Il disgelo delle torbiere nel permafrost artico provoca forti emissioni di protossido di azoto

«Le aree con alta probabilità di emissioni di N2O coprono circa un quarto della regione artica»

[1 Giugno 2017]

Lo studio “Increased nitrous oxide emissions from Arctic peatlands after permafrost thaw”  pubblicato su su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America da un team di ricercatori finlandesi, svedesi e danesi rivela che «Il disgelo del  permafrost disgelo può aumentare notevolmente le emissioni di protossido di azoto (N2 O) dalle torbiere settentrionali del permafrost settentrionali». La cosa è preoccupante perché  il protossido d’azoto è un gas serra 300 volte più potente della CO2.

E’ noto che lo scongelamento del permafrost può far aumentare il riscaldamento climatico, agendo sui grandi  stock di carbonio e metano imprigionati  nei suoli artici, ma finora il ruolo dell’N2O nella valutazione climatica del permafrost-clima non era ancora stato ben compreso.

Per misurare le emissioni di protossido di azoto dal permafrost che si scongela, il team che ha pubblicato il nuovo studio, guidato da Carolina Voigta del Dipartimento di scienze ambientali e biologiche dell’università della Finlandia orientale ha  utilizzato 16 mesocosmi di 80 cm –  carotaggi di torba intatta con vegetazione naturale – estratti in un torbiera subartica nella Lapponia finlandese.

Per realizzare l’esperimento, durato  33 settimane, i mesocosmi sono stati messi in una camera climatizzata, che imita temperatura, umidità e condizioni di luce naturali, quindi si sono ricreate le varie fasi del disgelo che hanno permesso al team scandinavo di valutare direttamente le dinamiche dell’N2 O.

Le emissioni post-disgelo più alte si sono verificate dalle superfici di torba nude, che si trovano comunemente nelle torbiere del permafrost. «Per queste superfici – dicono gli scienziati – il disgelo del permafrost ha determinato un aumento di cinque volte delle emissioni ».

I livelli di emissioni misurati in queste superfici artiche sono simili a quelli dei suoli delle foreste tropicali, le più grandi fonti di emissioni N2O del mondo. Lo studio fa notare che la presenza di copertura vegetale nei mesocosmi ha abbassato approssimativamente del 90% le emissioni di N2O indotte dallo scongelamento del permafrost. Se il suolo è coperto di acqua, non si presentano  le condizioni per le emissioni di N2O.

Una valutazione della vulnerabilità ha indicato che «Le aree con alta probabilità di  emissioni di N2O coprono circa un quarto della regione artica». Secondo gli autori,« Il bilancio artico dell’N2O dipenderà fortemente dalle future variazioni di umidità e della vegetazione», ma concludono che «L’Artico diventerà probabilmente una fonte sostanziale di N2 O, quando il permafrost si scioglierà».