri la delibera che introduce i frantoi nelle cave dell’agosto 2015), il Parco non ha ritirato la delibera.

In merito al piano di coltivazione della cava Walton e, poi, alla domanda del frantoio mobile, l’unico ente che ne esce pulito è il comune di Fosdinovo, avendo messo al primo posto la vivibilità e il benessere dei suoi cittadini.

La Provincia si è espressa solo sulle emissioni di polveri, tacendo completamente sull’ini­doneità della viabilità che la Walton dichiarava di utilizzare (sebbene fosse sancita da un’ordi­nanza della Provincia stessa). Oggi, sorvolando sul fatto di essere stata gabbata (se così è stato), si fa parte attiva per rivolgere al Comune di Carrara la richiesta del sindacato di far transitare “temporaneamente” i camion della Walton da Carrara. Si deve giungere all’amara considerazione che per fortuna la Provincia non ha soldi per sistemare la viabilità, altrimenti li avrebbe spesi a tutto favore della Walton, al nobile fine di favorire un ulteriore scempio ambientale dell’area Borla-Sagro.

Sul comune di Fivizzano ci asteniamo dall’esprimere commenti, avendo esso promosso, autorizzato e tollerato l’immane scempio delle cave ai piedi del Sagro, ridotti ad una vasta discarica a cielo aperto, con marmettola e detriti ovunque, chiazze d’olio, rifiuti e un deposito di oli e carburanti che grida vendetta (Fig. 2).

Il comune di Carrara ha già dato fin troppo, acconsentendo al transito dei camion dei blocchi dal Sagro e tollerando il conseguente dissesto della strada di Campocecina senza alcun risarcimento (solo l’anno scorso ha speso a tal fine 40.000 €). Una cava che ha eretto a sistema lo scempio ambientale e paesaggistico, le “furbizie” delle false dichiarazioni, le violazioni delle prescrizioni, tentato la beffa nei confronti del Parco, privilegiato la ricerca degli appoggi politici al previdente allestimento di vie di trasporto alternative, non merita alcuna disponibilità: è proprio l’esempio del tipo di escavazione da bandire per sempre dalle nostre montagne.

Dopo l’immane sforzo economico della strada dei marmi per eliminare definitivamente il transito dei camion da Carrara riteniamo profondamente umiliante per la città già il solo fatto che le commissioni marmo, ambiente e attività produttive abbiano accettato di esaminare la richiesta per i camion di detriti e intendano continuare ad approfondirne i dettagli (numero di transiti quotidiani, durata del permesso “temporaneo”, orari, compensazioni, ecc.), senza tener conto del comportamento arrogante finora tenuto dalla Walton. Chiediamo pertanto che il comune neghi seccamente qualunque soluzione di transito dei detriti del Sagro nel territorio di Carrara (compreso l’allestimento di una via sterrata dal bacino di Torano per raggiungere l’impianto di pesa e lavaggio) e ritiri anche il permesso ai camion dei blocchi, respingendo ogni offerta economica o di altra natura.

Visto il loro comportamento, le cave del Sagro meritano solo la chiusura definitiva. Sarebbe una misura “educativa” per tutte le cave: è infatti ora che comprendano la necessità di abbandonare ogni modalità d’escavazione di rapina e che la loro stessa sopravvivenza richiede che si facciano parte attiva (anziché resistente) per introdurre accorgimenti che rispettino l’ambiente e il paesaggio e dimostrino nei fatti riconoscenza verso i cittadini, che affidano loro le cave per il benessere collettivo, non per l’arric­chimento personale di pochi.

Fig. 1. Teleferica del Balzone (collezione Ilario Bessi, da www.funivie.org)

Fig. 2. Alcuni esempi dello scempio ambientale delle cave del Sagro (foto 2015). A: vista parziale del ravaneto della cava Castelbaito. B e C: terre, marmettola, detriti disseminati ovunque nelle cave Castelbaito (B) e Fratteta (C). D: il M. Sagro, profondamente deturpato dal complesso delle cave Crespina. E: l’immenso ravaneto delle cave Crespina mostra in modo esemplare l’escavazione da rapina: si prelevano blocchi e si lascia una discarica. F-I: vergognose condizioni di stoccaggio degli oli nelle cave Crespina: container spalancato (F) con porta in condizioni pietose (G) e, all’interno, bidoni aperti e alla rinfusa di ogni tipo (H e I). L e M: vasta chiazza d’olio in prossimità di un escavatore.

di Legambiente Carrara