La carne coltivata in laboratorio può far peggiorare il cambiamento climatico

Nel lungo periodo, la carne artificiale potrebbe causare più danni al clima dell’allevamento di bovini

[20 Febbraio 2019]

L’impatto dell’allevamento di animali da carne sul riscaldamento globale è altissimo e i ricercatori stanno cercando alternative alla carne tradizionale. Ma lo studio “Climate Impacts of Cultured Meat and Beef Cattle” pubblicato su Frontiers in Sustainable Food System  da John Lynch e Raymond Pierrehumbert dellla Oxford Martin School del Department of Physics dell’università di Oxford evidenzia che, in alcune circostanze, «La carne coltivata in laboratorio può peggiorare le cose». Lynch e Pierrehumbert  dicono che «dipende da come viene prodotta l’energia per produrre la carne in laboratorio».

Si stima che circa un quarto delle emissioni di gas serra provengano dall’agricoltura e,  dato che i bovini che emettono metano e protossido di azoto dai loro concimi, ma anche dai loro processi digestivi, la produzione di carne bovina è considerata il più grosso contributore agricolo di gas serra. A questo vanno aggiunti i gas serra prodotti dallo spargimento dei concimi, dalla conversione dei terreni a pascolo o per la produzione di mangimi. Spinti sia da questioni ambientali che da altre preoccupazioni etiche riguardanti il benessere animale, da anni gli scienziati cercano di produrre carne artificiale che possa essere coltivata partendo da cellule animali, prima nei laboratori e poi in vere e proprie fabbriche. Uno degli ipotetici vantaggi sarebbe quello di ridurre fortemente le emissioni di gas serra, soprattutto di metano.

Il nuovo studio evidenzia che «Senza una transizione su larga scala verso un sistema energetico decarbonizzato, i nuovi tipi di carne cresciuti in laboratorio non possono fornire una panacea per gli impatti climatici dannosi della produzione di carne». Lo studio, realizzato all’interno del programma  Livestock, Environment and People (LEAP), è il primo nel suo genere e  ha valutato l’impatto sul cambiamento climatico dei gas serra prodotti dai diversi metodi di produzione carne bovina in laboratorio e da  allevamento. Le loro nuove proiezioni rivelano che «sostituire i bovini con carne coltivata potrebbe non essere una semplice sostituzione di un forte impatto a un basso impatto».

Lo studio ha rilevato che «L’adozione di particolari forme di carne coltivata «potrebbero effettivamente essere migliori per il clima ma, nel lungo periodo, altre potrebbero effettivamente portare a temperature globali più elevate». Le scoperte di Lynch e Pierrehumbert evidenziano che «L’impatto sul clima della produzione di carne coltivata dipenderà dalle sue richieste energetiche e dalla disponibilità di fonti energetiche a low.carbon».

Nel 2013 un team di scienziati olandesi ha prodotto quello che definirono il primo hamburger al mondo coltivato in un laboratorio. Da allora, intorno alla carne artificiale si è fatto molto chiasso, ma anche alcuni progressi. Come spiega Matt McGrath su BBC News, «Essenzialmente, il processo consiste nel raccogliere le cellule staminali dal tessuto animale e quindi farle differenziare in fibre, che vengono poi sviluppate e cresciute in una massa sufficiente di tessuto muscolare che può essere raccolta e venduta come carne. Le imprese in California hanno fatto alcuni passi avanti importanti. L’anno scorso, le pepite di pollo, sviluppate da una ditta chiamata Just, sono state degustate dal mio collega James Cook.  Anche Tyson Foods, uno dei più grandi trasformatori di carne negli Stati Uniti, ha investito un ammontare non dichiarato nella Memphis Meats, un’altra azienda che opera in questo campo che afferma che sta “raccogliendo cellule anziché animali”». Ma, nonostante le promesse, nessuno ha ancora prodotto carne in serie da vendere al supermercato.

Anche Lynch sottolinea che «Di recente, c’è stato un grande interesse pubblico per la carne coltivata e molti articoli evidenziano il potenziale di sostituire la carne bovina con la carne coltivata per fornire un importante beneficio sul clima.  Abbiamo dimostrato che non è ancora chiaro se questo è vero, in parte a causa delle incertezze su come la carne coltivata sarebbe prodotta su larga scala. Una questione importante nel confronto tra carne di allevamento e coltivata è che i diversi impatti dei gas serra sul riscaldamento non sono ben considerati nella misura standard utilizzata per le impronte di carbonio».

La sostituzione dell’allevamento bovino convenzionale con la “labricoltura” – carne coltivata in laboratorio con tecniche di coltura cellulare – è stata ampiamente discussa come un modo per ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento, «Ma  – dicono i ricercatori – queste stime si basano su impronte equivalenti di biossido di carbonio, che possono essere fuorvianti perché non tutti i gas serra generano la stessa quantità di riscaldamento o hanno la stessa durata di vita».

Pierrehumbert ricorda che «I bovini hanno molte emissioni perché producono una grande quantità di metano dalla fermentazione nell’intestino. Il metano è un importante gas serra, ma il modo in cui generalmente si descrivono le emissioni di metano come quantità di “biossido di carbonio equivalente” può essere fuorviante perché i due gas sono molto diversi. Per tonnellata emessa, il metano ha un impatto di riscaldamento molto maggiore rispetto al biossido di carbonio, tuttavia, rimane nell’atmosfera solo per circa 12 anni mentre il biossido di carbonio persiste e si accumula per millenni. Ciò significa che l’impatto del metano sul riscaldamento a lungo termine non è cumulativo e ha un forte impatto se le emissioni aumentano o diminuiscono nel tempo».

Per fare un confronto rigoroso dei potenziali impatti climatici delle carni bovine allevate in laboratorio e di quelli dei bovini da carne, i ricercatori hanno esaminato i dati disponibili sulle emissioni associate a tre attuali metodi di allevamento e quattro possibili metodi di coltura della carne, supponendo che i sistemi energetici attuali rimangano invariati. Utilizzando questi dati, hanno modellato l’impatto potenziale della temperatura di ciascun metodo di produzione nei prossimi 1000 anni. Questo modello ha mostrato che «Mentre il bestiame ha inizialmente un maggiore effetto riscaldante attraverso il rilascio di metano, in alcuni casi la produzione di carne allevata in laboratorio può portare a un riscaldamento maggiore. Ciò è dovuto al fatto che, anche se il consumo di carne venisse interamente eliminato, il riscaldamento da anidride carbonica continuerebbe, mentre il riscaldamento causato dal metano cesserebbe dopo pochi decenni». Lynch avverte: «Questo è importante perché ridurre le emissioni di metano sarebbe un bene – e una parte importante delle nostre politiche climatiche – se sostituissimo semplicemente il metano con l’anidride carbonica potrebbe effettivamente avere conseguenze negative a lungo termine».

Ridurre i consumi di carne bovina e migliorare i metodi di produzione per ridurre le emissioni è senz’altro necessario e alla Oxford Martin School  dicono che «I benefici ambientali della carne coltivata in laboratorio sono un potente imperativo per continuare ed espandere la ricerca sulla labricoltura, e soprattutto per sviluppare modi di produrre carne coltivata nel modo più efficiente possibile». Lo studio evidenzia inoltre che «Sia la coltivazione di carne in coltura che l’allevamento del bestiame hanno input e impatti complessi che devono essere considerati nel valutare appieno i loro effetti sull’ambiente. Ad esempio, la creazione di un maggior numero di pascoli per i bovini determina spesso una significativa deforestazione che potrebbe aumentare notevolmente l’impronta di CO2 dei sistemi di allevamento del bestiame (ma uniformare l’impronta delle emissioni può rivelarsi difficile), mentre la produzione di cibo in laboratori urbani potrebbe liberare terreni per lo stoccaggio di CO2 (noto come sequestro del carbonio) o per altri scopi». Inoltre, la carne artificiale potrebbe evirare anche l’inquinamento idrico prodotto dagli allevamenti intensivi.

Ma Jean-Francois Hocquette, dell’Institut national de la recherche agronomique, che non ha partecipato allo studio, fa notare che «La carne artificiale può causare la presenza di residui di molecole organiche o chimiche nell’acqua, perché il processo dovrebbe produrre enormi quantità di molecole chimiche e organiche, come gli ormoni, fattori di crescita, da aggiungere al terreno di coltura per far crescere la carne».

Alcuni ricercatori dicono che la carne coltivata deve ancora superare molti  ostacoli da superare prima che abbia un enorme successo con i consumatori; «Vale la pena notare che la maggior parte dei consumatori non ha mai sentito parlare di carne coltivata – ha sottolineato in un’intervista alla BBC Chris Bryant dell’università di Bath – e molti non sanno che la produzione di carne convenzionale danneggia l’ambiente. I consumatori che imparano a conoscere la carne coltivata di solito pensano principalmente ai benefici per gli animali. Detto ciò, i fattori ambientali rappresenteranno un problema per alcuni consumatori e molti acquirenti attenti all’ambiente si stanno già allontanando dal consumo di carne e latticini».

Lynch conclude: «L’impatto sul clima della produzione di carne coltivata dipenderà dal livello di produzione sostenibile di energia e dall’efficienza dei processi colturali futuri».