Ispra: il 2012 quarto anno più caldo in Italia dal 1961

Anche il mare è più caldo. Negli ultimi 60 anni piogge in diminuzione

[1 Luglio 2013]

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato il suo ottavo rapporto “Gli indicatori del clima in Italia”, che illustra l’andamento del clima nel 2012 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.

Dal rapporto emerge che il 2012 «è stato nettamente più caldo rispetto alla media climatologica, sia a livello globale che in Italia. In particolare su scala globale, nel 2012 l’anomalia della temperatura media sulla terraferma rispetto al trentennio climatologico di riferimento (1961-1990), è stata di +0.78°C e colloca il 2012 al 7° posto della serie dal 1961. In Italia, il 2012 è stato il 21° anno consecutivo con temperatura media più elevata della norma e, con un’anomalia media di +1.31°C, si colloca al 4° posto nell’intera serie dal 1961 al 2012. Gli anni più caldi dell’ultimo mezzo secolo sono stati il 1994, il 2000 e il 2003, con anomalie della temperatura media comprese tra +1.35 e +1.38°C».

Rispetto alle precedenti edizioni il rapporto presenta ulteriori indicatori rappresentativi dell’andamento sia delle medie che degli estremi di temperatura e precipitazione. Il rapporto si basa in gran parte su indicatori climatici forniti dal  Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati climatologici di interesse Ambientale (Sciat), realizzato dall’Ispra in collaborazione con gli organismi che gestiscono molte delle principali reti osservative presenti in Italia. L’Istituto del Ministero dell’Ambiente sottolinea che «lo studio della variabilità del clima presente e passato è di fondamentale importanza per valutare gli impatti e definire le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici».

Nel 2012 sono stati elaborati dati provenienti da circa 700 stazioni di monitoraggio, «anche se – precisa l’Ispra – le stime delle tendenze climatiche possono basarsi solo su un sottoinsieme di serie sufficientemente lunghe, complete e omogenee».

I risultati di questa mole di dati rivelano che «Le temperature massime registrano, in media, un aumento leggermente superiore a quello delle temperature minime. La stima aggiornata della variazione della temperatura media in Italia, dal 1981 al 2012, vede un aumento medio di 0,35 °C ogni 10 anni; si stima cioè che dal 1981 al 2012 la temperatura media in Italia sia aumentata di 1,08 °C, considerando l’incertezza o il margine di errore, tra 0,86 e 1,30 °C.

Tutti i mesi del 2012 ad eccezione di febbraio e dicembre sono stati più caldi della norma. I mesi più caldi rispetto alla norma sono stati marzo al Nord (+4.12°C), agosto al Centro (+3.22°C ) e giugno al Sud e sulle Isole (+2.69°C); il mese più freddo rispetto alla norma è stato ovunque febbraio (-2.27°C al Nord, -2.62°C al Centro e -1.85°C al Sud e sulle Isole)».

Per quanto riguarda gli  indicatori degli estremi di temperatura, «sono in linea con l’anomalia termica positiva – si legge nel rapporto -.  Nel 2012 il numero medio di notti tropicali – cioè con temperatura minima maggiore di 20°C – è stato il secondo più alto della serie a partire dal 1961, dopo il 2003. Il numero medio di giorni estivi, cioè con temperatura massima maggiore di 25°C, è stato superiore alla media climatologica 1961-1990 per il 13° anno consecutivo e il 2012 si colloca al quinto posto nella serie dal 1961. L’indice rappresentativo delle onde di calore pone il 2012 al 3° posto della serie dal 1961 e dall’andamento della serie è evidente l’incremento notevole del numero di giorni caratterizzati da onde di calore a partire dagli anni ’80».

Anche per quanto riguarda le temperature dei mari il 2012 è stato uno degli anni più caldi degli ultimi decenni: «Sulla base dei dati elaborati dalla Noaa, il 2012, con un’anomalia media di +0.97°C rispetto al trentennio climatologico di riferimento 1961-1990, risulta l’anno con temperatura media superficiale dei mari italiani più elevata della serie che parte dal 1961».

I valori medi delle precipitazioni globali del 2012 sono stati vicini alla norma 1961-1990, «ma l’anomalia della piovosità annuale è estremamente variabile nello spazio». In Italia, invece «le precipitazioni cumulate annuali nel 2012 sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 10% circa, più abbondanti della norma su Alpi e Prealpi centro-orientali, Marche, Salento e Sicilia orientale e meridionale, mentre sul resto della Penisola e sulla Sardegna sono state generalmente inferiori alla norma (fino a -25% circa). Le precipitazioni massime giornaliere più elevate (dell’ordine di 200-250 mm) sono state registrate su località delle Alpi e Prealpi orientali e dell’Appennino Calabro».

Se si guarda al periodo 1951-2012, «le precipitazioni medie annuali risultano essere in leggera diminuzione, ma in modo statisticamente significativo solo al Centro e al Sud. Su base stagionale e considerando una serie unica rappresentativa della media nazionale, la diminuzione risulta significativa solo in inverno. Per quanto riguarda gli estremi, dall’analisi delle serie temporali di alcuni indici relativi alla frequenza e all’intensità delle precipitazioni, non emergono segnali evidenti di variazioni nell’ultimo mezzo secolo. La validità di questo risultato è tuttavia condizionata dal numero limitato delle stazioni di misura e dalla risoluzione temporale delle serie dati utili e disponibili».