L’adattamento costiero contro l’innalzamento del livello del mare è economicamente sensato

I danni annuali potrebbero aumentare da 1,4 miliardi di euro a quasi 1,6 trilioni di euro entro il 2100, con 3,9 milioni di persone esposte alle inondazioni costiere ogni anno

[6 Maggio 2020]

Dato che il cambiamento climatico potrebbe causare un aumento del livello del mare estremo, con un metro o più entro il 2100, le comunità costiere europee dovranno affrontare un rischio crescente di inondazioni, ma l’adattamento costiero potrebbe prevenire il 95% delle perdite economiche previste. A dirlo è il nuovo studio “Economic motivation for raising coastal flood defenses in Europe” pubblicato su Nature Communication  da un team di ricercatori guidato dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea  che evidenzia che «In assenza di un’azione per il clima e in presenza di una continua pressione demografica e di un’urbanizzazione lungo le coste, i danni annuali causati dalle inondazioni costiere nell’Ue e nel Regno Unito potrebbero aumentare bruscamente da 1,4 miliardi di euro a quasi 1,6 trilioni di euro entro il 2100, con 3,9 milioni di persone esposte alle inondazioni costiere ogni anno».

L’Unione europea è impegnata a mitigare le emissioni climatiche e ad affrontare il rischio climatico attraverso l’adattamento. Con l’European Green Deal l’Ue punta a raggiungere la carbon neutrality  2050 e ad adottare una nuova e più ambiziosa strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. La strategia Ue per l’adattamento ai cambiamenti climatici mira a rendere l’Europa più resiliente e a ridurre al minimo l’impatto dei cambiamenti climatici inevitabili e sottolinea che le zone costiere sono particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, il che mette a dura prova la resilienza climatica e la capacità di adattamento delle nostre comunità costiere.

Al Jrc evidenziano che «Questo richiede una forte strategia dell’Ue e azioni di preparazione da parte degli Stati membri volte a ridurre la vulnerabilità dei loro cittadini e delle loro economie ai rischi costieri al fine di ridurre al minimo gli impatti climatici futuri in Europa».

L’Ue ha pubblicato le sue raccomandazioni per la gestione integrata delle coste che si basano sui principi e sugli elementi stabiliti nella raccomandazione del Consiglio europeo sulla gestione integrata delle zone costiere del 2002 e sul protocollo della Convenzione di Barcellona sulla gestione integrata delle zone costiere, ratificata dall’Ue nel 2010. Questo strumento politico richiede la creazione di una coastal setback zone, una fascia costiera protetta che si estenda per almeno 100 m verso l’interno dalla più alta linea di marea invernale, tenendo conto, tra l’altro, delle aree direttamente e negativamente colpite dai cambiamenti climatici e dai rischi naturali.

La direttiva Ue sulle inondazioni impone agli Stati membri di valutare se tutti i corsi d’acqua e le fasce costiere sono a rischio di inondazioni. Questo comprende la mappatura delle zone alluvionate, l’identificazione delle risorse e degli esseri umani a rischio in queste aree e l’incremento di misure adeguate e coordinate per ridurre il rischio di alluvione. La conservazione di spiagge sabbiose sane è un’efficace misura di protezione costiera, che ha anche effetti ambientali minimi. Il Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030, l’Accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu hanno fissato l’agenda per ridurre i rischi di catastrofi attraverso uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile ed equo.

Lo studio sottolinea che «Le misure di adattamento costiero possono proteggere le comunità europee dalle inondazioni costiere, pur essendo economicamente efficienti. Circa il 95% degli impatti delle inondazioni potrebbe essere evitato attraverso l’adattamento costiero incentrato sugli insediamenti umani e sulle aree economicamente importanti lungo la costa. La misura in cui l’adattamento può ridurre gli effetti delle inondazioni costiere e a quale costo dipende dalla strategia d’investimento adottata».

Al Jrc ricordano che «Le emissioni di gas serra del passato causeranno un forte innalzamento del livello del mare per secoli, indipendentemente dalle nostre azioni. Anche se e quando il riscaldamento globale sarà frenato, le società dovranno adattarsi e proteggere meglio la costa. L’adattamento è un obiettivo globale dell’Accordo di Parigi sul clima».

Si prevede che l’innalzamento del livello del mare esporrà le coste europee a livelli senza precedenti di rischio di inondazioni costiere: in uno scenario di politica di mitigazione moderata delle emissioni, tra il ra il 2000 e il 2100 il livello del mare è molto probabile che aumenti di 34-76 cm, mentre con uno scenario ad alte emissioni si arriverebbe a 58-172 cm.

I ricercatori evidenziano che «In questi scenari, dal 2050 i livelli dei mari più alti renderebbero gran parte del Mediterraneo esposto ogni 5 anni a eventi estremi che oggi si verificano solo una volta ogni secolo. Questo potrebbe valere per la maggior parte delle coste europee entro il 2100, con l’unica eccezione del Mar Baltico del Nord. In assenza di ulteriori investimenti nell’adattamento costiero nell’Ue, l’attuale perdita media annua dovuta alle inondazioni costiere di 1,4 miliardi di euro è prevista per un aumento di 2 o 3 ordini di grandezza, che entro il 2100 andrà da 210 a 1,3 trilioni di euro».

Attualmente, nell’Ue ogni anno, circa 100.000 persone sono esposte alle inondazioni costiere e questa cifra,   senza adattamento,  potrebbe raggiunge  gli 1,6 – 3,9 milioni entro la fine del secolo.

Lo studio mette insieme le proiezioni sui cambiamenti climatici e gli scenari di sviluppo socioeconomico dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) per stimare il range previsto di perdite economiche derivanti dalle inondazioni costiere nel corso di questo secolo secondo i diversi scenari di emissione di gas  serra. Gli scienziati del Jrc hanno analizzato come i diversi livelli di adattamento costiero possano ridurre le perdite previste e valutato i costi e i benefici di questi interventi, stimado così il livello di protezione economicamente ottimale. I costi sono stati calcolati come la somma dei costi di investimento di capitale a livello nazionale per aumentare le dighe e i costi di manutenzione. I benefici sono i danni evitati aumentando l’altezza delle dighe, confrontando la differenza tra i danni futuri con e senza dighe rialzate.

I ricercatori ci tengono a sottolineare che «In nessun modo la protezione rigida è considerata come l’unica o preferibile opzione di adattamento. Le soluzioni basate sulla natura creano molteplici vantaggi oltre alla protezione dalle inondazioni, come l’aumento dello stoccaggio di CO2, il ripristino della biodiversità e l’offerta di opportunità ricreative. Le dighe sono state considerate in questo primo studio a livello europeo, in quanto sono state finora l’approccio più comune e possono essere attuate in parallelo con pratiche più sostenibili.

Tali soluzioni “ibride” potrebbero non solo fornire protezione costiera, ma anche vantaggi ecologici, ma hanno bisogno di una pianificazione locale e quindi richiedono azioni di follow-up su scala più piccola».

Dallo studio emerge chiaramente che «E’ necessario un approccio di adattamento diverso per ogni regione. La concentrazione dello sviluppo umano rende l’adattamento molto vantaggioso dal punto di vista economico. Le prestazioni tendono a superare i costi nelle aree in cui la densità di popolazione è superiore a 500 persone per chilometro quadrato. Nelle aree urbanizzate ed economicamente importanti i benefici tendono a superare i costi di almeno un ordine di grandezza».