Con 2° C in più un quarto della Terra sarà più arido. Ci salveremmo solo con +1,5° C, ma stiamo andando verso i 3° C

Tra le zone più a rischio l’Europa meridionale (e quindi anche l’Italia)

[2 Gennaio 2018]

Secondo lo studio “Keeping global warming within 1.5 °C constrains emergence of aridification” pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori internazionale di ricercatori capeggiato dai cinesi  Chang-Eui Park e Su-Jong Jeong della Scuola di scienze ambientali e ingegneria della Southern university of science and technology (Sustech) di Shenzhen, anche se l’umanità riuscisse a limitare il riscaldamento globale a 2 gradi Celsius, l’obiettivo dell’Accordo di Parigi,  più di un quarto della superficie terrestre della Terra diventerà  significativamente più secco. Ma se riuscissimo a contenere il riscaldamento medio a 1,5 ° C, come prevede  il “minimo” dell’Accordo di Parigi che i Paesi in via di sviluppo – soprattutto piccoli Stati insulari e Africa – chiedono di rispettare, la desertificazione sarebbe limitata a circa un decimo – risparmiando i due terzi dei suoli fertili che avrebbero grossi problemi di siccità con l’obiettivo si 2° C.

Su-Jong, intervistato dall’Afp,  evidenzia che contenendo l’innalzamento delle temperature a  più 1,5° C, aree dell’’Europa meridionale (quindi anche l’Italia), dell’Africa meridionale, dell’America centrale, dell’Australia costiera e dell’Asia sud-orientale –  che ospitano più di un quinto dell’umanità –  «eviterebbero un significativo inaridimento previsto con  2° C. Centrare gli 1.5° C sarebbe un’azione significativa per ridurre la probabilità di inaridimento e gli impatti correlati».

Per prevedere i modelli di essiccamento del terreno, il team internazionale, di cui fanno parte anche scienziati di università e istituti di ricerca britannici, svedesi, svizzeri sudcoreani e statunitensi, ha utilizzato le proiezioni di diversi modelli climatici e  diversi scenari di riscaldamento globale.

L’inaridimento dei suoli è una delle principali minacce per l’umanità: accelerando il degrado e la desertificazione del terreno e  la perdita di piante e alberi essenziali  per assorbire CO2 fa aumentare l’effetto serra e riscalda ancora di più il nostro pianeta, ma aumenta anche siccità e  incendi e riduce la qualità e la quantità dell’acqua necessaria per l’agricoltura e per il consumo umano.

Il team di ricerca internazionale ha scoperto che a 2° C –  che potrebbero essere raggiunti in qualsiasi momento tra il 2052 e il 2070 –  tra il 24 e il 32% della superficie totale delle terre emerse diventerà più secca e che questo riguarda tutte le cinque categorie climatiche dei suoli:  iper-arido, arido, semi-arido, secco sub-umido e umido. Ma con più 1,5° C  il rischio inaridimento  si ridurrebbe a un valore compreso tra l’8 e il 10%-

Il problema è che, mantenendo gli impegni presi dopo Parigi per applicare l’accordo sul clima, il mondo supererebbe sicuramente i 2° C in più, visto che continua a bruciare  carbone, petrolio e gas naturale che producono gas serra. Infatti, questi obiettivi mettono il mondo sulla cattiva strada per raggiungere  oltre 3° C e gli scienziati avvertono che questo significherà un cambiamento climatico catastrofico che, con l’innalzamento del livello del mare, le inondazioni e la siccità, minaccerà le risorse e la vita stessa sulla Terra così come la conosciamo.

Lo studio conclude: «Poiché le attuali politiche di mitigazione non sembrano essere sufficienti per raggiungere l’obiettivo della temperatura di 1,5° C, sono quindi urgentemente necessari ulteriori sforzi per mitigare il riscaldamento globale per ridurre la diffusione dell’inaridimento».