Mitigazione dei cambiamenti climatici, gli italiani preferiscono gli investimenti internazionali

Indagine Bei i più anziani prediligono un approccio nazionale, i giovani gli investimenti mondiali

[27 Febbraio 2019]

La Banca europea per gli investimenti (Bei) e YouGov – società internazionale di analisi dell’opinione pubblica – hanno pubblicato oggi la quarta edizione dell’indagine sul clima, un sondaggio che analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina. La Bei spiega che «Il quarto pacchetto di risultati si concentra su come i cittadini dell’Ue percepiscono gli investimenti internazionali come modo di risolvere incisivamente questo fenomeno».

I nuovi dati rivelano che per quanto riguarda l’opinione pubblica italiana «Gli investimenti globali, piuttosto che gli interventi nazionali, possono giocare un ruolo più efficace nella lotta ai cambiamenti climatici. Il 38% degli italiani ritiene che l’Italia dovrebbe investire in tutti i Paesi che ne hanno bisogno, a prescindere da qualsiasi altra considerazione – percentuale superiore dell’8% rispetto alla Francia e del 10% rispetto ai Paesi Bassi. Il 27% degli italiani ritiene che gli investimenti nella lotta ai cambiamenti climatici dovrebbero restare entro il perimetro nazionale, in quanto ciascun Paese è responsabile di agire entro i propri confini».

L’ottica nazionalista nella lotta ai cambiamenti climatici sembra piacere di più alla vecchia generazione: «Il 29% degli intervistati di 35 anni e più considera che gli investimenti italiani diretti alla lotta ai cambiamenti climatici debbano restare entro i confini nazionali, opinione condivisa solo dal 21% dei giovani di età compresa tra i 18-34 anni, mentre per il 39% dei giovani occorre che l’Italia investa in iniziative di attenuazione dei cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo se vuole contribuire in modo incisivo a risolvere questo fenomeno».

Il dato eccezionale che emerge dal sondaggio è che praticamente i negazionisti climatici in Italia si sono estinti: chi pensa che “Non esiste alcun cambiamento climatico” è lo 0%.

Riferendosi ai problemi legati i cambiamenti climatici, tra gli effetti più probabili dei cambiamenti climatici a livello planetario più della metà degli italiani sono preoccupati da: Aumento del numero di eventi meteorologici estremi (ad esempio, uragani, inondazioni, siccità) 76%; Desertificazione (processo di trasformazione della terra fertile in deserto) 58%; Diminuzione della biodiversità (ad esempio, estinzione di insetti, specie animali, piante) 58%; Innalzamento del livello del mare 58%; Aggravamento della carenza di cibo e acqua 53%; Minacce alla salute (ad esempio, aumento del numero di epidemie) 52%. Nonostante il clima politico, ci preoccupano di meno le crescenti minacce di guerra dovute alla scarsità di risorse 37%; che alcune regioni e paesi posano diventare disabitati 34%; l’aumento del numero di migranti 34%; l’incremento delle disuguaglianze tra i Paesi 29%.

Sembra quasi che per la maggioranza degli italiani il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici rientrino ancora nella sfera “ambientale” e che non abbiamo molte ripercussioni socio-economiche e geopolitiche .

Bei e YouGov sottolineano che «L’Italia non è la sola ad avere questa ottica globale. In 12 Paesi su 30 oggetto d’indagine, è risultato più elevato il numero di persone che si sono dette a favore di un approccio internazionale degli investimenti (Germania, la Spagna, la Svezia e l’Austria), rispetto a coloro che si sono espressi a favore di un mantenimento degli investimenti a livello nazionale.  A livello dell’Ue, la divisione è analoga, anche se i risultati sembrano essere più a favore degli investimenti internazionali.  Il 35% degli europei ritiene che i loro Paesi debbano investire per aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere i cambiamenti climatici, mentre il 33% considera che spetta a ciascun Paese decidere come affrontare le proprie problematiche legate ai cambiamenti climatici, piuttosto che investire altrove».

Le cifre simili si registrano negli Usa: per Il 35% degli statunitensi è prioritario investire a favore del clima nei Paesi in via di sviluppo, mentre il 27% si è detto a favore del mantenimento degli investimenti a livello nazionale. Per quanto riguarda la Cina, solo il 22% preferisce che gli investimenti in campo ambientale vadano ai Paesi in via di sviluppo, mentre il 31% ritiene che ciascun Paese è responsabile di come debbano essere finanziate le proprie iniziative a favore del clima.

Emma Navarro, vicepresidente della Bei responsabile per i finanziamenti a favore del clima e dell’ambiente, conclude: «I cambiamenti climatici sono una delle priorità più urgenti del nostro tempo. È una grandissima sfida che il mondo deve affrontare, e come tale occorre che la affrontiamo in modo globale. Qualsiasi nostro intervento può servire a far fronte a questa minaccia comune. Gli investimenti nelle misure di adattamento e di attenuazione dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo non solo aiuteranno i singoli Paesi colpiti dalle gravi conseguenze del riscaldamento globale, ma saranno di aiuto a tutti noi. Per la Bei, principale finanziatore multilaterale al mondo di progetti a favore del clima, la lotta ai cambiamenti climatici è una priorità e un’ambizione assoluta. L’azione per il clima ha rappresentato più del 29% dei nostri investimenti complessivi nel 2018. Siamo anche a buon punto nel rispetto dell’impegno assunto di portare i nostri finanziamenti nell’azione per il clima al 35% di tutti gli investimenti diretti ai paesi in via di sviluppo entro il 2020».