L’orso bianco e il mondo salvato dai ragazzini

Rimpiangere la bellezza che non sarà più disponibile per le generazioni future non è sentimento marginale

[5 Marzo 2019]

Grazie alle ragazzine ed ai ragazzini (Elsa Morante fu profetica) si torna finalmente a scendere nelle strade e nelle piazze nel generoso tentativo di costringere i governanti a mettere in atto tutte quelle azioni politiche in grado di fermare la febbre del pianeta.
Il surriscaldamento del nostro povero pianeta (che è poi la nostra vera casa, l’unica che abbiamo) mette davanti agli occhi di tutti orizzonti catastrofici. Catastrofi ecolocico-ambientali, socio-politiche e perfino militari (la corsa all’accaparramento delle ricchezze celate dell’Artico).
A me (forse in ragione dell’età in cui molti sono gli addii cui prepararsi) appena (la scelta della parola non è enfatica) la catastrofica perdita di bellezza già in atto. Bellezza che stiamo negando agli occhi dei nostri nipoti e pronipoti. Addio alla bellezza di cui le generazioni presenti sono probabilmente le ultime a godere. Addio alla neve e ai ghiacci. Paesaggi magici come quelli delle vette innevate dei nostri Appennini e delle Alpi che solo da pochi anni ho potuto cominciare a frequentare e a perdermi in quell’abbagliante “ognidove” (whiteout) tanto da non poterne più fare a meno. Come una “febbre bianca”.
Le parole (di seguito) di Peter Wadhams descrivono bene questo mio stato d’animo. Rimpiangere la bellezza che non sarà più disponibile per le generazioni future non è sentimento marginale ma credo attenga addirittura al cuore di quel che chiamiamo ambientalismo che poi è avere a cuore le sorti di pronipoti di cui non riusciamo a immaginare né i volti né come sceglieranno di vivere. Sentimento politico tra i più ardui. E generoso quando diventa collettivo.
Spigolatura da “Addio ai ghiacci” di Peter Wadhams, parole che sembrano pensate dall’orso bianco della foto: «Che cosa significano questi cambiamenti per me mentre mi accingo a dare l’addio a questo magico paesaggio? Sento profondamente che essi rappresentano un impoverimento spirituale per la Terra oltre a essere una catastrofe concreta…meraviglioso mondo del ghiaccio marino dell’Oceano Artico…»

di Andrea Liberati, ambientalista