L’Enciclica di Papa Francesco, i limiti biofisici del pianeta e i diritti delle donne

Paul Ehrlich: «Senza controllo delle nascite l’appello sul clima del Papa è un delirio senza senso»

[29 Settembre 2015]

Nel suo focus “Society and the Pope’s encyclical”, dedicato alla visita di Papa Francesco negli Usa e all’Onu, Nature Climate Change pubblica un contributo “dissonante” di Paul R. Ehrlich, un famoso biologo della Stanford University, e di John Harte, dell’Energy and Resources Group dell’Università della California – Berkeley, convinti che «Il Papa ha fatto un forte invito ad agire sui cambiamenti climatici, ma non riesce ad affrontare i complessi legami tra lo sviluppo sostenibile e la crescita demografica».

Ehrlich, considerato uno dei principali scienziati americani, è diventato famoso negli Usa quasi 50 anni fa, quando pose il problema di una possibile catastrofe globale causata dalla crescita demografica umana, uno scenario che poi ha ammesso che non si è concretizzato come nelle sue previsioni – e, pur annoverandosi tra gli entusiasti dell’Enciclica Laudati Si’ di Papa Francesco e delle sue prese di posizioni ambientaliste, su Nature Climate Change liquida come un «delirio senza senso» l’invito del Papa ad un’azione sul cambiamento climatico, almeno fino a che il capo spirituale del miliardo di cattolici del mondo nega  la  necessità di un controllo della popolazione.

Nell’articolo “Biophysical limits, women’s rights and the climate encyclical Ehrlich” pubblicato insieme ad Harte, Ehrlich, che attualmente è senior fellow allo Stanford Woods Institute for the Environment, sostiene che Papa Francesco sta semplicemente sbagliando se pensa di poter combattere il cambiamento climatico senza affrontare anche la crescente pressione della crescita della popolazione sulle risorse globali: «Questo è un delirio senza senso – ha detto in un’intervista al Guardian – Ha ragione su alcune cose, ma su questo si sta davvero sbagliando di grosso».

Quasi tutti gli scienziati e gli ambientalisti che hanno contribuito a realizzare lo speciale “Society and the Pope’s encyclical” di Nature Climate Change, sperano che gli interventi del Papa al Congresso Usa e all’Onu rappresentino una svolta  per l’azione contro la povertà e il cambiamento climatico negli Usa e nel resto del mondo, ma secondo Ehrlich ed Harte nell’Enciclica e nei discorsi di Papa Francesco contro il consumismo ed i suoi effetti sui poveri e l’ambiente c’è una pericolosa falla e Bergoglio è caduto nuovamente nella «ossessione clericale per la contraccezione e l’aborto», quando invece avrebbe dovuto avere il coraggio di portare la Chiesa cattolica ad una svolta nel suo approccio ai diritti riproduttivi delle donne e alla pianificazione  familiare.

Il Papa vuole parlare un linguaggio universale, ma proprio su questi temi fa emergere le differenze tra destra e sinistra: anche al Congresso Usa, i conservatori si sono schierati col Papa  contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’aborto, ma non sono per niente d’accordo sulla sua denuncia del capitalismo e sulla sua forte sollecitazione ad impegnarsi ad azioni concrete contro il cambiamento climatico.

I democratici e la sinistra e gli ambientalisti statunitensi sono entusiasti per l’intervento del Papa sui cambiamenti climatici, ma non comprendono il rifiuto di Papa Francesco di ammettere la necessità di limitare la popolazione. Ehrlich però fa notare: «E’ cristallinamente chiaro. Nessuno interessato allo stato del pianeta e allo stato dell’economia globale può evitare di trattare della popolazione. E’ l’elefante nella stanza». Lo scienziato statunitense è d’accordo sull’importantissimo messaggio ambientale di Papa nel suo complesso, ma dice che «Francesco ha minato la sua causa, omettendo di riconoscere la necessità del  controllo delle nascite e della scelta riproduttiva».

L’Enciclica Laudato Si’ respinge esplicitamente l’idea che la crescita della popolazione possa mettere a dura prova le risorse globali, infatti il Papa scrive: «Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”» e aggiunge: «Se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale.  Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e  il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero».

In gran parte questo è vero, ma secondo Ehrlich l’approccio di Papa Francesco a questi fatti rappresenta un clamoroso errore di prospettiva e di interpretazione della realtà, dato che l’Onu dice che la popolazione mondiale ha superato i 7 miliardi e che nel 2050 raggiungerà probabilmente i 9,7 miliardi. Ehrlich fa notare che «Non c’è nessuno scienziato competente che può dire che non esiste un problema con la crescita della popolazione. In altre parole, il Papa sbaglia di grosso. Su questo sta seguendo una dottrina antica che è impossibile cambiare. Sono sicuro che ne sappia di più, non è uno stupido».

Nel forum di Nature Climate Change  anche altri scienziati hanno espresso delle perplessità sul messaggio del papa, compreso il suo appello dei leader mondiali alla «conversione morale» per quando riguarda l’ambiente. Secondo Erik Olin Wright, un sociologo dell’università del Wisconsin, così il Papa non affronta la questione delle potenti forze che sono dietro l’ordine economico mondiale e non  propone una strategia credibile: «I potenti interessi che si oppongono a ripristinare realmente l’equilibrio ecologico e ad affrontare seriamente la povertà globale devono essere sconfitti attraverso il confronto politico, piuttosto che semplicemente convertiti ad una mentalità più compassionevole, eticamente terrena».

Ma resta il problema: il Papa giganteggia e diventa punto di riferimento anche politico perché la politica planetaria e nazionale è troppo spesso fatta da leader che paragonati a lui sembrano nani e che spesso non capiscono e non conoscono quello che dicono gli scienziati.