Appello di Oxfam al G7 «Nel Sahel 22 milioni di persone allo stremo e circa 4,2 milioni di sfollati»

«Il Sahel è schiacciato da violenze, disuguaglianze e caos climatico»

[5 Luglio 2019]

In occasione del G7 dei ministri dello sviluppo che si conclude oggi a Parigi, Oxfam ha lanciato un appello per il Sahel ai 7 Paesi più “sviluppati” del mondo: «La crescita esponenziale di attentati e di attacchi da parte di gruppi armati locali – che ha causato negli ultimi mesi migliaia di vittime civili (in Burkina Faso, Mali e Niger) – e l’impatto del cambiamento climatico, stanno facendo precipitare la regione africana del Sahel, in un’emergenza umanitaria, tra le più gravi al mondo».

L’ONG internazionale è molto preoccupata: «La crisi umanitaria si fa sempre più difficile con oltre la metà della popolazione di un’area vastissima – che comprende paesi come Burkina Faso, Mauritania, Ciad, Mali, Niger e Senegal –  senza accesso all’acqua potabile, 4,2 milioni di sfollati e più di 7 milioni di persone – di cui 5 milioni di bambini sotto i 5 anni – colpiti da malnutrizione acuta».

Come dimostra il nuovo rapporto “Sahel: fighting inequality to respond to development and security challenges” pubblicato da Oxfam, si tratta di «Una crisi, che alla radice è generata anche da un altissimo livello di disuguaglianza nell’accesso ai servizi essenziali. Una disparità e un’ingiustizia diffusa che generano tensioni e violenze, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di decine di milioni di persone».

E le disparità che alimentano l’emergenza: nel Sahel, da dove vengono e passano i migranti che non vogliamo, oltre il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Oxfam sottolinea che «Nel Sahel le disparità nell’accesso ai servizi essenziali sono tra le più pronunciate al mondo e si muovono lungo la linea che passa tra donne e uomini, tra ricchi e poveri, tra aree urbane e rurali.Nella regione quasi il 40% degli abitanti della regione vive al di sotto della soglia di povertà. Ma in Senegal e in Ciad (i paesi più disuguali della regione), ad esempio, il reddito del 10% più ricco è il doppio rispetto al 40% più povero. Allo stesso tempo quasi 2,5 milioni di bambini in età scolare non possono studiare: in Mali, ad esempio, solo il 3-4% dei bambini dei gruppi di pastori nomadi va a scuola. La disparità di accessoall’istruzione, alla salute, ai fattori di produzione colpisce soprattutto le donne, specie nelle zone rurali. In Burkina Faso, Mali e Senegal le donne detengono solo il 10% delle terre agricole, anche se costituiscono il 40% della forza lavoro nel settore».

C’è poi quello che Oxfam International chiama il paradosso della “disuguaglianza climatica”: «L’impatto del cambiamento climatico mette a repentaglio la sopravvivenza di milioni uomini, donne e bambini. Ad oggi il Sahel è responsabile di una quota infinitesimale delle emissioni globali di gas serra, eppure è una delle regioni più colpite dai cambiamenti climatici. Il Niger è infatti considerato il Paese più vulnerabile a eventi climatici estremi sul pianeta».

Oxfam è a lavoro ogni giorno per portare soccorso alla popolazione colpita dall’emergenza in sei paesi del Sahel: Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Nigeria. Attraverso interventidiretti a migliorare l’accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico sanitari, al cibo e all’istruzione, ai tanti che hanno perso tutto a causa della guerra, dell’impatto climatico, ha l’obiettivo di raggiungere centinaia di migliaia di persone entro la fine dell’anno.

Il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone, conclude: «Il Sahel è una delle più povere regioni al mondo, dove negli ultimi 10 anni è aumentata enormemente l’insicurezza alimentare, Per contrastare questa crisi dimenticata, occorre prima di tutto che le grandi potenze agiscano subito per sradicare le cause che ne sono all’origine. Non solo con maggiori aiuti di emergenza, ma con interventi di sviluppo nel medio periodo in grado di ridurre le disuguaglianze di accesso ai servizi essenziali da cui sono escluse ampie fasce della popolazione. Consentendo una maggiore capacità di adattamento delle comunità più vulnerabili a eventi climatici estremi, come siccità durissime e prolungate o inondazioni. Allo stesso tempo è essenziale che i Governi dei paesi coinvolti, aumentino la propria spesa pubblica nell’erogazione di servizi come sanità e istruzione. Come Oxfam siamo al fianco delle comunità più vulnerabili in questi Paesi, ma occorre intervenire al più presto, prima che sia troppo tardi».

Senza affrontare questi grumi dolorosi e sanguinanti di sofferenza umana, addensati da secoli di spoliazione delle risorse, colonialismo e sostegno a governi infami, autoritari e al servizio del neocolonialismo, problemi  ora aggravati da cambiamenti climatici devastanti dei quali i poveri del Sahel sono completamente incolpevoli, non potremo nemmeno affrontare – ammesso e non concesso che lo si voglia fare davvero – la questione della migrazione dall’Africa. Di fronte a questa immensa tragedia sconosciuta ai più, alla quale si riservano consolatori finanziamenti di emergenza (quando non armamenti) che spesso finiscono nelle mani di governanti cleptomani, anche la tiritera dell’aiutiamoli a casa loro dimostra tutta la sua inconsistente e vigliacca ipocrisia.