I cicloni tropicali del Pacifico Occidentale influenzano la siccità negli arcipelaghi del Sud-Est asiatico

Studio Italiano: conoscere i cicloni tropicali migliora le previsioni nel Maritime Continent

[11 Febbraio 2020]

I cicloni tropicali sono importanti protagonisti del sistema climatico terrestre, ma di solito se ne studia il ruolo che svolgono nel determinare alluvioni e precipitazioni, il nuovo studio “The typhoon-induced drying of the Maritime Continent”, pubblicato su PNAS da Enrico Scoccimarro, Silvio Gualdi, Alessio Bellucci, Daniele Peano e Antonio Navarra (Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), Annalisa Cherchi (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV), Gabriel A. Vecchi (Università di Princeton) (Fondazione CMCC), rileva per la prima volta la capacità dei cicloni tropicali «di indurre siccità in regioni diverse da quelle che attraversano» e alla CMCC dicono che «La causa del fenomeno risiede nelle anomalie che i cicloni inducono nei venti che lambiscono le regioni limitrofe a quelle in cui si sviluppano».

Infatti, utilizzando dati osservativi del periodo 1979-2015, lo studio dimostra che «I cicloni tropicali dell’Oceano Pacifico Occidentale (i cosiddetti “tifoni” nel caso delle più intense manifestazioni) non solo aumentano le precipitazioni nelle aree in cui transitano da giugno ad agosto, ma sono anche causa della diminuzione delle precipitazioni nel Maritime Continent (la regione tra Oceano Indiano e Oceano Pacifico che include gli arcipelaghi del Sud-Est asiatico), area non direttamente influenzata da essi. Il fenomeno è spiegato da un’anomalia di trasporto d’acqua verso Est nella regione equatoriale del Pacifico Occidentale, indotta dai cicloni tropicali che si sviluppano nel bacino».

Il principale autore dello studio, Scoccimarro della Divisione Climate Simulation and Prediction CMCC, spiega che «I venti indotti dal ciclone e che girano attorno al suo centro raggiungono i 200-300 km/h e spostano non solo la massa d’aria interessata, ma anche l’acqua presente nella massa d’aria stessa, coinvolgendo anche la periferia del sistema, fino a oltre 10.000 km dal centro del ciclone. In un ciclone tropicale dell’emisfero settentrionale, i venti disegnano una spirale concentrica, in senso antiorario. Pertanto, nella parte meridionale del ciclone, l’acqua viene spostata verso Est, mentre nella parte settentrionale del ciclone l’acqua viene spostata verso Ovest».

E’ questo fenomeno che determina lo spostamento a est dell’acqua che aktrimenti apparterrebbe alla colonna atmosferica del Maritime Continent, riducendo così l’umidità dell’area: «L’effetto è che, negli anni in cui si verifica un maggior numero di cicloni tropicali, la zona è meno piovosa perché c’è una minore disponibilità d’acqua», dicono i ricercatori.

I risultati dell’osservazione sono stati confermati da esperimenti numerici che hanno utilizzato il Modello di Circolazione Generale ad alta risoluzione sviluppato dalla Fondazione CMCC (CMCC-CM2-VHR4). Scoccimarro spiega ancora: «Utilizzando uno dei tre modelli al mondo in grado di risolvere i tifoni intensi, grazie alla sua elevata risoluzione orizzontale di 25 km sia in atmosfera che nelle componenti oceaniche, siamo stati in grado di escludere altri fattori esterni che avrebbero potuto interagire sia con l’attività dei cicloni tropicali che con le precipitazioni del Maritime Continent, come ad esempio l’oscillazione meridionale “El Nino”».

Dallo studio emerge che riuscire a prevedere l’attività dei cicloni tropicali nell’Oceano Pacifico Occidentale aiuta a prevedere l’inizio e la durata della stagione secca nel Maritime Continent e che queste previsioni hanno importanti implicazioni, «poiché è proprio in quest’area che nascono i processi convettivi più profondi che muovono tutta la circolazione atmosferica globale. Futuri sviluppi di questo lavoro esamineranno se tale fenomeno indotto dai cicloni tropicali sul Maritime Continent possa applicarsi anche in altri bacini».