250 milioni di anni fa, la combustione dei giacimenti di carbone in Siberia portò al cambiamento climatico e all’estinzione di massa

Grandi e preoccupanti somiglianze con ciò che sta accadendo oggi sulla Terra

[17 Giugno 2020]

Lo studio “Field evidence for coal combustion links the 252 Ma Siberian Traps with global carbon disruption”, pubblicato su Geology da un team di ricercatori statunitensi, canadesi e russi   guidato da Lindy Elkins-Tanton della School of Earth and Space Exploration dell’Arizona State University, ha fornito la prima prova diretta che una delle cause dell’estinzione permo-triassica, il più grave evento di estinzione della Terra, è stata la combustione dei giacimenti di carbone in Siberia.

Lo studio si è concentrato sulle rocce vulcaniche delle Siberian Traps, una regione della Russia costituita da roccia vulcanica: il massiccio evento eruttivo che ha formato le Siberian Traps è uno dei più grandi eventi vulcanici conosciuti negli ultimi 500 milioni di anni. Le eruzioni sono continuate per circa 2 milioni di anni e oltrepassato il Permiano-Triassico. Oggi l’area è ricoperta da circa 3 milioni di miglia quadrate di roccia basaltica.

Per i ricercatori è il terreno ideale per comprendere l’evento di estinzione del permo-triassico che ha quasi cancellato la vita sulla Terra circa 252 milioni di anni fa, estinguendo fino al 96% di tutte le specie marine e il 70% delle specie di vertebrati terrestri. AlI’ dell’Arizona State University ricordano che «I calcoli della temperatura dell’acqua di mare indicano che al culmine dell’estinzione, la Terra subì un riscaldamento globale letalmente caldo, in cui le temperature equatoriali degli oceani superavano i 104 gradi Fahrenheit. Ci sono voluti milioni di anni per ripristinare gli ecosistemi e recuperare le specie».

Tra le possibili cause di questo evento di estinzione, una di quelle più gettonate era quella dell’incendio di enormi giacimenti di carbone ha portato a un catastrofico riscaldamento globale, che, a sua volta, si è rivelato devastante per la vita. Per cercare prove a sostegno di questa ipotesi, la Elkins-Tanton e il suo team hanno iniziato a indagare nella regione delle Siberian Traps, dove si sapeva che li magma degli eventi aveva bruciato foreste e carbone. Ma i campioni che attestassero questa ipotesi erano inizialmente difficili da trovare, il team alla fine ha scoperto un documento scientifico che descrive gli affioramenti vicino al fiume Angara: imponenti scogliere fluviali di origine vulcanica che fiancheggiavano il fiume per centinaia di miglia. La Elkins-Tanton dice che «E’ stato geologicamente sorprendente».

Per 6 anni di fila il team internazionale di ricercatori è tornato più volte in Siberia, raggiungendo in elicottero aree remote o navigando lungo fiumi per raccogliere  pietre. Mentre i campioni venivano analizzati, il team ha cominciato a scoprire  strani frammenti che sembravano legno bruciato e, in alcuni casi, carbone bruciato. Un ulteriore lavoro sul campo ha rivelato ancora più siti con presenza nelle rocce di carbone, carbonella e persino alcune macchie appiccicose ricche di materiale organico.

La Elkins-Tanton ha quindi avviato una collaborazione con un altro degli autori r dello studio, Steve Grasby del Geological Survey of Canada, che aveva trovato resti microscopici di carbone bruciato su un’isola artica canadese. Quei resti risalivano alla fine del Permiano e si pensava che fossero arrivati in Canada mentre il carbone bruciava in Siberia. Grasby ha scoperto che i suoi campioni raccolti dalla Elkins-Tanton avevano le stesse caratteristiche del  carbone bruciato nelle Siberian Traps.

La Elkins-Tanton conclude: «Il nostro studio dimostra che i magmi delle Siberian Traps sono penetrati e hanno incorporato carbone e materiale organico. Questo ci dà la prova diretta che i magmi hanno anche bruciato grandi quantità di carbone e materia organica durante l’eruzione. E i cambiamenti che hanno portato all’estinzione di Permiano alla fine hanno un notevole parallelismo con ciò che sta accadendo oggi sulla Terra, tra cui la combustione di idrocarburi e carbone, la pioggia acida di zolfo e persino gli alogenati che distruggono l’ozono. Vedere queste somiglianze ci dà uno slancio in più per agire ora, e anche per capire ulteriormente come la Terra risponde ai cambiamenti a lungo termine come questi».