Dopo la siccità il maltempo devasta l’agricoltura. Coldiretti: eventi estremi quadruplicati

«Il risultato sono pesanti danni alle coltivazioni con la perdita di un intero anno di lavoro». E i prezzi di frutta e verdura salgono

[8 Giugno 2020]

La crisi climatica si abbatte con forza sui campi italiani, mettendo a rischio i frutti dell’agricoltura e contribuendo al contempo al rialzo dei prezzi per i consumatori. A documentarlo è la Coldiretti nazionale, dopo le allerte meteo di questi giorni: «Salgono a milioni di euro i danni nelle campagne a causa del maltempo che hanno distrutto raccolti, sventrato serre, sradicato alberi, allagato campi e provocato frane e smottamenti in un giugno pazzo segnato fino ad ora lungo tutta la Penisola da 48 eventi estremi tra violenti temporali, grandine e bufere di vento, quattro volte superiori allo stesso periodo dello scorso anno (+336%)».

Ma le bombe d’acqua sono soltanto l’ultimo degli eventi meteorologici estremi che hanno falcidiato l’agricoltura nazionale negli ultimi mesi. La primavera è infatti «iniziata con il gelo che ha compromesso le fioriture ed è proseguita con il caldo torrido e la siccità per andare a concludersi con le tempeste da nord al sud del Paese. Il risultato – precisa la Coldiretti – sono pesanti danni alle coltivazioni con la perdita di un intero anno di lavoro, dal mais alla frutta con il crollo dei raccolti nazionali, dalle pesche alle nettarine (-28%) fino alle albicocche (-58%), fino alle ciliegie».

Dati che hanno ripercussioni pesanti non solo sulle aziende agricole, ma anche sui portafogli dei consumatori: «Il rischio  – argomentano gli agricoltori – è che una ridotta diponibilità di frutta nazionale provochi un deciso aumento delle importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy ma anche un rialzo dei prezzi al consumo come dimostra l’aumento del 7,8% registrato dall’Istat a maggio».

In questo modo la crisi climatica si incrocia con un altro elemento di forte difficoltà per l’agricoltura nazionale, messa in forte difficoltà dalla carenza di manodopera dato che il lockdown ha limitato fortemente l’arrivo di braccianti e lavoratori specializzati dall’estero: senza migranti sono venuti a mancare 370mila lavoratori regolari nei campi, dove troppi i prodotti agricoli sono rimasti a marcire senza che nessuno potesse raccoglierli.

Un’emergenza nell’emergenza, dunque, dato che la crisi climatica colpisce duro il settore primario già da molto tempo. «Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne».

Sotto questo profilo, il 2020 è iniziato nel peggiore dei modi: con una temperatura superiore di 1,41 gradi la media storica, quest’anno al momento si classifica come il più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800.