Clima, Finlandia e Cile mostrano la strada giusta che l’Italia non vuole seguire (VIDEO)

Il governo di sinistra-centro finlandese: carbon neutral entro il 2035. Il governo di destra del Cile: carbon free entro il 2040

[6 Giugno 2019]

Mentre il Senato italiano si rifiuta di ammettere che esiste un’emergenza climatica, due Paesi – la Finlandia e il Cile –  hanno annunciato obiettivi che fanno impallidire molti leader politici che, un po’ in tutto il mondo, si sono autonominati leader climatici senza dar seguito ai loro impegni.

Il programma del nuovo governo finlandese comprende un piano che prevede di raggiungere la carbon neutrality entro il 2035: uno degli obiettivi più ambiziosi che si siano mai dati i Paesi industrializzati  e che arriva mentre la Finlandia si appresta a diventare – dal primo luglio – presidente di turno dell’Unione europea.

Una decisione coraggiosa presa dalla coalizione di governo _ il Partito socialdemocratico, Partito di Centro, Verdi, Alleanza di sinistra e Partito popolare svedese –  e che fa seguito alle elezioni europee del 26 maggio, dove i Verdi finlandesi hanno preso il 16% dei voti, diventando il secondo partito del Paese.

Secondo Kaisa Kosonen, Senior Policy Advisor di Greenpeace Suomi,  il programma approvato dalla maggioranza di sinistra/verde/centrista a guida socialdemocratica «Attribuisce un’alta priorità all’affrontare la crisi climatica, in linea con l’obiettivo di 1,5° C, e per far diventare la Finlandia un’economia sostenibile e carbon neutral». Il che significa che il Paese scandinavo «E’ in procinto di abbandonare completamente i combustibili fossili senza compromettere il suo benessere – spiega la Kosonen – In termini più concreti, il nuovo programma stabilisce l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2035 e diventare subito carbon negative. Il raggiungimento dell’obiettivo deve essere garantito dalla legge, attraverso una revisione della Legge climatica nella quale saranno fissati anche i nuovi obiettivi delle emissioni per il 2030, il 2040 e il 2050. Ciò significa che l’obiettivo attuale della Finlandia sulla carbon neutrality sarà anticipato di 10 anni (dal 2045 al 2035). Anche l’obiettivo 2050 attualmente definito nel Climate Act come “almeno l’80% di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990” diventerà sostanzialmente più forte, imponendo emissioni zero entro il 2040 e il 2050. Significa anche che la Finlandia dovrà accelerare la sua transizione dai combustibili fossili. Il precedente governo aveva già stabilito un divieto legale  per l’utilizzo del carbone dal 2029 in poi, ma mancano ancora sufficienti strategie di uscita per petrolio, torba e gas, che ora dovranno essere stabilite. I combustibili fossili, compresa la torba, rappresentano ancora oltre il 40% dell’energia primaria della Finlandia». Sembra di essere al Senato italiano, eh?

L’approvazione di una roadmap per l’eliminazione progressiva dei combustibili fossili, e totale entro il 2035, era stata promessa in campagna elettorale dal leader dei socialdemocratici Antti Rinne e, ad esclusione del Partito di Centro, anche gli altri alleati del nuovo governo antisovranista-antifascista avevano delineato le scadenze simili.

Secondo Smart Energy Transition, un consorzio universitario di ricerca finlandese, quella di un sistema energetico al 100% fossil free per la Finlandia è una sfida che si può vincere: il Paese è già molto avanti per quanto riguarda la produzione di energia, mentre il riscaldamento, i trasporti e l’uso industriale saranno più impegnativi. Il ministero dei trasporti finlandese, ha già delineato un piano per rendere il settore fossil free entro il 2045 o, se necessario, entro il 2035.

Per riuscirci è nata una coalizione ampia che va dalla sinistra radicale ex comunista ai centristi – cementata dalla convinzione comune che il clima e la democrazia sono in pericolo – che hanno tenuto fuori dal governo gli alleati di Salvini,la destra negazionista dei veri finlandesi. Mentre In Itali Lega e M5S fanno accordicchi al ribasso, a Helsinki il nuovo programma di governo ha come priorità  – la “Tabella numero 1” – l clima e la biodiversità e le quasi 200 pagine del programma iniziano con la parola “ilmastonmuutos”; cambiamento climatico. La Kosonen conclude: «Il modo in cui il governo manterrà le sue promesse e riempirà gli spazi vuoti del programma, resta da vedere, ma il dibattito sul clima in Finlandia è cambiato per sempre».

Dall’altra parte del mondo un governo di destra, quello del Cile, ha annunciato che uscirà dal carbone entro il 2040 e che diventerà carbon neutral entro il 2050. Un piano davvero ambizioso per un Paese che dipende dal carbone e che soli pochi giorni fa ha inaugurato  una centrale a carbone realizzata dalla multinazionale francese Engie e che subito il governo di Santiago si è affrettato a definire «L’ultima nuova centrale a carbone del Paese».

A dicembre il Cile ospiterà la Conferenza delle parti Unfccc e il  presidente Sebastian Piñera, si è impegnato a chiudere 8 delle 28 centrali a carbone del Paese entro il 2024, riducendo così la quota del carbone per la produzione di elettricità dall’attuale 40% al 20% in 5 anni, con l’obiettivo di eliminare gradualmente il carburante entro il 2040. Con la firma dell’Accordo di Parigi, il Cile – allora governato da socialisti e comunisti – si è impegnato  a ridurre entro il 2030 del 30% le emissioni di gas serra rispetto al 2007.  Piñera ha annunciato che «Stiamo per rispettare questo impegno. I passi che stiamo annunciando sono il modo concreto e reale per trasformare parole e impegni in fatti e realtà«.

Il 3 giugno, nel discorso annuale del Presidente alla Nazione, Piñera  ha ricordato che «Anche se il Cile rappresenta solo lo 0,25% delle emissioni globali, è una delle 10 nazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici». Il governo di destra del Cile si è offerto di ospitare la Cop Unfccc dopo che il presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro aveva improvvisamente annullato l’impegno in questo senso preso dal precedente governo di centrodestra di Brasilia. Da allora in Cile sembra partita una corsa a diventare sempre più “green”; la capitale Santiago de Chile ha ora 200 bus elettrici, la seconda flotta più grande nel mondo in via di sviluppo dopo la Cina. In confronto, gli Usa contano solo 300 autobus elettrici. Il Cile  si è dato anche obiettivi ambiziosi per l’energia solare e Monica Araya, ex negoziatrice climatica, ha detto a Climate Home News: «Avremo un piano per la decarbonizzazione entro il 2050, che è quello che l’accordo di Parigi vuole che i Paesi facciano».

Ma Félix González, presidente del Partido Ecologista Verde e deputato della coalizione di sinistra Frente Amplio, ha detto che il piano per chiudere le centrali a carbone entro il 2040 «Non è dignitoso. Due decenni in più di inquinamento da metalli pesanti. Dobbiamo continuare a mobilitarci perché dobbiamo chiuderle ora!».

Niklas Höhne, un climatologo del New Climate Institute, ha definito il piano cileno «Il primo esempio dell’azione rapida e urgente che è necessaria in questo momento. A nostra conoscenza, non esiste nessun altro Paese al mondo con una quota così elevata di carbone che abbia stabilito un piano di decarbonizzazione più rapido per i prossimi 5 anni». Il Cile in via di sviluppo prevede di uscire dal carbone molto più velocemente della ricchissima Germania.

Höhne conclude:«Con i costi dell’elettricità da fonti rinnovabili che ci sono in Cile, che si classificano tra i più economici al mondo, Il piano è sicuramente fattibile. Ad aprile, la società spagnola Tecnologica ha vinto un’asta per un impianto solare da 120 megawatt al costo di 29,10 dollari per megawattora, rendendola l’energia non sovvenzionata più economica al mondo. Per il Cile, l’opzione a basso costo è quella di andare in quella direzione».

 

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