Dopo il maltempo, 1 milione di euro per «un nuovo volto» al Parco archeologico di Baratti e Popolonia

Un progetto che intreccia strettamente ricerca e turismo, entrambe risorse per il territorio

[12 Gennaio 2016]

Due mesi fa sul Parco archeologico di Baratti e Populonia, uno dei gioielli della costa etrusca, il maltempo si abbatté come una piaga. Fango a coprire le tombe millenarie, cartellonistica divelta, frane sui percorsi battuti da ricercatori e turisti. La stima dei danni arrivò a 150mila euro, ma il Parco non fu lasciato solo. La Parchi Val di Cornia SpA chiamò a raccolta i cittadini per riportare a nuova luce l’area dopo il nubifragio, e durante le due giornate #SuLeManichePerBaratti la risposta non tardò ad arrivare.

Ieri, con un’altra emergenza maltempo in corso lungo la costa, anche le istituzioni centrali sono tornate ad occuparsi del Parco archeologico, con un progetto di più ampio respiro: grazie a un bando da 1 milione di euro finanziato attraverso Arcus (società del Ministero che ha il compito di sostenere in modo innovativo progetti ambiziosi concernenti il mondo dei beni culturali), sono stati avviati i cantieri del progetto di conservazione e valorizzazione del Parco archeologico di Baratti e Populonia.

La maggior parte degli interventi, spiega il Parco, si concentreranno sull’Acropoli di Populonia e comprenderanno sia delle aree mai aperte al pubblico che necessitano di una progettazione integrale dei sistemi di viabilità, pannellistica e arredi, sia alcune aree già indagate in passato ma finora poco valorizzate nell’ottica del grande pubblico.

«Sarà realizzata – illustrano dal Parco – la ricostruzione parziale di uno dei templi, saranno resi visibili al pubblico pavimenti musivi, verrà realizzato un nuovo percorso di visita che permetterà di rendere fruibili gli ambienti che ospitavano il Mosaico dei pesci, esposto al Museo archeologico del territorio di Piombino.

L’idea di fondo che sottende questo importante progetto è che se è vero che la valorizzazione del patrimonio culturale si alimenta della ricerca, è altresì vero che a sua volta la ricerca trae dalla valorizzazione stimoli, idee, obiettivi e non solo giustificazione sociale e culturale. La valorizzazione può essere intesa, in altri termini, come parte costitutiva delle stesse scelte di conoscenza».

Un finanziamento tutto sommato modesto, dunque, ma che se ben concretizzato – alla sua definizione hanno contribuito autorevoli soggetti, Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Parchi Val di Cornia Spa, università – porterà a interventi in grado di dare «un nuovo volto al Parco», intrecciando strettamente ricerca e turismo, entrambe risorse per il territorio.