Le rondini sono già arrivate in Gran Bretagna. E ora rischiano grosso

Temperature invernali record di oltre 20° C attraggono i migratori un mese prima del normale

[27 Febbraio 2019]

La Royal Society for the Protection of Birds (Rspb) britannica ha annunciato che «Il clima stranamente caldo di febbraio ha portato rondini (Hirundo rustica), topini (Riparia riparia) e balestrucci (Delichon urbicum) sulle nostre coste molto prima del solito. In realtà il loro arrivo nel 2018 è stato quasi un mese più tardi di quest’anno. Mentre ci chiediamo perché questi uccelli passeriformi si siano dati appuntamento così presto, dovremmo anche considerare il lungo viaggio che hanno intrapreso. Dal Sud Africa al Regno Unito, questi visitatori percorrono circa 200 miglia al giorno!»
Negli ultimi giorni, per la prima volta da quando si registrano le temperature, in Gran Bretagna e Irlanda sono state raggiunti e superati i 20 gradi centigradi durante un mese invernale.  Il 25 febbraio è stato battuto il record  di caldo invernale che risaliva al 1998, con aree della Gran Bretagna che attualmente sono più calde di Ibiza. Il Met Office ha detto che lunedì  le temperature hanno battuto il record del giorno precedente di 20.6° C in altri due posti: a Porthmadog nel nord-ovest del Galles sono arrivate a 20,8 ° C, mentre a Teddington, a sud-ovest di Londra, hanno toccato i 20,7° C.

In Scozia, il 21 febbraio la temperatura ha raggiunto i 18,3°  C ad Aboyne, nell’Aberdeenshire, battendo il record di 17,9° C che era rimasto in piedi per oltre 120 anni. Nell’Irlanda del Nord, sono stati raggiunti i 15,6 gradi a Castlederg, nella contea di Tyrone. Il record di febbraio di  17.8 ° C era stato registrato nel 1998.

Proprio in questi giorni, nel 2018 stava arrivando la “Beast From the East” che portò  in Gran Bretagna temperature freddissime:  fino a -11.7° C a South Farnborough, nellHampshire, mentre il 28 febbraio si registrarono 21 centimetri di neve a Copley, Durham.
Il problema è che le previsioni meteorologiche dicono che nelle prossime settimane la Gran Bretagna dovrebbe subire un’altra ondata di freddo e per i primi migranti nidificatori potrebbero esserci grossi guai.
Secondo Bird Guides, negli ultimi giorni i birdwatcher hanno registrato in tutta la Gran Bretagna «un arrivo quasi inaudito» di rondini, insieme ai primi corrieri piccoli (Charadrius dubius) e culbianchi (Oenanthe oenanthe), attratti da condizioni miti e spinti da un vento umido, «Ma se il tempo dovesse cambiare, molti di loro saranno in grave pericolo. Inoltre, molte specie residenti stanno iniziando a nidificare molto prima del normale, varie specie di farfalle si sono già schiuse e mammiferi (come i ricci) e rettili stanno uscendo dal letargo troppo presto».  Secondo il Woodland Trust, alberi come gli aceri campestri e i larici europei hanno germogliato molto in anticipo rispetto al normale.

L’arrivo con grande anticipo delle rondini in Gran Bretagna e le minacce incombenti su gran parte delle specie migratorie e stanziali sono la più chiara dimostrazione che il nostro clima sta cambiando e Martin Harper, direttore global conservation della Rspb, mette in guardia: «Mentre il clima caldo, il sole splendente e gli avvistamenti e i richiami della matura abbondanti ci fanno sentire indubbiamente tutti meglio, dovrebbero suonare anche come campanelli d’allarme. I primi segni della primavera sono probabilmente dovuti al cambiamento climatico, il che è una cattiva notizia per tutti noi. Poiché ci aspettiamo che, come previsto, il clima ritorni alle temperature più tradizionalmente associate a questo periodo dell’anno, allora potrebbe esserci un vera crisi per i nostri uccelli, insetti e altri animali selvatici».
La Rspb ha ricevuto molte segnalazioni di tentativi di nidificazione precoce e, in alcuni casi, anche di anatroccoli in tenera età che sono stati avvistati in tutta la Gran Bretagna. Come è stato riportato nella BirdGuides sightings page negli ultimi 10 giorni circa, molti uccelli migratori primaverili/estivi sono già stati avvistati settimane prima di quel che arrivavano normalmente. L’avanguardia spinta dal “pennacchio sahariano”, che inizialmente si pensava fosse un paio di avventurose rondini, alla fine si è rivelata una migrazione abbastanza significativa e con almeno un mese di anticipo.
Charlotte Ambrose del wildlife team della Rspb, spiega che «A causa del clima estremamente mite, alcuni uccelli e altri animali selvatici sono partiti presto, ma non è necessariamente una brutta cosa in quanto potrebbe consentire ad alcuni uccelli di avere una nidiata in più prima dell’inizio della stagione riproduttiva principale, ma se il tempo cambia in condizioni più normali, gli uccelli potrebbero restare scoperti e faticare a trovare cibo a sufficienza per se stessi e per i loro piccoli. Se gli invertebrati emergono presto, saranno qui quando i primi nidi e i loro pulcini ne avranno bisogno, ma un nuovo impulso freddo potrebbe significare che non sopravviveranno. Un brutto tempo improvviso potrebbe uccidere le prime piante da fiore, che sono una fonte di nettare per gli insetti, che così faranno fatica a trovare abbastanza cibo».
Bird Guides ricorda che «Il cambiamento climatico è uno dei maggiori fattori che influenzano la natura nel Regno Unito. Dagli anni ’80, la temperatura media durante l’estate nel Regno Unito è aumentata di circa 1° C, con 17 dei 18 anni più caldi mai registrati dal 2001. Molti effetti negativi di un clima in rapido mutamento sulla fauna britannica sono già stati documentati, tra cui i disallineamenti trofici (diversi tassi di risposta al clima che cambia tra i consumatori e le loro risorse, come le specie di uccelli insettivori e le loro prede), che a loro volta influenzano il successo riproduttivo». Il rapporto “State of the UK’s Birds 2017” – pubblicato da Rspb, British Trust for Ornithology, Wildfowl and Wetlands Trust, Defra, Joint Nature Conservation Committee, Natural England, Natural Resources Wales e Scottish Natural Heritage – aveva già evidenziato il declino delle varietà nelle specie fredde, come il piviere tortolino (Charadrius morinellus) e lo zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) e che «Se il riscaldamento dovesse continuare, è probabile solo che tali impatti si aggravino».

Friedericke Otto, direttore dell’Environmental change institute dell’università di Oxford, ha  detto a BBC News che «Le persone hanno ragione a chiedersi se le temperature record siano state determinate dai cambiamenti climatici. Sono molto fiducioso nel dire che in queste temperature calde c’è un elemento di cambiamento climatico. Ma il cambiamento climatico non lo sta causando da solo, si devono avere anche i giusti sistemi meteorologici».

Secondo David Shukman, redattore scientifico della BBC, «Senza uno studio specifico per dimostrarlo, scienziati come quelli del Met Office sono riluttanti a collegare direttamente le ondate di caldo, tempeste o alluvioni ai cambiamenti climatici. Ma la ricerca ha dimostrato che eventi come l’ondata di caldo della scorsa estate sono stati resi più probabili dai crescenti livelli di anidride carbonica e di altri gas serra nell’atmosfera».