Il futuro nel Mediterraneo del cambiamento climatico: stagioni più instabili e estremizzazione del clima

Ricerca a partecipazione italiana sui sedimenti del lago più antico d’Europa

[3 Settembre 2019]

Secondo lo studio “Mediterranean winter rainfall in phase with African monsoons during the past 1.36 million years”, pubblicato su Nature da un team di 47 ricercatori di 13 Paesi  guidato da Bernd Wagner dell’Universität zu Köln e coordinato per l’Italia da Giovanni Zanchetta del Dipartimento di scienze della Terra dell’università di Pisa,  a causa del riscaldamento globale,  la tendenza futura del clima nel Mediterraneo potrebbe essere caratterizzata da «Stagioni più estreme, con estati più calde e aride e maggiore instabilità autunnale dovuta a forti precipitazioni specie fra settembre e dicembre».

E’ quanto emerso dall’analisi dei sedimenti del lago di Ohrid, il più antico di Europa, al confine tra Albania e Macedonia del Nord. Il progetto è iniziato 15 anni fa con studi preliminari iniziali per determinare l’età del lago e comprendere meglio la storia climatica della regione mediterranea. Per “leggere” il clima passato e ricavare indicazioni sul futuro, i ricercatori hanno analizzate per cinque anni i quasi tre km di carote di sedimento recuperate dal fondale del lago durante una campagna di carotaggio profondo realizzata nel 2013. I campioni sono quindi stati suddivisi e analizzati presso i vari istituti di ricerca, fra cui anche i laboratori dell’Università di Pisa. I partner italiani del consorzio internazionale che ha realizzato lo studio comprendono anche le università di Firenze, Bari, Reggio Emilia e Roma Sapienza, il Cnr e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Wagner ed Hendrik Vogel dell’università di Berna sottolineano che «Ora possiamo dimostrare che il lago ha avuto origine esattamente 1,36 milioni di anni fa e da allora esiste ininterrottamente. Eravamo davvero entusiasti quando ci siamo resi conto di aver perforato uno dei nuclei di sedimenti più lunghi e completi nel lago più antico d’Europa e di avere la possibilità di ottenere dati climatici regionali ad alta risoluzione di oltre 1,3 milioni di anni, è il sogno di ogni ricercatore del clima».

Zanchetta, fra i “Principal Investigator” dell’intero progetto, spiega che «Le proiezioni dei modelli fisico-matematici sul clima futuro nel Mediterraneo a seguito del riscaldamento globale sono caratterizzate da ampie incertezze soprattutto per quanto riguarda l’andamento delle precipitazioni, da cui dipende la disponibilità idrica di oltre 450 milioni di persone. Per comprendere meglio i possibili scenari futuri è quindi necessario indagare il clima passato e da questo punto di vista il lago Ohrid è uno scrigno ricco di informazioni preziosissime sull’evoluzione clima nel Mediterraneo nell’ultimo milione e mezzo di anni».

I sedimenti depositati nel lago hanno permesso di ottenere informazioni sulla storia del clima della regione, ad esempio le precipitazioni. Per la prima volta per periodi così lunghi, i nuovi dati forniscono record che possono essere confrontati direttamente con i dati di modellazione. «Questo aiuta la nostra ricerca a comprendere meglio le cause del tempo piovoso e a comprendere meglio gli effetti dei cambiamenti climatici sulle proiezioni future – aggiunge Wagner – I dati sedimentologici mostrano un aumento significativo delle precipitazioni invernali nella regione del nord del Mediterraneo durante i periodi caldi. Il clima mediterraneo è caratterizzato da forti contrasti stagionali tra estati secche e inverni umidi. I cambiamenti nelle piogge invernali sono difficili da ricostruire su scale temporali degli ultimi milioni di anni. Ciò è in parte dovuto alla mancanza di registri regionali di idroclima che coprano diversi cicli glaciale-interglaciale con diverse geometrie dell’orbita terrestre, volumi globali di ghiaccio e concentrazioni di gas serra nell’atmosfera».

Eleonora Regattieri ricercatrice dell’università di Pisa e coautrice dello studio pubblicato su Nature, conclude: «Le proprietà geochimiche e il contenuto di polline rinvenuti nei carotaggi hanno mostrato un aumento delle precipitazioni nel periodo autunnale e invernale, legato ad un riscaldamento delle temperature superficiali del Mar Mediterraneo, che si verifica durante i periodi caldi e interglaciali. Effetti simili potrebbero quindi derivare dal recente riscaldamento climatico di origine antropica, e in questo contesto, le ricerche sul lago di Ohrid possono essere utili per migliorare le proiezioni future sul cambiamento climatico».