Clima: le previsioni scientifiche degli anni ’70 sul riscaldamento futuro erano azzeccate (VIDEO)

Nasa: si sono rivelate giuste le previsioni dell’aumento delle temperature fatte con mezzi e dati molto meno sofisticati di quelli odierni

[13 Gennaio 2020]

Alan Buis, del Jet Propulsion Laboratory della NASA, cita un vecchio proverbio statunitense: “the proof is in the pudding”, per spiegare che si può davvero misurare la qualità di qualcosa solo una volta che è stato messo alla prova e dice che «E’ il caso dei modelli climatici: le simulazioni matematiche al computer dei vari fattori che interagiscono nell’influenzare il clima terrestre, come la nostra atmosfera, oceano, ghiaccio, superficie terrestre e sole. Per decenni, le persone si sono legittimamente chieste quanto funzionino bene i modelli climatici nel prevedere le condizioni climatiche future. Basati su una fisica solida e sulla migliore comprensione del sistema Terra disponibile, riproducono abilmente i dati osservati. Tuttavia, hanno un’ampia variabilità risposta rispetto all’aumento dei livelli di anidride carbonica e rimangono molte incertezze sui dettagli. Tuttavia, quel che distingue la buona scienza è la capacità di fare previsioni verificabili, e modelli climatici hanno fatto previsioni fin dagli anni ’70. Quanto sono stati affidabili?».

Un nuovo studio, accettato per la pubblicazione su Geophysical Research Letters e realizzato da un team di ricercatori guidato da Zeke Hausfather dell’Università della California – Berkeley e che comprende scienziati del Goddard Institute of Space Studies della NASA, Massachusetts Institute of Technology e della Woods Hole Oceanographic Institution, risponde a questa domanda presentando una nuova valutazione dei modelli climatici globali utilizzati nell’ultimo mezzo secolo per prevedere le temperature medie globali future della superficie della Terra e ne viene fuori che «La maggior parte dei modelli era abbastanza accurata».

Il team di ricercatori statunitensi ha condotto una valutazione sistematica delle performance dei precedenti modelli climatici e ha confrontato 17 modelli di previsioni della temperatura media globale, sempre più sofisticati, sviluppati tra il 1970 e il 2007, inclusi alcuni originariamente sviluppati dalla NASA, con i cambiamenti effettivi della temperatura globale osservati fino alla fine del 2017. I dati sulla temperatura osservativa provenivano da più fonti, tra le quali le serie storiche della Goddard Institute for Space Studies Surface Temperature Analysis (GISTEMP) della NASA che stima il cambiamento globale della temperatura superficiale.

Buis dice che il risultato è che «10 dei modelli di previsioni corrispondevano fortemente alle osservazioni. Inoltre, dopo aver tenuto conto delle differenze tra i cambiamenti modellati e effettivi del biossido di carbonio atmosferico e altri fattori che determinano il clima, il numero è aumentato a 14. Gli autori non hanno trovato prove che i modelli climatici abbiano sistematicamente sopravvalutato o sottovalutato il riscaldamento nel periodo delle loro proiezioni».

Uno degli autori dello studio, Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute of Space Studies della NASA, evidenzia che «I risultati di questo studio sui modelli climatici del passato rafforzano la fiducia degli scienziati sul fatto che sia loro che gli odierni modelli climatici più avanzati prevedono bene il riscaldamento globale. Questa ricerca potrebbe aiutare a risolvere la confusione tra l’opinione pubblica sulle performance dei lavori di modellizzazione del clima del passato».

Gli scienziati utilizzano i modelli climatici per comprendere meglio come il clima della Terra sia cambiato in passato, come stia cambiando ora e per prevedere le tendenze climatiche future. Dato che il riscaldamento globale ha effetti diffusi, è direttamente legato agli accordi internazionali sugli obiettivi per mitigare il riscaldamento climatico futuro e hai dati osservativi raccolti più a lungo e più accurati, i trend della temperatura globale sono tra le previsioni più significative. I modelli più recenti e più complessi comprendono anche altre variabili climatiche e anche queste previsioni hanno dovuto essere valutate.

Per mettere insieme con successo i nuovi dati osservativi, le proiezioni del modello climatico devono incorporare la fisica del clima e anche fare previsioni accurate sui futuri livelli di emissione di CO2 e su altri fattori che influenzano il clima, come variabilità solare, i vulcani, altre emissioni di gas serra di origine antri opica e naturali e gli aerosol.

Il nuovo studio ha esaminato le differenze tra le emissioni previste e effettive e altri fattori ed ha così permesso una valutazione più mirata della rappresentazione dei modelli del sistema climatico terrestre. Schmidt ricorda che «I modelli climatici hanno fatto molta strada dal semplice bilancio energetico e dai modelli di circolazione generale degli anni ’60 e dei primi anni ’70 fino ai modelli di circolazione generale sempre più ad alta risoluzione e completi. Data la limitata evidenza osservativa di riscaldamento che gli scienziati avevano negli anni ’70, quando la Terra si era raffreddata per alcuni decenni, il fatto che molti dei vecchi modelli climatici che abbiamo esaminato proiettassero accuratamente le successive temperature globali è particolarmente impressionante».

Gli autori dello studio spiegano che «Mentre la relativa semplicità dei modelli analizzati rende funzionalmente obsolete le loro proiezioni climatiche, possono comunque essere utili per verificare i metodi utilizzati per valutare gli attuali modelli climatici all’avanguardia, come quelli da utilizzare nell’United Nations’ Intergovernmental Panel on Climate Change Sixth Assessment Report che sarà pubblicato nel 2022.

Schmidt conclude: «Man mano che le proiezioni dei modelli climatici sono maturate, dal rumore di fondo della variabilità naturale sono emersi sempre più segnali che consentono la valutazione retrospettiva di altri aspetti dei modelli climatici, ad esempio nel contenuto di ghiaccio marino artico e di calore nell’oceano. Ma sono le tendenze della temperatura quello su cui la gente tende ancora a concentrarsi».

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