I risultati del progetto “Share Stelvio” per la Giornata internazionale della montagna

Il global warming scioglie le nostre montagne: in 50 anni scomparso 40% ghiacciai

[10 Dicembre 2013]

Non sono certo incoraggianti i dati che riguardano anche le Alpi italiane e i ghiacciai, raccolti ed elaborati durante il progetto “Share Stelvio” e che saranno presentati domani, giornata che le Nazioni Unite hanno dedicato alla montagna.

Dal 1954 al 2007 è stata registrata una riduzione areale del 40% dei ghiacciai, e scomparsi circa 20 Km2 di ghiaccio; negli ultimi anni poi è avvenuta un’accelerazione impressionante della deglaciazione: dal 1954 al 1981 -0,24 di km2/anno; dal 2003 al 2007 -0,7 Km2/anno. Tre volte tanto. Entro il 2100, il più grande ghiacciaio vallivo delle Alpi italiane, il ghiacciaio dei Forni, potrebbe essere ridotto, secondo le proiezioni ottenute dai ricercatori, al solo 5% del suo attuale volume. E ancora: 36 laghi alpini situati in gran parte sotto i 2500 metri di quota sono scomparsi, ma al contempo 22 nuovi sono apparsi sopra i 2900 metri. Di fatto l’aumento delle temperature causato dal global warming impatta su tutto l’ecosistema montano.

«Date l’estensione e le caratteristiche dei ghiacciai esaminati, gran parte dei dati possono considerarsi estendibili ai ghiacciai alpini italiani- ha dichiarato Guglielmina Diolaiuti, ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano, di EvK2CNR e responsabile scientifica del progetto- Le Alpi possono venire considerate delle “torri d’acqua” che svolgono un ruolo cruciale per l’accumulo e il rilascio di questa preziosa risorsa. Attraverso i ghiacci e le nevi costituiscono una fondamentale riserva di questo bene primario. I dati di riduzione glaciale ottenuti nell’ambito di “Share Stelvio” indicano chiaramente che le “torri d’acqua” (non solo quelle del Parco Nazionale dello Stelvio) stanno modificandosi sempre più rapidamente».
Il progetto di ricerca triennale, sostenuto dal Comitato EvK2CNR con il contributo di Regione Lombardia attraverso la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ha coinvolto i ricercatori di tre istituti del Cnr (Isac, Ise e Irsa), dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università Cattolica, dell’Università dell’Insubria e del Politecnico di Milano. Questo progetto pilota è inserito nell’ambito del progetto Share (programma internazionale di monitoraggio ambientale in alta quota) promosso dal Comitato EvK2CNR, con l’obiettivo di analizzare e quantificare gli impatti del cambiamento climatico su ghiaccio e acqua del Parco Nazionale dello Stelvio.

Oggetto delle ricerche sono stati i ghiacciai, il permafrost (porzione di terreno perennemente congelato), i torrenti e i laghi e la composizione dell’atmosfera alle alte quote (misure di particolato atmosferico e ozono) dell’area Lombarda del Parco Nazionale. E proprio dalle ricerche effettuate sul permafrost e nelle aree pro glaciali, sono emersi altri dati di elevato interesse scientifico. Al passo dello Stelvio è stata eseguita una perforazione record di 235 m di profondità e rilevata una temperatura inferiore allo zero dalla superficie fino al fondo. «Prima di questa ricerca si riteneva che lo spessore massimo del permafrost sulle Alpi potesse essere di non più di 100 m. Il “cuore freddo” delle Alpi è quindi ubicato in territorio lombardo ed è fortunatamente più profondo di quanto ipotizzato in precedenza» hanno spiegato gli scienziati. È stato poi ritrovato, nell’area del Parco, un tronco di 4000 anni fa che ha permesso di ricostruire il passato climatico e glaciale della zona e più in generale di gran parte della catena alpina meridionale.

«Il settore lombardo del Parco nazionale dello Stelvio rappresenta un’area chiave per studi ambientali e climatici volti a cogliere i segnali delle variazioni in atto nei diversi sistemi ed ecosistemi terrestri- ha dichiarato il direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Fabrizio Piccarolo. Share Stelvio è il frutto di un forte e proficuo rapporto di collaborazione tra la FLA, il comitato EvK2CNR e tutti gli altri partner del Progetto. Grazie all’alta competenza scientifica dei ricercatori, il sistema di monitoraggio ambientale realizzato attraverso questo progetto, rappresenta un innovativo e importante studio interdisciplinare del cambiamento climatico con un’innegabile valenza europea ed internazionale».