Perché un’America che cambia terrorizza Donald Trump

Obama smonta la politica della paura di Trump (VIDEO)

Gli ambientalisti e Bloomberg: Trump è pericoloso per le politiche climatiche ed energetiche

[28 Luglio 2016]

Ieri il presidente Usa Barack Obama ha chiuso la Convenzione nazionale democratica con un discorso travolgente che è anche un testamento, un lascito, delle sue politiche climatiche e sull’immigrazione e che, nonostante gli errori fatti durante la sua presidenza e il tradimento del Premio Nobel della Pace che gli è stato assegnato, mostra una visione dell’America opposta a quella della xenofobia reazionaria che caratterizza il “Make America Great Again” Donald Trump.

Quello di Obama è stato un appassionato e travolgente discorso contro la svolta “neofascista” di Trump e di altri repubblicani che sognano il ritorno a un’America bianca che non è mai esistita e la cacciata o il confinamento di messicani immigrati “criminali”, elitisti liberali e islamici “terroristi”.

«Raccontano agli elettori c’è una vera America là fuori che deve essere ripristinata – ha detto il primo presidente nero degli Usa – Questa non è un’idea che è iniziata con Donald Trump. Viene spacciata dai politici da lungo tempo, probabilmente dall’inizio della nostra Repubblica». A questa America bianca, chiusa in una fortezza reazionaria, Obama e un Partito Democratico spinto a sinistra dal successo di Bernie Sanders oppongono l’idea di una nazione tollerante, che riconosce di essere più ricca grazie alla sua crescente diversità.

Obama ha mostrato ai delegati democratici questa America attraverso la “storia delle origini” della sua famiglia,  raccontando di essere stato cresciuto da nonni bianchi: «Non so se avessero i  certificati di nascita – ha scherzato Obama riferendosi a Trump che ha rilanciato la diceria che il presidente Usa sia nato in Kenya – I miei nonni mi hanno spiegato che a loro non piaceva lo show-off. Non ammiravano gli sbruffoni o i bulli. Non rispettavano la meschinità, o le persone che sono sempre alla ricerca di scorciatoie nella vita. Invece, apprezzavano  tratti come l’onestà e il duro lavoro, la gentilezza e la cortesia, l’umiltà, la responsabilità, l’aiutarsi a vicenda. Quel che i miei nonni avevano capito era che questi valori non sono limitati al Kansas. Non  sono limitati alle piccole città. Sapevano questi valori non erano riservati ad una campagna elettorale, potevano essere trasmessi a un nipote mezzo kenyano, o a una nipote mezza asiatica. In realtà, erano gli stessi valori dei nonni di Michelle, discendenti degli schiavi, che li hanno insegnati ai loro  figli che vivevano in una baracca nel South Side di Chicago. Sapevano che questi valori erano esattamente quello che hanno attirato gli immigrati qui e credevano che i figli di quegli immigrati fossero altrettanto americani come loro, sia che indossassero un cappello da cowboy o una kippah; un berretto da baseball o una hijab. L’America è cambiata nel corso degli anni. Ma questi valori che i miei nonni mi hanno insegnato, loro non sono cambiati. Sono più forti che mai; ancora amati da persone di ogni partito, ogni razza e ogni fede. Vivono in ciascuno di noi. Ciò che ci rende americani, quello che ci fa patrioti, è ciò che è qui dentro. Questo è quello che conta».

Come scrive ThinkProgrss, non è stato solo un  nobile discorso, un’idea degli Stati Uniti, con lo scopo fornire agli americani un antidoto contro il razzismo sparso a piene mani da Trump, «E ‘anche politica intelligente. Il volto dell’America è cambiato radicalmente, anche nel corso degli 8 anni del  mandato di Obama. Le elezioni di quest’anno sono sulla buona strada per essere le più diverse nella storia degli Stati Uniti. Dal 2012, più di due terzi dei nuovi aventi diritto al voto negli Stati Uniti si identificano come minoranze etniche e razziali. Allo stesso tempo, la quota bianca dell’elettorato è diminuita»

La retorica razzista e anti-ambientalista di Trump potrebbe essere il risultato di questo veloce cambiamento demografico e del fatto che le multinazionali dei combustibili fossili – da sempre sostenitrici dei repubblicani – sembrano dargli un appoggio molto tiepido. Ma i  suoi commenti razzisti sui Latinos e gli immigrati stanno portando sempre più di loro a sentirsi americani e sono più determinati che mai a far valere la loro cittadinanza per votare contro Trump. E fino ad ora l’elettorato latinos non brillava certo per progressismo. A novembre potrebbero essersi registrati più di un milione di nuovi elettori e la stragrande maggioranza appartengono a “minoranze”.

Nel 2008 la candidatura di Obama portò alle urne un numero record di afro-americani, un fenomeno che si pensava non si sarebbe confermato con la bianca e ricca Hillary Clinton, che invece è stata votata in massa dai neri alle primarie Ma resta da vedere se l’affluenza delle minoranze arriverà agli stessi livelli di cui ha goduto Obama nelle ultime due elezioni. Per questo, chiudendo il suo discorso alla Convention democratica, Obama ha esortato i sostenitori di Sanders a non fischiare e ad andare a votare.

Obama ha sottolineato la svolta a destra di Trump anche rispetto all’eroe della destra neoliberista, Ronald Reagan,  che definì l’America «Una città che splende su una collina», mentre Donald Trump la presenta con me «Una scena del crimine divisa» che solo lui può risolvere, ha detto Obama, aggiungendo che «Non gli importa che l’immigrazione illegale e il tasso di criminalità sono al minimo degli ultimi decenni, perché non sta offrendo eventuali soluzioni concrete a questi problemi. Sta solo offrendo slogan e sta offrendo paura. Ha scommesso sul fatto che, se spaventa abbastanza le gente, questo gli potrebbe portare solo abbastanza voti per vincere queste elezioni».

Dal 1993 al 2012, il tasso di crimini violenti negli Usa si è quasi dimezzato e nel 2015 gli omicidi sono scesi al minimo degli ultimi 33 anni, come il numero di reati gravi che è sceso per l’ottavo anno consecutivo. Nell’ottobre 2015, il Congressional Research Service aveva pubblicato il rapporto “Is Violent Crime in the United States Increasing?” che faceva notare che, nonostante la copertura mediatica porti  a credere che il crimine è in aumento nelle città americane, «i trend degli omicidi e il tasso di criminalità violenta sono in calo  da più di due decenni ed entrambi i tassi sono ai minimi storici».”

Al di là della demolizione dei due assi centrali del programma di Trump, Obama ha presentato la visione di un’America che non rinuncia alla speranza: «Quest’anno, in queste elezioni, vi sto chiedendo di unirvi a me:  di respingere il cinismo, di respingere la paura, di evocare quello che è il meglio in noi, di eleggere Hillary Clinton come prossimo presidente degli Stati Uniti e di mostrare al mondo che continuiamo a credere nella promessa di questa grande nazione».

Tra il meglio da condividere con il resto del mondo ci sono le politiche cklimatiche volue – e a volte imposte – da Obama  e ache per Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa,  quello di Trump è un discorso intriso di allarmismo e alla Convention repubblicana «Trump non ha mai menzionato nemmeno una volta quella che ha il potenziale di essere una delle crisi più spaventose della storia umana: la distruzione climatica. Ma perché avrebbe dovuto? Lui rifiuta la scienza del cambiamento climatico, se dovesse vincere le elezioni, questo lo metterebbe in una categoria unica. Proprio così, il presidente Donald Trump sarebbe l’unico leader mondiale sul pianeta che non crede che il cambiamento climatico sia reale. Il che suona incredibile, vero?  Ogni leader nel mondo prende sul serio il cambiamento climatico – anche i tipi autoritari come  Vladimir Putin in Russia e Kim Jung Un in Corea del nord, che Trump non cessa di lodare. In questo senso – il negazionismo climatico  – il candidato repubblicano è davvero  lo straordinario individuo che sostiene di essere. Trump dice che si tirerebbe fuori dall’accordo sul clima di Parigi e annullerebbe il  Clean Power Plan. Basandosi sulla sua comprensione delle questioni climatiche ed energetiche, non metto in dubbio che ci proverebbe. Non possiamo permetterci di vedere fin dove potrebbe arrivare».

Sierra club invece esulta per l’endorsement per Hillary Clinton di  Michael Bloomberg, il miliardario statunitense che è stato sindaco di New York con il sostegno dei repubblicani. Brune ha ricordato  che «L’impegno costante del sindaco Bloomberg per combattere i cambiamenti climatici evidenzia ulteriormente il sostegno ampio e in crescita per la  Segretario Clinton. Il suo endorsement è la manifestazione che le comunità del clima e del business desiderano  una forte azione climatica. Per il suo impegno internazionale come inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per le città e il cambiamento climatico e per ampliare gli sforzi del C40 Cities Climate Leadership Group, incluso il Compact of Mayors, per il suo  ardente sostegno a Sierra Club e per la sua leadership per continuare a portare l’America oltre il  carbone, il sindaco Bloomberg è stato un sostenitore coraggioso sia degli sforzi della comunità  climatica che di quella del  business per la resilienza climatica  e la transizione verso l’energia pulita. La Segretario Clinton ha proposto un piano per il clima ambizioso e aggressivo per accelerare la transizione dell’America verso l’energia pulita. Sierra Club è orgogliosa di stare al fianco sindaco Bloomberg a sostegno della Segretario di Stato Clinton e del senatore Kaine».