In Africa quest’anno si contano 2,6 milioni di migranti climatici

La sostenibilità al centro della Conferenza ministeriale africana sull’ambiente, aperta oggi a Durban

[11 Novembre 2019]

Pur contribuendo solo per il 5% all’emissione di gas climalteranti in atmosfera, l’Africa è il continente più colpito dall’emergenza climatica: Oxfam stima che ci siano oltre 52 milioni di persone in 18 paesi sparsi tra Africa centrale, orientale e meridionale – già messe in ginocchio da conflitti e povertà – che rischiano di morire fame, a causa dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Molte regioni sono colpite, per la seconda volta in 4 anni, da una gravissima e prolungata siccità, la più grave degli ultimi 38 anni.

Nell’Africa meridionale, in diverse aree dello Zimbabwe, si registra il più basso livello di piogge dal 1981, con 5,5 milioni di persone che al momento sono colpite da grave insicurezza alimentare; la regione dello Zambia ricca di mais è oggi a secco: le esportazioni si sono azzerate, con la conseguenza che nel paese a soffrire la fame sono 2,3 milioni di persone. Intanto la situazione si sta aggravando anche in Angola, Malawi, Mozambico, Madagascar, Namibia e Zimbabwe, mentre in Sudafrica ci sono stati casi di suicidi tra gli agricoltori. La siccità sta colpendo duramente anche l’Africa orientale e il Corno d’Africa, in particolare in Etiopia, Kenya e Somalia. Allo stesso tempo, le temperature record registrate nell’Oceano Indiano hanno scatenato piogge intensissime in Kenya e Sud Sudan, provocando alluvioni soprattutto lungo i principali corsi fluviali. Anche il Sud Sudan ha dichiarato lo stato di emergenza, con oltre 900.000 persone colpite dalle alluvioni.

Quasi ovunque in Africa l’intensificarsi di questi eventi meteorologici estremi avviene in paesi già devastati da conflitti e violenza: nel 2019 nell’intero continente ai 7,6 milioni di sfollati in fuga da conflitti, si sono aggiunti 2,6 milioni di profughi del clima. Con alcune delle più situazioni più gravi che si sono verificate in Etiopia, Somalia, Sudan e Sud Sudan. Tre paesi che hanno dovuto fronteggiare simultaneamente l’esodo di oltre 1 milione di persone costrette a fuggire da guerre e siccità.

Una situazione sempre più fuori controllo e vicina ad un punto di non ritorno, di fronte a cui la comunità scientifica internazionale ha già ampiamente dimostrato quanto all’origine dell’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, ci siano proprio i cambiamenti climatici.

Al centro della Conferenza ministeriale africana sull’ambiente (Amcen), che si tiene a Durban da oggi al 15 novembre, vi sarà proprio la sostenibilità e prosperità ambientale dell’Africa.

Uomini, donne e bambini che partendo già da una condizione di estrema vulnerabilità, stanno letteralmente esaurendo le loro riserve di cibo a causa degli shock climatici, e che per questo hanno bisogno immediato di aiuto prima che sia troppo tardi.

Di fronte a questa crisi drammatica, Oxfam lancia un appello urgente ai leader africani riuniti a Durban, affinché facciano pressione sulle economie più avanzate, perché mantengano gli impegni sottoscritti con gli Accordi di Parigi:

  • ridurre le emissioni di CO2in atmosfera – con l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi;
  • stanziare i 100 miliardi dollari promessi per l’adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi in via di sviluppo.

Allo stesso tempo è necessario che i Governi africani migliorino le loro politiche sul tema:

  • definendo un nuovo modello di finanziamento per la riduzione dei danni dovuti all’impatto del clima in vista della prossima conferenza Onu sul clima (Cop 25);
  • migliorando i loro sistemi di allarme sull’impattodi catastrofi naturali;
  • stanziando i fondi necessari ad aiutare le comunità più vulnerabili, soprattutto di piccoli agricoltori;
  • assicurando aiuti e sicurezza a milioni di “migranti climatici”.