L’intensificazione delle correnti atlantiche spinge le specie marine del sud a migrare nell’Oceano Artico

L’imponente atlantificazione dell’Artico scoperta guardando dal satellite una minuscola alga che tinge il mare di turchese

[9 Aprile 2020]

L’Oceano Glaciale Artico somiglia sempre più all’Atlantico, sia per la gtemperatura dell’acqua che per le specie che ci vivono. E ora lo studio “Faster Atlantic currents drive poleward expansion of temperate phytoplankton in the Arctic Ocean”, pubblicato su Nature communications da un team internazionale di ricercatori giudato dal CNRS francese e dall’université de Laval del Québec, dimostra che «Un’intensificazione inedita delle correnti atlantiche influenza fortemente questa evoluzione».

Per studiare il fenomeno dell’”Atlantificazione”, il team di ricerca ha preso come campione di riferimento l’Emiliania huxleyi, una micro-alga che vive in ambienti marini temperati. Al CNRS spiegano che «Questo organosmo ha la particolarità di possedere una conchiglia di calcare che riflette bene la luce, tanto che il suo sviluppo rende la superficie dell’oceano turchese su grandi estensioni, un fenomeno visibile dallo spazio. Delle osservazioni satellitari hanno così permesso di dimostrare che l’intensificazione delle correnti atlantiche spiega in gran parte la presenza accresciuta dell’Emiliania huxleyi nell’Oceano Artico». L’Artico è un’area particolarmente colpita dal cambiamento climatico e negli ultimi decenni si è riscaldato da 2 a 3 volte più rapidamente del resto del mondo. Inoltre il volume dei ghiacci marini artici si è notevolmente ridotto e a fine estate la sua estensione era il 75% meno che all’inizio degli anni ‘80. Cambiamenti fisici imponenti ai quali si accompagnano modificazioni ecologiche altrettanto grandi, con l’ecosistema marino autoctono dell’Artico che si sta ritirando in un’area sempre più stretta, verso l’inerno del bacino, una ritirata particolarmente marcata lungo le coste atlantiche, dove avviene l’80% degli scambi con le latitudini più basse.

Gli organismi invasivi meridionali stanno quindi conquistando rapidamente l’estremo nord e tra questo gli scienziati citano proprio il fitoplancton, alla base dell’intera catena alimentare marina. Fino a poco tempo fa si pensava però che si trattasse di fenomeni localizzati e temporanei dovuti a episodici innalzamenti della temperatura del mare, ora si è capito che il riscaldamento legato alla scomparsa del ghiaccio marino ha creato condizioni propizie e durature per lo sviluppo di organismi che proliferano abitualmente più a sud.

L’accelerazione delle correnti all’interfaccia tra i due habitat oceanici dell’Atlantico e dell’Oceno Artico propaga il bioma marino l delle latitudini temperate verso il Polo Nord. Queste correnti fanno parte di un sistema di circolazione regionale autonomo che di fatto è legato solo indirettamente alla Corrente del Golfo, quindi può accelerare o estendersi anche se la Corrente del Golfo rallenta o rifluisce.

Grazie all’osservazione satellitare del mare turchese colorato dalla minuscola Emiliania huxleyi è stato evidente che «Il regine delle correnti nord-atlantiche aveva raddoppiato di intensità nel corso degli ultimi 24 anni», dicono gli scienziati. E Concludono: «Provocando una tale espansione verso i poli, i processi avvettivi potrebbero influenzare l’insieme degli ecosistemi marini modificando la ripartizione delle specie e alterando le interazioni ai livelli trofici superiori».