Il cambiamento climatico sta uccidendo i pulcinella di mare

Le cause della morte di migliaia di pulcinella di mare e alche in Alaska

[30 Maggio 2019]

Nell’autunno del 2016 sulle spiagge dell’Isola di Saint Paul, nel Mar di Bering, in Alaska, cominciarono a spiaggiarsi dei pulcinella di mare dai ciuffi (Fratercula cirrhata) già morti o in uno stato di completa debilitazione. In pochi mesi gli scienziati accorsi per capire a cosa era dovuta la moria contarono nell’area interessata dalla moria 9.000 pulcinelle di mare e altri uccelli marini morti nel giro di pochi mesi. Ora dallo studio “Unusual mortality of Tufted puffins (Fratercula cirrhata) in the eastern Bering Sea”, pubblicato su PLOSOne da un team di ricercatori statunitensi guidato da Timothy Jones della School of Aquatic and Fishery Sciences dell’università di Washington – Seattle, emerge che i pulcinella di mare morirono di fame quando i pesci di cui si cibano migrarono verso nord a causa dell’aumento delle temperature del mare.

I ricercatori dicono che «I cambiamenti climatici nella popolazione ittica, combinati con l’inizio della muta, potrebbero aver causato la morte di questa massa» e Jones conferma: «Gli eventi di mortalità di massa potenzialmente legati ai cambiamenti climatici in corso stanno aumentando di frequenza e di magnitudo».

Ci sono diverse specie di pulcinella di mare: nell’Oceano Pacifico settentrionale, oltre al Pulcinella di mare dai ciuffi vive anche il pulcinella dal corno (Fratercula corniculata), mentre nell’Oceano Atlantico settentrionale si trova la  fratercula o pulcinella di mare (Fratercula arctica) classificata come vulnerabile nella Lista Rossa Iucn a causa di una serie di minacce, tra cui la caccia, l’inquinamento e il cambiamento climatico.

Il pulcinella di mare dai ciuffi, nero, con un  caratteristico becco rosso e la testa bianca ornata da ciuffi,  passa l’inverno in mare e durante la primavera e l’estate nidifica in colonie costiere tra il nord dalla California e l’Alaska. Secondo le stime degli scienziati nel 2016 sarebbero morti tra i 3.150 e 8.500 uccelli, e tra l’ottobre 2016 e il gennaio 2017 sulle spiagge dell’isola di Saint Paul sono stati trovati oltre 350 corpi di uccelli marini, la maggior parte erano pulcinella dai ciuffi, ma c’erano anche i corpi di un secondo uccello marino: l’alca minore crestata (Aethia cristatella). La maggior parte dei pulcinella e delle alche erano adulti e perdevano le piume, un periodo di grande stress per gli uccelli marini. I ricercatori suggeriscono che una diminuzione della presenza di cibo prima della muta potrebbe aver impedito a molti uccelli di sopravvivere.

Pulcinella e alche si nutrono di pesci e invertebrati marini, che a loro volta si nutrono di plancton oceanico. Gli scienziati temono che acque insolitamente calde del Mar di Bering abbiano fatto migrare il loro cibo mutando la rete alimentare oceanica, causando problemi alla vita marina, compresi i pulcinella di mare.

I risultati del nuovo studio si vanno ad aggiungere alle sempre più numerose ed evidenti prove che l’aumento delle temperature sta avendo effetti imprevedibili su uccelli, pipistrelli e altri animali selvatici. Uno studio pubblicato nel novembre 2018 su Science ha rilevato che gli uccelli che nidificano nell’Artico sono esposti a un rischio maggiore di predazione dei loro nidi a causa di cambiamenti dei periodi migratori legati ai cambiamenti climatici. Nel nord dell’Australia l’ultima caldissima estate australe ha spazzato via quasi un terzo dell’intera popolazione di volpi volanti dagli occhiali (Pteropus conspicillatus).

La natura ci manda chiari avvertimenti che l’emergenza climatica che i governi (ma anche gli elettori non scherzano) continuano a sottovalutare ha già raggiunto il punto di non ritorno in quelli che gli scienziati indicano da anni come gli hotspot dell’inarrestabile cambiamento climatico globale prossimo venturo, ma probabilmente i pulcinella di Saint Paul sono troppo lontani per sentire il loro disperato richiamo all’umanità che corre verso il precipizio nel quale gli uccelli marini sono già precipitati.