Il mare della Campania ha la “febbre”: a novembre acque troppo calde

A 80 metri di profondità la temperatura ha raggiunto 5° C in più rispetto a quella degli anni precedenti

[17 Dicembre 2018]

In una ricerca appena pubblicata, Lucio De Maio, Andrea Celentano e Rosario Carbone, di Arpa Campania – UO Mare, sottolineano  che «Negli ultimi anni sempre più frequentemente si osservano in Campania fenomeni meteorologici di notevole intensità. In particolare, l’inizio dell’autunno 2018 è stato caratterizzato da ripetute fasi di tempo instabile con marcati fenomeni temporaleschi e non di rado è stato possibile osservare dalla costa delle trombe marine, con lo stupore di molti».

All’Arpa Campania (Arpac) spiegano che «La formazione di una tromba marina è favorita dall’elevata temperatura del mare in grado di fornire considerevole energia ai sistemi nuvolosi. I moti vorticosi si innescano in seguito al contrasto tra l’aria calda ascendente e presente sulla superficie marina e l’aria fredda discendente in quota: fenomeni, questi, favoriti in mare dall’assenza di ostacoli. In questa situazione la forma della tromba d’aria sarà assottigliata, molto contorta e poco potente, ma tuttavia in grado di provocare danni significativi a persone o cose. Queste trombe marine sono dette “waterspout” e sono tipiche dell’Italia e in generale dell’Europa. Il mare, come è noto, ha la funzione di regolare il clima. Infatti, l’acqua accumulando calore in estate e cedendola in inverno, rende gli inverni più miti e le estati meno afose. L’energia contenuta nel mare, tuttavia, può portare in alcuni periodi dell’anno alla formazione di eventi anche catastrofici, ad esempio la formazione di trombe marine. Il mare, specie nel periodo autunnale, costituisce un serbatoio di energia accumulata sotto forma di calore. Va ricordato che per aumentare di un solo grado la temperatura di un litro d’acqua, è necessario fornire circa 1000 calorie (1 kcal)».

A novembre. L’Arpac ha registrato temperature superficiali del mare che erano in media di 1,5° C più alte rispetto a quelle registrate nello stesso periodo in anni precedenti e i ricercatori evidenziano che «Ciò che colpisce maggiormente è l’aumento della temperatura anche negli strati più profondi: infatti è stato possibile osservare che la temperatura della colonna d’acqua si mantiene costante, intorno ai 21° C, fino a quasi 80 metri di profondità, dove la differenza rispetto agli anni precedenti è maggiore fino a raggiungere anche i 5° C. Tutto ciò si traduce in un accumulo di energia della massa d’acqua del mare che può contribuire in maniera determinante alla genesi di fenomeni particolarmente intensi come quelli registrati nell’autunno 2018».

I prelievi sono stati realizzati negli ultimi quattro anni durante i mesi di settembre e novembre a circa 12 miglia al largo di Capo Palinuro (Cilento), a una distanza  dalla costa dove la temperatura non può essere influenzata dall’apporto di acque provenienti da terra.

Nel settembre 2016 erano state registrate temperature relativamente più basse, ma all’Arpac sottolineano che «gli andamenti sono abbastanza allineati senza evidenti scostamenti tra le diverse annualità». A novembre, nel quadriennio considerato, nel 2017 e nel 2016 «le temperature dalla superficie fino a 100 metri di profondità si sono molto abbassate raggiungendo valori che si possono ritenere tipici del periodo; il 2017 risulta l’anno in cui è stata ceduta la maggiore quantità di energia da settembre a novembre. Nel 2015 lo strato superficiale non ha perso molta energia nello stesso periodo, ma al di sotto dei 40 metri di profondità le temperature si allineano con quelle del 2017 e del 2016».

Il 2018 si è discostato nettamente dai tre anni precedenti «Infatti – concludono De Maio, Celentano e Carbone – la temperatura si mantiene costantemente sui 21° C fino ad oltre i 70 metri di profondità con un accumulo di energia in questa massa d’acqua enorme rispetto alle altre tre annualità. Gli scambi termici tra mare e atmosfera hanno certamente effetti benefici di regolazione e mitigazione del clima, ma uno scompenso del sistema con un accumulo eccessivo di energia da parte del mare si può facilmente tradurre in fenomeni meteorologici che in alcuni casi possono risultare anche catastrofici e portare inoltre a squilibri fisici, biologici e chimici dei nostri mari e degli oceani».