Ecomondo, le grandi aziende italiane chiedono un fisco verde per raffreddare il clima

L’appello per la Cop 21 incita il governo a introdurre anche una carbon tax, ma le risposte istituzionali latitano

[4 Novembre 2015]

In vista della Cop 21 di Parigi, il Consiglio nazionale della green economy ha lanciato sette proposte per “raffreddare” il clima: un appello ai decisori politici partito dagli Stati generali della green economy in svolgimento a Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente, a Rimini.

L’appello, che è aperto alle sottoscrizioni, è stato presentato durante una tavola rotonda alla quale hanno partecipato rappresentanti di alcune tra le più importanti aziende nazionali. Tra le proposte contenute, c’è l’invito «a promuovere a Parigi un efficace accordo e attivare misure nazionali di mitigazione e adattamento (i danni causati dal cambiamento climatico sono stimati in almeno 3,5 miliardi di euro l’anno); ad adottare target legalmente vincolanti in linea con l’obiettivo dei 2 gradi centigradi». Nell’accordo si parla anche di «fiscalità ambientale e di introduzione di una carbon tax, di sfruttare l’enorme potenziale di efficienza energetica e accelerare l’uscita dalle fonti fossili». Il documento si rivolge anche al mondo agricolo: «E’ importante che diventi protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici attraverso la promozione di modelli di gestione del suolo più sostenibili. Infine, per realizzare una transizione verso l’economia verde è necessario puntare sull’eco-innovazione e sull’economia circolare».

L’Appello, che rappresenta il contributo dell’industria italiana alla Cop 21 di Parigi, è già stato sottoscritto da molte aziende, tra cui Barilla, Ferrovie dello Stato, Philips, Poste Italiane, e sarà sottoposto all’attenzione del ministro dell’Ambiente Galletti. Le strategie per realizzare un sistema fiscale indirizzato a penalizzare l’utilizzo delle risorse naturali (alleggerendo al contempo il lavoro dalla zavorra delle tasse) esistono già, e il mondo della ricerca – l’ultimo esempio viene da uno studio condotto sotto il cappello dell’Agenzia europea dell’ambiente – ha reso disponibile importanti indicazioni al proposito. Al contrario, continua a latitare la volontà politica, e il governo Renzi non fa eccezione: nella Delega fiscale giunta a compimento in questi mesi, nonostante le belle parole, di un fisco più verde non c’è traccia.