Ciclone Idai, salvare pastori e pescatori nel Mozambico ancora sotto il diluvio

La Fao si prepara ad assistere le comunità rurali a rilanciare la produzione agricola sconvolta dalle alluvioni

[2 Aprile 2019]

La vita e i mezzi di sostentamento di contadini e pescatori di Mozambico, Malawi e Zimbabwe, i tre paesi dell’Africa australe colpiti dal ciclone Idai sono in grave pericolo, soprattutto in Mozambico. «In un paese dove l’80% della popolazione vive di agricoltura – sottolinea la FAo – sarà fondamentale mantenere in vita il bestiame, ripristinare i campi e far ripartire la produzione alimentare man mano che le acque recedono».

Sì, perché ad oltre 15 giorni dal diluvio scatenato dal Ciclone Idai dioverse zone sono ancora sommerse dalle acque e, spiega ancora la Fao, «Ampie zone coltivate sono state inondate a poche settimane dall’inizio dei raccolti di mais e sorgo di aprile e maggio. Si stima che buona parte delle perdite si concentrerà nelle province mozambicane di Manica e Sofala, che normalmente forniscono circa un quarto della produzione nazionale di cereali. Prima che il ciclone colpisse, circa metà della popolazione rurale del Mozambico aveva scorte di mais, cassava e fagioli per il consumo alimentare e per la semina; ora le inondazioni avranno inevitabilmente danneggiato buona parte delle scorte. Prima che il disastro colpisse, circa 1,8 milioni di persone erano afflitte da gravi forme di insicurezza alimentare, una cifra che potrebbe crescere man mano che l’entità dei danni diventa più chiara».

Per la Fao la riposta al ciclone Idai in Mozambico è «una priorità assoluta» e chiede una somma iniziale di 19 milioni di dollari per assistere nei prossimi tre mesi le popolazioni colpite maggiormente, concentrandosi nel ripristino della produzione alimentare locale e per fornire assistenza alle comunità di allevatori e di pescatori.

Olman Serrano, aappresentante Fao e coordinatore delle operazioni di emergenza in Mozambico, sottolinea che «Quando le acque si saranno ritirate, sarà fondamentale che il governo, la Fao e i suoi partner intervengano immediatamente. Una volta stabilito come e quanta terra potrà essere riabilitata, ci occuperemo di acquistare e distribuire urgentemente le sementi così da permettere ai contadini di seminare per la seconda stagione agricola che inizia a ora, ad aprile. La Fao e i suoi partner aiuteranno i contadini a prepararsi anche per la stagione principale di semina, a settembre, che sarà cruciale per la sicurezza alimentare dei mesi a seguire e per l’anno prossimo. Più nell’immediato è tuttavia prioritario salvare il bestiame, dal quale dipendono molte famiglie per cibo e reddito. Il piano d’intervento prevede l’evacuazione degli animali e la fornitura di mangime e di servizi veterinari. Salvare una mucca dalla fame e dalle malattie costa circa 50 dollari, acquistare un capo nuovo può costare fino a 600 dollari».
Anche i pescatori mozambicani e del Malawi hanno bisogno di assistenza immediata, soprattutto per quanto riguarda le attrezzature e le infrastrutture. La città portuale mozambicana di Beira, la seconda del Paese, centro nevralgico del settore ittico e punto di ingresso di oltre un milione di tonnellate di grano e riso ogni anno, è stata praticamente rasa al suolo per il 90% dal  ciclone Idai.  Alla fFo dicono che «Ristabilire l’accesso ai mercati per la popolazione – sia per l’acquisto di cibo che per la vendita del raccolto –  è un’altra priorità, che potrebbe beneficiare del programma FAO Cash+, grazie al quale piccoli contadini ricevono denaro contante in cambio di ore di lavoro per il ripristino di strade e infrastrutture».

Ma il Mozambico è ancora in piena emergenza e. evidenzia la Fao, «Una comprensione migliore delle necessità della regione sarà possibile quando le acque si saranno ritirate e le immagini satellitari forniranno maggiori dettagli sullo stato dei pozzi di irrigazione, degli abbeveratoi per animali, delle infrastrutture agricole e della salute dei suoli».
Daniele Donati, vicedirettore della divisione emergenze e resilienza della Fao, che è arrivato in Mozambico all’indomani del disastro, Conclude: «I cambiamenti climatici contribuiscano certamente alla comprensione della natura estrema del ciclone, oltre all’approccio agli aiuti umanitari: Questi eventi ci spingono a espandere il concetto di interventi salva-vita, includendo la protezione dei mezzi di sostentamento. Normalizzare i mezzi di sussistenza è una priorità assoluta».