Ministro degli esteri tedesco: il cambiamento climatico e una minaccia “inconcepibile” per la pace

Berlin Climate and Security Conference: «Protezione del clima e pace sono due facce della stessa medaglia»

[6 Giugno 2019]

Nonostante quel che sembra credere Donald Trump, il cambiamento climatico non conosce confini e le crisi climatiche possono incidere sulla sicurezza, con effetti che vanno dalla sicurezza alimentare agli spostamenti forzati di popolazioni e a un numero crescente di disastri naturali. Secondo quanto emerso dalla Berlin Climate and Security Conference, «In effetti, un sistema Terra destabilizzato può rendere la pace più difficile da raggiungere e sostenere, e potrebbe anche essere un fattore che contribuisce ai nuovi conflitti violenti. Questo rende il nostro clima un problema di politica estera.

La Conferenza, organizzata in collaborazione da ministero degli esteri delle Germania, Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK) e dal think tank Adelphi, ha approvato la “Berlin Call for Action”, un appello rivolto a tutte le istituzioni che si occupano di politica estera per «intensificare gli sforzi per affrontare una delle più grandi sfide globali di sicurezza e politica estera del XXI secolo: il cambiamento climatico». In una dichiarazione congiunta, iI ministro degli esteri tedesco Heiko e Ottmar Edenhofer, economista capo PIK, e Johan  Rockström direttore del PIK, sottolineano che «Per anni abbiamo sentito dire che la crisi climatica è una delle sfide più urgenti dei nostri tempi. Negli studi, nei discorsi politici, nelle conferenze internazionali. Ma siamo onesti: le nostre azioni non sono andate di pari passo con le nostre parole. Ora, tutti gli studi e gli interventi stanno risuonando in un luogo inaspettato: sono i giovani di Internet e i ragazzi delle scuole che partecipano a manifestazioni che hanno fatto davvero del cambiamento climatico il problema numero uno in Germania. Il messaggio che esplode ogni venerdì è chiaro: non rovinare il nostro futuro! Iniziate finalmente ad attuare le promesse fatte da 190 stati nell’Accordo di Parigi! E gli scienziati confermano ciò che dicono i giovani: se non agiamo rapidamente, i rischi aumenteranno. A lungo termine, la temperatura globale potrebbe salire fino a  più 5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Ci stiamo dirigendo verso un’epoca calda con conseguenze appena gestibili. Gli esseri umani sono diventati una forza geologica – e non è qualcosa di cui essere orgogliosi».

Maas, Edenhofer e Rockström ricordano che nel 2018 la Terra ha pagato a caro prezzo tutto questo: «La siccità la scorsa estate in Germania, le piogge e le inondazioni in Giappone, gli uragani nei Caraibi, gli incendi boschivi negli Stati Uniti. Le condizioni meteorologiche estreme stanno colpendo persone in tutto il mondo, distruggendo vite umane, minacciando mezzi di sostentamento, divorando ingenti somme di denaro. Dobbiamo fare qualcosa al riguardo. Adesso. Cambiare percorso non è un compito per singoli Partiti politici, singole generazioni o singoli Paesi. Deve essere uno sforzo globale, nel quale la Germania deve  svolgere un ruolo di primo piano. Se la Francia, il nostro partner più vicino in Europa, presenta proposte ambiziose, allora non possiamo frenare. Al contrario, noi europei dobbiamo lavorare insieme per accelerare il ritmo, specialmente quando altri mettono in discussione i loro impegni dell’accordo di Parigi. A questo riguardo, un prezzo equo per le emissioni di gas serra è uno strumento centrale, sia a livello mondiale che nei diversi contesti di sviluppo: se usati con saggezza, i fondi raccolti in questo modo potrebbero promuovere stabilità e sviluppo attraverso investimenti in sanità e infrastrutture sostenibili».

Ma il ministro degli esteri e i due scienziati tedeschi sottolineano che «Il cambiamento climatico deve essere davvero in testa all’agenda internazionale. La protezione del clima deve diventare un nuovo imperativo di politica estera. Per le implicazioni sulla politica di sicurezza, i cambiamenti climatici sono già gravi. E’ in gioco la stabilità di intere regioni.  L’acqua sta diventando sempre più scarsa nella regione mediterranea, nel Medio Oriente e nell’America centrale. L’agricoltura e la pesca devono adattarsi a rendimenti decrescenti. I luoghi dove i mezzi di sussistenza delle persone sono minacciati, sono predestinati ad avere conflitti. Sfollamenti e migrazione forzata potrebbero aumentare fino a raggiungere livelli a malapena gestibili. La politica estera e di sicurezza deve fornire una risposta a questi problemi».

la “Berlin Call for Action” afferma che «Un sistema terrestre destabilizzato implica rischi inconcepibli per la pace e la sicurezza. Gli impatti sempre più gravi dei cambiamenti climatici “stimolano lo sconvolgimento sociale … e contribuiscono persino a nuovi conflitti violenti».

Una realtà tristemente conosciuta in Afghanista e il tappresentante di quel Paese martoriato da una guerra infinita ha detto che «La siccitàù sta trasformandoi contadini in terroristi». Il ministro dell’ambiente della Costa d’Avorio ha raccontato di bande criminali che reclutavano persone costrette a lasciare le loro case a causa degli impatti climatici».

L’ex segretario di Stato Usa, John Kerry ha sottolineato: «Viviamo in un momento molto pericoloso, un momento profondamente inquietante e dove è in corso una guerra alla scienza. Il fascismo solleva la sua brutta testa in Paesi che pensavamo avessero imparato le aspre lezioni della guerra».

Grazie alla presidenza di turno svedese, Consiglio di sicurezza dell’Onu ha discusso del rapporto tra stress climatico e conflitti violenti, riconoscendo formalmente il cambiamento climatico come un fattore destabilizzante in Somalia, Africa occidentale e Sahel. La Russia è stata il Paese del Consiglio di sicurezza dell’Onu a mostrarsi più esplicitamente scettica verso l’idea di portare il rischio clima nelle istituzioni di sicurezza dell’Onu, a gennaio i russi definirono «Eccessiva e controproducente» la proposta svedese.

Non la pensa così  Chitra Ranagarajan, un esperto del bacino del Lago Ciad, dove i cambiamenti climatici hanno alimentato la crescita dei gruppi terroristici, e che ha detto a Climate Home News che «Il vertice di Berlino ha contribuito a costruire un consenso politico, che dovrebbe alla fine portare a un sostegno migliore per le persone vulnerabili. Ad esempio, i rifugiati del campo di Minawawo in Camerun usavano 43 tonnellate di legna da ardere al giorno. Stiamo assistendo a una grave deforestazione, che è un problema in sé, ma che provoca anche il conflitto tra i rifugiati e le popolazioni ospitanti, Una risposta umanitaria sensibile al clima fornirebbe fonti di energia più pulite per cucinare. E’ davvero bello riunirsi e parlare di questo ed è davvero una cosa buona costruire una base fattuale, ma tutto quel parlare e tutti quei dati devono portare all’azione».

Come per rispondere alle amenità sul clima e la scienza diffuse dal presidente Usa Trump e da ministri di importanti Stati Ue  come Matteo Salvini, Maas, Edenhofer e Rockström hanno spiegato: «Ecco perché noi, come scienziati e politici, stiamo lavorando insieme su nuovi strumenti. Stiamo analizzando come il cambiamento climatico intensifica i conflitti per poter reagire in una fase precedente. Ad esempio, una delle misure è un sistema di allerta precoce per la regione del Sahel particolarmente e duramente colpita che viene sviluppata dal Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung con il sostegno del ministero degli esteri federale. E stiamo lavorando a livello internazionale per avere  alleati. Questo è il motivo per cui la Germania ha fatto diventare l’impatto del cambiamento climatico sulla politica della sicurezza uno dei punti focali della sua adesione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenuto da un gruppo di amici composto da circa 50 Stati di tutti i continenti».

Ed è per questo che a Berlino sono stati chiamati decisori politici, scienziati e imprenditori di oltre 25 Paesi per lanciare un appello per un’azione congiunta con «L’obiettivo di trovare soluzioni concrete per mitigare i vari rischi per la sicurezza posti dai cambiamenti climatici nel modo più mirato possibile». Maas, Edenhofer e Rockström avvertono: «Il tempo sta scadendo. Sempre più persone lo stanno capendo. Questo è un buon segno. Anche noi lo abbiamo capito e agiremo di conseguenza. Non è ancora troppo tardi».