Stella Bianchi: «E’ questa generazione che può fermare il climate change»

Clima, 170 Paesi firmano l’Accordo di Parigi. Onu: «È per la stabilità ambientale a lungo termine»

Ma con gli attuali impegni la temperatura media globale potrebbe aumentare di 3° C

[22 Aprile 2016]

Più di 165 Paesi, le ultime cifre Onu parlano di 170, hanno annunciato che oggi firmeranno al palazzo di Vetro dell’Onu a New York lo storico accordo sul clima adottato il 12 dicembre 2015 dalla Cop21  di Parigi. L’Onu sottolinea che «questa cifra costituirà un record in termini di numero di Paesi firmatari di un accordo internazionale in un’unica giornata. Il precedente record, stabilito nel 1982, arrivava  a 119 Paesi, che hanno firmato l’UN Convention on the Law of the Sea». Con l’Accordo di Parigi, per la prima volta gli Stati membri dell’Onu hanno promesso di ridurre le emissioni di gas serra, di rafforzare la resilienza e di agire insieme per lottare contro i cambiamenti climatici e l’Onu evidenzia che «tutte le più grandi economie del mondo e i più grandi emettitori di gas serra hanno indicato che firmeranno l’accordo venerdì 22 aprile. La firma è una prima tappa prima dell’entrata in vigore dell’accordo, il più presto possibile. Dopo questa firma, i Paesi dovranno accettare o ratificare l’accordo anche a livello nazionale. L’Accordo di Parigi potrà entrare in vigore 30 giorni dopo che almeno 55 parti dell’United nations framework convention on climate change (Unfccc), rappresentanti almeno il 55% delle emissioni mondiali, avranno ratificato il documento».

13 Paesi, soprattutto piccoli Stati insulari in via di sviluppo, dovrebbero già depositare le loro ratifiche oggi, immediatamente dopo la firma dell’accordo all’Onu. La cerimonia della firma è una formalità giuridica e solo i Capi di Stato o di governo, i ministri degli Esteri o altri rappresentanti ufficiali che hanno ricevuto i “poteri formali” dai loro governi possono firmare l’accordo: tra questi c’è anche il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, che nelle dichiarazioni della vigilia ha fatto capire che vede nella firma dell’accordo di Parigi l’occasione per chiudere la brutta pagina del referendum sulle trivelle che ha visto il suo governo e il suo partito schierati con la lobby petrolifera dopo aver firmato a Parigi  un accordo che prevede invece di lasciare gran parte dei combustibili fossili nel sottosuolo. Dopo la cerimonia della firma a New York, i leader presenti pronunceranno ognuno un discorso che farà il punto degli sforzi dei loro Paesi per lottare contro il cambiamento climatico e sarà interessante osservare se Renzi confermerà la mano tesa alle associazioni ambientaliste e ai corpi intermedi – che fino ad ora aveva ignorato e sottovalutato – che hanno dimostrato di essere in grado di mobilitare su questi temi una grossa fetta dell’opinione pubblica.

Dopo i “ciaone” nel Pd emergono voci più serie e dialoganti, come quelle di Stella Bianchi, presidente dell’Intergruppo bicamerale per il Clima Globe Italia, che ricorda che Renzi firmerà l’Accordo di Parigi «proprio nello stesso giorno in cui si celebra la 46ma edizione dell’Earth day. È un passo storico per il futuro del Pianeta. Il nostro Paese, più di molti altri, ha le possibilità per cavalcare la sfida della decarbonizzazione e uscirne vincente con nuove tecnologie e posti di lavoro. La nostra economia può ripartire puntando sull’innovazione, sull’abbandono progressivo ma rapido delle fonti fossili, sulla valorizzazione dei tanti settori della green economy che già oggi sono capaci di generare crescita e occupazione.  È su questi campi che si giocherà il futuro, nella nuova economia a bassissime emissioni di carbonio e nella economia circolare: è qui che già si stanno aprendo nuovi mercati e l’Italia dovrà essere in prima fila».

La Bianchi sottolinea che ieri Papa Francesco è tornato a richiamare l’attenzione sull’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici: «Un allarme tanto più urgente alla luce dei dati sull’aumento della temperatura media globale che ci consegnano ancora un anno record, il 2015, il 14° anno in fila a risultare il più caldo dall’inizio delle misurazioni nel 1880, con una tendenza confermata in questi primi mesi dell’anno e numerosi studi segnalano che decine di milioni di persone rischiano di dover abbandonare la propria terra per l’innalzamento del livello dei mari. Il tempo è scaduto: la nostra è la generazione che può compiere questa svolta, con un approccio coerente e convergente tra l’accordo di Parigi, gli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, l’accordo di Sendai sulla riduzione dei rischi da disastri naturali e quello di Addis Abeba sulla cooperazione ai Paesi in via di sviluppo come sosteniamo con un approccio di coerenza e convergenza, unici a farlo sistematicamente, nel lavoro della rete di parlamentari impegnati per il clima Globe International, e con politiche coordinate che abbiano un’agile e lungimirante cabina di regia, con investimenti e con tecnologie innovative».

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto che tutti i Paesi devono fornire un aggiornamento sul modo in cui i governi metteranno in opera i loro programmi sul clima nei loro piani per lo sviluppo sostenibile, e ha chiesto ai leader mondiali di dichiarare quando prevedono di ratificare l’Accordo di Parigi.

Il capo dell’United nations office for disaster risk reduction (Unisdr), Robert Glasser ha detto: «Mi felicito per il fatto che più di 160 Paesi hanno annunciato la loro partecipazione alla cerimonia di firma dell’Accordo di Parigi», ma ha ricordato a Renzi e agli altri potenti del mondo che «esiste un pericolo reale che siamo superati dall’aumento rapido del ritmo del riscaldamento climatico, a meno che i firmatari non aumentino significativamente i loro impegni di riduzione delle emissioni di gas serra. È chiaro che le condizioni meteorologiche e il clima sono coinvolti nel 90% delle maggiori catastrofi imputabili a dei rischi naturali. Le siccità, le inondazioni, le tempeste e le canicole hanno il potenziale di  minare gli sforzi di numerosi Paesi in via di sviluppo per eliminare la povertà. Nel corso degli ultimi 12 mesi, il mondo ha assistito ad una serie di eventi devastanti, compresa la moltiplicazione per 2 delle siccità, innescate in parte dal fenomeno climatico El Niño, che minacciano la sicurezza alimentare di 100 milioni di persone. La corrente calda equatoriale è anche responsabile di uno dei peggiori episodi di sbiancamento dei coralli mai censito». Il capo dell’ Unisdr ha concluso riecheggiando un tema molto caro ai promotori e sostenitori del referendum italiano contro le trivelle: «La firma dell’Accordo di Parigi è una prima tappa, ma il mondo deve prendere posizione subito per una transizione rapida dai combustibili fossili a vantaggio delle fonti di energie rinnovabili. Senza questo, il fardello umanitario generato dalle risposte alle catastrofi naturali aumenterà in maniera esponenziale e le perdite economiche prodotte continueranno a privare il mondo delle entrate che potrebbero essere utilizzate per migliorare l’educazione e la sicurezza sociale dei più poveri».

L’inviato Onu per i diritti umani e l’ambiente, John Knox, aggiunge che «tuttavia, l’Accordo di Parigi rappresenta un grande progresso per il mondo, soprattutto perché riconosce che il rispetto dei diritti dell’uomo fa parte integrante della lotta contro il cambiamento climatico. Per la prima volta, un accordo ambientale mondiale menziona esplicitamente i diritti umani». Sarà abbastanza straniante vedere fior di dittatori e “uomini forti” in fila per firmare un accordo che dice il contrario di quel che i loro regimi fanno ogni giorno sulla pelle dei loro cittadini, ma in effetti l’Accordo di Parigi invita gli Stati parte a rispettare gli obblighi in materia di diritti umani nel quadro delle misure per lottare contro il cambiamento climatico e l’Onu sottolinea che «menziona anche i diritti umani particolarmente colpiti dal cambiamento climatico, compreso il diritto alla salute  e i diritti dei popoli autoctoni, dei migranti, dei bambini e delle persone handicappate, così come l’eguaglianza dei sessi e l’equità intergenerazionale». Tutti diritti che vediamo violati alle nuove frontiere di filo spinato della civile Europa,  annegate a centinaia nel Mediterraneo, brutalmente violate in troppi Paesi, dove la tortura e le esecuzioni sommarie contro gli oppositori politici e le minoranze sessuali sono la norma.

Ma Knox ricorda a tutti che «l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media mondiale largamente al di sotto dei 2° C in rapporto ai livelli preindustriali e di sforzarsi di limitare c questo aumento a 1,5° C è un eccellente inizio. Sfortunatamente, gli impegni realizzati dai governi fino ad oggi sonio insufficienti per raggiungere l’obiettivo globale».

Secondo l’United Nations environment programme (Unep), che ha pesantemente bacchettato anche l’Italia per i tagli agli incentivi alle energie rinnovabili, la completa attuazione degli impegni presi con l’Accordo di Parigi porterebbe nel 2030 a dei livelli di emissioni che probabilmente si tradurrebbero in un aumento della temperatura media superiore ai  2° C e molto probabilmente a più di 3° C. Knox sottolinea a sua volta: «Anche se rispettassero I loro attuali impegni, gli Stati non soddisferebbero I loro obblighi in materia di diritti. Dal pinto di vista dei diritti umani, è necessario non solo attuare gli impegni attuali, ma anche rafforzare ed estendere l’obiettivo enunciato all’articolo 2 dell’Accordo di Parigi».

L’evento coincide con l’International Mother Earth day  e Ban Ki-moon ha detto che «la Giornata internazionale della Madre Terra è l’occasione per evidenziare l’interdipendenza tra le persone e la sorprendente varietà di specie con cui condividiamo questo pianeta. La celebrazione di quest’anno porta la speranza di un futuro migliore per tutti. In questo giorno, i rappresentanti di oltre 170 paesi si riuniscono presso la sede delle Nazioni Unite a New York, per firmare l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Questo patto è una pietra miliare, insieme alla  2030 Agenda for Sustainable Development ha il potere di trasformare il nostro mondo. Lo slancio raggiunto con tante firme in un giorno manda un chiaro segnale di solidarietà e di determinazione. Ora dobbiamo sprigionare tutta la forza dell’ingegno umano e garantire la crescita low-emission e rafforzare una migliore resilienza climatica. La leadership climatica è essenziale. Ma ognuno di noi ha un ruolo da svolgere. Possiamo fare scelte a basso consumo energetico, smettere di sprecare il cibo, ridurre le nostre emissioni di carbonio e aumentare i nostri investimenti sostenibili. Piccole azioni, moltiplicate per miliardi, porteranno a un cambiamento eccezionale, rafforzando l’accordo di Parigi e mettendoci sulla traiettoria per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals. Il tema di Earth Day 2016 – Alberi per la Terra – lo evidenzia perfettamente. Un albero da solo può non sembrare molto, ma l’Earth Day Network prevede di piantare 7,8 miliardi di alberi nei prossimi 5  anni, ciascuno dei quali assorbirà CO2 dannosa dall’atmosfera, stoccherà l’acqua e filtrerà gli inquinanti per il bene di tutta l’umanità. Come ogni albero svolge la sua parte nella biosfera, allo stesso modo, noi come individui dobbiamo aver a cuore il nostro pianeta e ogni creatura vivente su di esso. Un nuovo futuro può essere nostro,  se rispettiamo e investiamo nella Madre Terra».