Nasa, innalzamento del livello degli oceani accelerato: già 8 centimetri in 20 anni (VIDEO)

Un aumento più veloce del previsto, colpa dello scioglimento della calotte glaciali

[27 Agosto 2015]

Per migliaia di anni il livello del mare è rimasto relativamente stabile e le comunità umane si sono insediate lungo le coste, ma ora il livello degli oceani è in aumento in tutto il pianeta. Secondo un nuovo studio della Nasa, dall’inizio del XX secolo il livello degli oceani è cresciuto di circa  20 cm e di più di 8 cm negli ultimi 20 anni, «e tutti i segnali indicano che questo aumento sta accelerando». La cosa che preoccupa di più la Nasa ed altre agenzie spaziali è cosa accadrà alle antiche calotte di ghiaccio che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide, che sembrano sempre più instabili.

Tom Wagner, del cryosphere program della Nasa, è preoccupato: «Dai dati paleoclimatici abbiamo visto che, se le calotte andranno rapidamente in pezzi,  un aumento del livello degli oceani di ben 10 piedi in un secolo o due è possibile. Stiamo osservando l’evidenza che le calotte di ghiaccio si stanno muovendo, ma dobbiamo capire meglio prima di poter dire che siamo in una nuova era di rapida perdita di ghiaccio».

Nel 1992 la Nasa ha effettuato dallo spazio la misurazione del livello della superficie degli oceani e con la Cness, l’agenzia spaziale francese, ha lanciato il Topex/Poseidon e poi Jason-1 e 2, che hanno registrato un aumento medio mondiale  di 7,4 centimetri del livello del mare.

Nel 2002 la Nasa e l’Agenzia spaziale tedesca hanno lanciato il Gravity Recovery and Climate Experiment, i satelliti gemelli Grace che misurano i movimenti della massa, quindi la gravità, della Terra ogni 30 giorni. Se le masse terrestri sono stabili, le masse d’acqua sono molto dinamiche e Grace registra questi movimenti in tutto il pianeta. L’altro nuovo sistema è Argo, una rete internazionale di più di 3.000 sensori oceanici galleggianti in mare aperto.

Le osservazioni realizzate con Jason hanno rivoluzionato la comprensione scientifica dell’attuale innalzamento del  livello dei mari e sulle sue cause: ora sappiamo che per un terzo è causato dal riscaldamento degli oceani e per due terzi dallo scioglimento dei ghiacci. I satelliti hanno anche definitivamente dimostrato che il livello degli oceani non è uniforme e che può variare fino a 2 metri da  un’area all’altra del pianeta. Anche l’aumento del livello de mare non è uniforme: gli scienziati della Nasa spiegano che «Attualmente, le differenze regionali del livello del mare sono dominate dagli effetti delle correnti oceaniche e dei cicli naturali come il fenomeno di El Niño e della Pacific Decadal Oscillation». Mentre le calotte glaciali continuano a sciogliersi, gli scienziati prevedono che la loro fusione «Supererà le cause naturali come fonte più significativa delle variazioni regionali e come contributo più significativo alla crescita complessiva del livello del mare». e alla Nasa commentano: «Non avete ancora visto niente».

Solo nei primi anni ’90, grazie ai dati satellitari e a quelli raccolti sul terreno,  i ricercatori sono stati in grado di determinare se il ghiacciai polari fossero in crescita, contrazione o in equilibrio. Solo nell’ultimo decennio questi  progressi tecnologici hanno permesso agli scienziati di stimare con precisione le perdite di ghiaccio annuali in Groenlandia e in Antartide. «Ora sappiamo non solo quanto stia cambiando il livello del mare, misurato dai satelliti negli ultimi 23 anni – dicono alla Nasa – ma possiamo determinare la quantità di innalzamento del livello marino causato dalla perdita del ghiaccio terrestre».

La NASA tra il 2003 e il 2009 ha anche implementato l’Ice Cloud and land Elevation Satellite (IceSat per mappare cambiamenti nell’altezza delle calotte polari utilizzando impulsi laser. Altre agenzie, come l’Agenzia Spaziale Europea con il CryoSat-2, hanno misurato la velocità e la topografia superficiale dei ghiacciai, Missioni Airborne, come l’Operation IceBridge della Nasa, hanno completato queste misurazioni con strumenti che mappano la topografia della roccia sotto il ghiaccio, determinare lo spessore del ghiaccio e caratterizzano i suoi strati interni, rilevando alo stesso tempo lo spessore del mantio nevoso sopra i ghiacciai.  Questi dati relativamente recenti e la rianalisi dei dati climatici regionali satellitari a più lungo termine portano a dati sul bilancio di massa dello strato di ghiaccio che arrivano a più di 40 anni fa.

I dati di Grace mostrano che la perdita di ghiaccio sta accelerando in Groenlandia e nell’Antartide occidentale. A partire dal 2004, la Groenlandia ha perso in media 303 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, mentre l’Antartide ha perso in media 118 miliardi di tonnellate di ghiaccio al’anno. La perdita di ghiaccio della Groenlandia è aumentata di 31 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno a partire dal 2004, mentre l’Antartide occidentale ha subito un’accelerazione della perdita di massa di ghiaccio di 28 gigatonnellate all’anno.

Steve Nerem dell’università del Colorado – Boulder, a capo del nuovo Sea Level Change team della Nasa, sottolinea: «Ma non sappiamo se accadrà tra un secolo o un po’più in là. Dato quello che sappiamo ora di come l’oceano si espande, di come si riscalda e come le calotte di ghiaccio e ghiacciai stanno aggiungendo acqua ai mari, è abbastanza certo siamo all’interno di un perimetro di almeno 3 piedi di innalzamento del livello del mare e probabilmente di più»

La calotta glaciale della Groenlandia, che si estende su più di 106.000 Km2 e che raggiunge uno spessore di oltre 3 Km può far aumentare il livello degli oceani di più di 6 metri, un bel problema, visto che l’Artico si sta riscaldando al doppio della velocità del resto del pianeta. Ian Joughin, un glaciologo dell’università di Washington, sottolinea che «In Groenlandia, tutto è diventato più caldo nello stesso tempo: l’aria, la superficie dell’oceano, le profondità dell’oceano. In realtà non capiamo quale parte di questo riscaldamento stia avendo il maggiore effetto sui ghiacciai».

La crisi della calotta polare della Groenlandia è emersa in tutta la sua evidenza nei primi anni 2000 con il  ghiaccio Jakobshavn  che ha raddoppiato la sua velocità di scorrimento verso il mare, che è diventato il simbolo di questo radicale mutamento in corso.

La calotta antartica si estende su circa 8,700 Kmq un’area più grande degli Usa e dell’India messi insieme e contiene abbastanza ghiaccio da alzare il livello degli oceani di circa 58 metri. Anche se il contributo dell’Antartide all’innalzamento del livello del mare è ancora solo di 0,5 millimetri all’anno, diversi eventi accaduti negli ultimi 10 anni e mezzo fanno temere la possibilità di cambiamenti più rapidi nel prossimo secolo. La Penisola Antartica mostra i primi evidenti segni dell’impatto dei cambiamenti climatici in Antartide, con il distacco di colossali iceberg dal  ghiaccio Larsen B nel 2002: in circa un mese sono fnite in mare 1.250 miglia quadrate di ghiaccio galleggiante che era rimasto stabile per oltre 10.000. Negli anni successivi, altre banchise glaciali della penisola, compreso l’ultimo resto del Larsen B, sono collassate, accelerando lo slittamento dei ghiacciai verso il mare.

Nel 2014 due studi diversi si sono trovati d’accordo sul fatto che i ghiacciai del Mare di Amundsen stanno sciogliendosi in maniera inarrestabile e che, entro 200 o 1.000 anni, da soli faranno crescere il livello del mare di più di 3,5 metri.

La calotta glaciale dell’Antartide occidentale, che scorre in gran parte si basa su un letto che si trova sotto il livello del mare, è messa a rischio dai cambiamenti climatici in corso nell’oceano  che indeboliscono la banchisa antartica provocando l’accelerazione dello scorrimento dei ghiacciai.

La colossale calotta glaciale dell’Antartide orientale, grande quanto gli Usa  continentali, è l’incognita più grossa per le proiezioni dell’innalzamento del livello del mare. Anche se sembra essere stabile, un recente studio ha rivelato che il ghiacciaio Totten  sta subendo un grande e rapido assottigliamento. Anche i ghiacciai Cook Ice Shelf, Ninnis, Mertz e Frost glaciers, stanno perdendo  massa.

Ted Scambos , del National Snow and Ice Data Center dell’università del Coloradio, conclude: «Abbiamo imparato così tanto dai satelliti che negli ultimi 20 anni abbiamo surfato sul’onda delle nuove conoscenze. Ma ora, per andare oltre, dobbiamo cercare di avere gli strumenti sul terreno, pur mantenendo la capacità che abbiamo con le missioni aeree e satellitari, per guardare le calotte glaciali da una prospettiva globale».

Videogallery

  • Watching Rising Seas From Space

  • Greenland Ice Mass Loss: Jan. 2004 - June 2014

  • Antarctic Ice Mass Loss: Jan. 2004 - June 2014