Nuovo rapporto speciale Ipcc su clima e suoli: rapidi tagli delle emissioni per evitare l’insicurezza alimentare

Soluzioni vantaggiose da un corretto utilizzo dei suoli, ma la finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente

[8 Agosto 2019]

Secondo il nuovo Ipcc Special Report on climate change an land (srccl) presentato oggi a Ginevra dall’Intergovernmental panel on climate change, «Il benessere della terra è la chiave per il futuro del pianeta. Per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi dobbiamo migliorare la gestione del territorio, trasformare l’agricoltura in una soluzione climatica e ridurre le emissioni da combustibili fossili, tutto allo stesso tempo».  Il rapporto lancia un pressante allarme e rivela che, dal periodo preindustriale ad oggi la temperatura sulle terre emerse è già aumentata di 1,53 gradi centigradi, con un aumento medio globale di 0,87 se si tiene conto della variazione di temperatura sopra gli oceani.

Il rapporto è stato scritto da 107 scienziati di spicco provenienti da 52 paesi di tutto il mondo. Il 53% degli autori provengono da Paesi in via di sviluppo, il che fa di questo rapporto il primo rapporto dell’Ipcc ad avere una minoranza di autori provenienti da Paesi sviluppati. Per arrivare alla pubblicazione del Rapporto sono stati analizzati oltre 7.000 studi scientifici. Il rapporto ha ricevuto 28.275 commenti da parte di revisori esperti e governi.

Il rapporto speciale sottolinea alcuni punti fermi:

Gli impatti climatici sui suoli sono già gravi: in alcune regioni, le ondate di caldo e la siccità sono diventate più frequenti e intense e la sicurezza alimentare è già stata compromessa dall’impatto dei cambiamenti climatici sulle rese agricole e sulla produzione zootecnica.

Un riscaldamento globale a 2° C comporta la minaccia di una crisi alimentare, in particolare per le regioni tropicali e subtropicali. Il rapporto Speciale  prevede che «una combinazione di innalzamento del livello del mare e di cicloni più intensi metterà a repentaglio la vita e i mezzi di sussistenza nelle zone soggette a cicloni». Il riscaldamento globale ha già aumentato il rischio di incendi boschivi e si prevede che gli incendi boschivi arriveranno ad un livello di rischio elevato già a 1,5° C di riscaldamento.

L’agricoltura, la produzione alimentare e la deforestazione sono fattori significativi che contribuiscono al cambiamento climatico e producono circa il 23% delle emissioni di gas serra di origine antropica, ma. a differenza dell’industria dei combustibili fossili, sottraendo carbonio dall’atmosfera e stoccandolo nei campi, l’agricoltura sostenibile potrebbe far parte della soluzione contro il riscaldamento globale. Ma l’Ipcc avverte che «La finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente, poiché la capacità dei suoli di svolgere questa funzione diminuisce con l’aumento delle temperature».

Per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi «sono necessari rapidi progressi verso una profonda trasformazione dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’uso del suolo. Tale trasformazione deve essere ben avviata entro il 2040».

Il rapporto evidenzia che da un corretto utilizzo dei suoli deriverebbero soluzioni vantaggiose per, in particolare nell’agricoltura e nella silvicoltura, ma avverte che «Alcune soluzioni come la BECCS (biomass energy with carbon  capture and storage), se non vengono attuate con attenzione o se attuate su una scala non appropriata, possono costringere a compromessi con la produzione alimentare».

Il Rapporto Speciale Ipcc conferma che i suoli in tutto il mondo si stanno degradando a causa di molteplici fattori di stress, che le ondate di caldo si stanno intensificando e diventando sempre più frequenti eche  l’andamento delle precipitazioni sta cambiando. Inoltre, i terreni sono sempre più degradati a causa di uno sfruttamento senza precedenti e dell’intensificazione del land management.

E non si tratta di un pericolo che riguarda il futuro: Il cambiamento climatico sta già compromettendo la sicurezza alimentare e, se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, si profila una crisi alimentare globale che colpirà soprattutto le regioni tropicali e subtropicali. L’aumento delle temperature può anche avere un impatto sul valore nutrizionale delle colture e ridurrà significativamente le rese agricole. Se verrà superata la soglia di 1,5° C di aumento delle temperature globali, la scarsità d’acqua nelle regioni aride diventerà un problema sempre più grande e difficile da risolvere.

Per chi è preoccupato dei migranti ma eccelle nello sport del negazionismo climatico, l’Ipcc ricorda che i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi ad essi correlati possono spingere a migrazioni sia attraverso le frontiere che all’interno di singoli Paesi.

Il rapporto individua i motori del cambiamento climatico e tra questi, oltre l’agricoltura e la deforestazione, c’è l’intero sistema alimentare globale contribuisce fino al 37% delle emissioni globali di gas serra, soprattutto con l’allevamento di bovini e altri ruminanti, la coltivazione del riso e l’applicazione di fertilizzanti ai pascoli.

In questo quadro di cattivo utilizzo di risorse sempre più scarse, oltre un quarto del cibo viene sprecato o va perso, producendo emissioni durante la sua decomposizione. Affrontare il problema dello spreco alimentare permetterebbe  di ridurre le emissioni e di migliorare la sicurezza alimentare globale.

L’Ipcc sottolinea che trasformare l’utilizzo dei suoli in una soluzione climatica significa adottare pratiche agricole che vanno a braccetto con la natura, eliminare gli sprechi alimentari, seguire un’alimentazione equilibrata, arrestare la deforestazione e ripristinare gli ecosistemi danneggiati. Insieme, queste misure ridurranno le emissioni e renderanno la terra e le persone che vi fanno affidamento più resistenti agli shock climatici. Una significativa riduzione delle emissioni nel sistema alimentare può essere ottenuta riducendo le perdite e gli sprechi alimentari e passando a diete equilibrate e diversificate, ricche di alimenti di origine vegetale e di alimenti di origine animale prodotti in modo sostenibile. Porre fine alla deforestazione è una priorità fondamentale: il ripristino delle foreste e il rimboschimento offrono importanti opportunità per assorbire e stoccare il carbonio atmosferico.

Ma il   tempo per realizzare questi cambiamenti sta passando velocemente e «Se ci saranno ulteriori ritardi nella riduzione delle emissioni – dicono all’Ipcc – perderemo l’opportunità di gestire con successo la transizione nel settore del land use. Solo agendo ora il land sector può sperare di ridurre significativamente il carbonio, proteggendo al contempo la produzione alimentare e preservando la biodiversità».

Mancare l’obiettivo degli 1,5° C porterebbe a gravi perdite su tutti i fronti e in agricoltura c’è ancora meno tempo per porre rimedio: «Se non perseguiamo gli obiettivi dell’accordo di Parigi e non riduciamo rapidamente le emissioni, entro il 2050 o prima potremmo trovarci in una situazione in cui non abbiamo alternative e non abbiamo altra scelta se non quella di trovare un compromesso tra sicurezza alimentare e riduzione delle emissioni – ribadiscono i ricercatori –  Non esiste un’unica soluzione che risolva tutti i problemi. Cambiare il nostro rapporto con la terra è una parte vitale per fermare il cambiamento climatico, ma è necessario anche: passare alle energie rinnovabili e lasciare i combustibili fossili sotto terra; decarbonizzare rapidamente l’economia globale; sviluppare città e infrastrutture di trasporto più efficienti»