Rapporto europeo sullo stato del clima di Copernicus: 11 dei 12 anni più caldi di sempre si sono verificati dal 2000 a oggi

Il 2019 anno più caldo mai registrato in Europa. A febbraio, giugno e luglio temperature record. Chiara tendenza al riscaldamento negli ultimi 40 anni

[22 Aprile 2020]

Oggi il Copernicus Climate Change Service (C3S), implementato dal European centre for medium-range weather forecasts (Ecmwf)  per conto della Commissione europea, ha pubblicato il rapporto “European State of the Climate (ESOTC) 2019 che, compilato grazie ai dati forniti da C3S e da altri contributi di attori chiave nel campo della scienza climatica, offre una panoramica completa delle condizioni annuali e stagionali di tutta l’Europa e dell’Artico europeo che vengono confrontate con la media a lungo termine. Questo fornisce un quadro chiaro ai responsabili delle politiche, ai pianificatori, ai settori industriali, alle imprese e agli individui, per mettere in atto misure per contenere gli effetti del cambiamento climatico.

Alcuni indicatori chiave del Rapporto dimostrano come il clima stia cambiando sia a livello europeo che globale, fornendo una visione della sua evoluzione a lungo termine. I dati liberamente accessibili e di alta qualità offrono una conoscenza approfondita che può essere utilizzata da tutti i tipi di settori, tra cui agricoltura, sanità, assicurazioni, sicurezza, turismo e pianificazione urbana e nazionale.

Al C3S spiegano che «Il rapporto, che quest’anno fornisce ulteriori livelli di dettaglio sulle fonti e sulla durata dei data set, conferma che il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato per l’Europa. Le alte temperature e le ondate di calore estive hanno contribuito alla siccità nell’Europa centrale, mentre verso la fine dell’anno si sono verificate forti precipitazioni nell’Europa occidentale e meridionale. Nonostante ciò, le precipitazioni complessive sono state nella media in tutto il continente per l’intero anno.  A livello globale, gli indicatori climatici mostrano che le temperature medie degli ultimi cinque anni sono di 1,1 gradi centigradi al di sopra di quelle dell’era preindustriale e in tutta Europa di quasi 2,0 gradi centigradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo. L’obiettivo dell’accordo di Parigi del 2015, ratificato da 188 paesi, è di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2,0 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali e di compiere uno sforzo comune per limitare l’aumento a 1,5 gradi centigradi».

Carlo Buontempo, direttore del C3S, sottolinea che «Ora è più importante che mai che tutti abbiano accesso a queste informazioni per comprendere le implicazioni a lungo termine del cambiamento climatico e ciò che le organizzazioni e gli individui possono fare per ridurne gli effetti. Un anno eccezionalmente caldo non costituisce una tendenza al riscaldamento, ma avere informazioni dettagliate dal nostro servizio operativo, che copre molti aspetti diversi del nostro clima, ci permette di collegare i puntini per saperne di più sull’evoluzione. Quest’ultimo rapporto annuale è compilato da C3S dai suoi dati free-to-use, con contributi di una vasta gamma di partner scientifici, tra cui altri servizi Copernicus. Come parte di questa famiglia, siamo orgogliosi di raccogliere informazioni climatiche da dati grezzi che offrono insight di grande valore a tutti i settori della società, dai responsabili politici e imprenditori agli scienziati e agli individui».

I risultati del 2019 evidenziano la continua tendenza al riscaldamento in tutta Europa: «Dal 2000 si sono verificati 11 dei 12 anni più caldi. L’anno da record per l’Europa è stato il 2019 è stato seguito da vicino dal 2014, 2015 e 2018. Tutte le stagioni hanno registrato temperature più calde della media, con l’estate che era la quarta più calda dal 1979. Alcune parti d’Europa hanno registrato temperature estive da 3 a 4 gradi centigradi superiori al normale. Le intense ondate di calore di giugno e luglio hanno portato anche a temperature da record in alcuni paesi europei tra cui Francia e Germania».

In molte parti del continente, la forte siccità estiva hanno colpito la copertura vegetale, anche se in alcune zone dell’Europa occidentale la copertura vegetale è tornata alla normalità entro l’autunno, ma è stata colpita da forti piogge alla fine dell’anno.

Nell’Artico europeo, le temperature sono state al di sotto dei massimi registrati negli ultimi anni: nel 2019 la temperatura dell’aria, sia sul mare che sulla terra ferma, è stata di 0,9° C superiore alla media. Le temperature in estate sono state vicine alla media, ma l’ondata di caldo che ha colpito l’Europa continentale alla fine di luglio, si è spostata verso nord portando con sé temperature da record nella Scandinavia settentrionale e contribuendo allo scioglimento dei ghiacci di superficie in Groenlandia.

Secondo il Rapporto, «Le concentrazioni di biossido di carbonio (CO2) e metano (CH4) hanno continuato ad aumentare nell’anno. I flussi netti globali di gas a effetto serra come l’anidride carbonica, il metano e il biossido di azoto seguono una continua tendenza al rialzo, un modello che si è stabilito negli ultimi decenni». Gli scienziati dicono che «E’ possibile trovare alte concentrazioni come quelle registrate nel 2019 solo risalendo a milioni di anni nella storia«.

In Europa nel 2019 è stato registrato il record di sole, di poco superiori al precedente record del 2015, da quando vengono presi questo tipo di dati dal 1983, anche se vi sono state alcune variazioni regionali. Per il Copernicus Climate Change Service «Ciò evidenzia una chiara tendenza al rialzo delle ore di sole negli ultimi 40 anni in tutto il continente. La durata delle ore di sole è stata osservata durante tutto l’anno, con una copertura nuvolosa inferiore alla media osservata per i primi sei mesi. Le aree che registrato una maggiore esposizione al sole sono state la Spagna, alcune parti della Francia, l’Europa centrale e la maggior parte dell’Europa orientale».