Clima, alla Cop21 si affaccia una nuova alleanza: obiettivo 1.5 °C

Settantanove paesi (africani, caraibici e del Pacifico) si schierano insieme a Ue e Usa

[9 Dicembre 2015]

Nel tardo pomeriggio di ieri è stata svelata una notizia che potrebbe incidere in maniera significativa sull’esito delle negoziazioni: il patto segreto tra il gruppo dei 79 paesi africani, caraibici e del Pacifico (ACP alliance) e le due grandi potenze,Unione Europea e Stati Uniti.

Un patto, svela il The Guardian, caldeggiato in primis dal ministro degli Esteri delle Isole Marshall e le cui origini sarebbero rintracciabili a luglio di quest’anno, in un incontro per  un drink (!) avvenuto ai margini di una sessione negoziale, e a cui avrebbero fatto seguito almeno altri tre incontri (uno dei quali al summit delle Nazioni Unite di New York lo scorso settembre) rimasti fino a oggi segreti. Ai meeting avrebbero partecipato 15 ministri, tra cui anche il commissario europeo per il Clima e l’energia Cañete.

Secondo il comunicato rilasciato in serata, sono quattro i punti fondamentali oggetto dell’intesa: un accordo che sia vincolante, giusto, inclusivo, ambizioso, duraturo e dinamico; un obiettivo di lungo termine che risulti in linea con le condizioni poste dalla scienza (ovvero di 1.5 °C, ndr); un sistema di trasparenza e contabilità per verificare l’attuazione degli impegni nazionali; un meccanismo di revisione quinquennale per incrementare adeguatamente i livelli di ambizione individuali e collettivi.

Questo inatteso connubio fra paesi sviluppati e in via di sviluppo manda un chiaro messaggio all’altro principale schieramento, rappresentato da Cina, India, Arabia Saudita e in generale dagli Lmdcs(Like minded group of developing countries), con gli altri paesi parte dell’Umbrella Group (Australia, Canada, Giappone, Russia, Nuova Zelanda) ora nella difficile condizione di dover scegliere assieme a quale gruppo schierarsi.

E mentre voci di corridoio parlano già di un’Arabia Saudita pronta ad accettare il target di 1.5°C (contro quello di 2°C, da loro preferito) in cambio dell’eliminazione dei riferimenti alla decarbonizzazione dell’economia, al contrario i paesi più vulnerabili potrebbero vedersi costretti a rinunciare a decisioni ambiziose relativamente al meccanismo di compensazione “Loss and Damage”. Sempre secondo il The Guardian, per ieri sera era previsto un nuovo incontro della nuova alleanza, al quale dovrebbe seguire un nuovo comunicato stampa nella giornata di oggi.

Intanto ieri sono proseguiti anche i negoziati ufficiali. I risultati finali sono stati presentati nella sessione plenaria “Paris Committee”, in cui la presidenza francese ed i ministri-facilitatori hanno esposto i progressi della giornata: nei loro resoconti, i facilitatori sono stati per lo più ottimisti, confermando progressi su temi quali l’adattamento, ma riportando ancora difficoltà nel raggiungere il consenso su altre tematiche spinose, come i meccanismi di mercato ed il Loss & Damage. I resoconti dettagliati di tutti i facilitatori sono disponibili a questo link.

L’incarico di facilitare il Preambolo (dove sono enunciati i principi ispiratori dell’Accordo, e dove è rimasta la menzione al principio dell’Equità Intergenerazionale) è stato affidato a Claudia Salerno Caldera, commissaria presidenziale per il cambiamento climatico del Venezuela. I lavori sono iniziati nella serata di ieri.

Oggi è prevista la pubblicazione del nuovo testo, basato sul documento giunto alla COP dalle sessioni tecniche della prima settimana negoziale, con l’aggiunta dei suggerimenti dei facilitatori, e nel pomeriggio è invece attesa l’apertura della Paris Committee. Il presidente Fabius ha avvertito che i lavori proseguiranno “anche di sera, perché dobbiamo lavorare anche la sera”, per consegnare il testo finale ottimisticamente venerdì entro le 18. È lecito chiedersi, visto quanto accaduto, se i lavori serali avverranno nelle stanze della COP o di fronte a un drink.

di Giovani per il clima