Rischio crollo del ghiacciaio Planpincieux, il sindaco di Courmayeur: montagna in forte cambiamento dovuto ai fattori climatici

Legambiente: «I ghiacciai italiani sono a rischio. L’Italia approvi il piano di adattamento al clima mettendo tra le priorità i territori montani»

[25 Settembre 2019]

Dopo la nota della Regione autonoma Valle d’Aosta che segnalava una situazione di potenziale pericolo per il Ghiacciaio Planpincieux, nella Val Ferret, Il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, ha emanato l’ordinanza N° 3532 del 24 settembre 2019 che impone  «Il divieto d’accesso pedonale e con mezzi a motore nelle aree indicate come zona 1 e zona 2 della planimetria allegata; la chiusura della strada comunale per la Val Ferret e della strada interpoderale per Rochefort; l’evacuazione degli immobili individuati in planimetria nelle zone 1 e 2».

Miserocchi ha spiegato che «A seguito delle segnalazioni pervenute dalle Strutture regionali e dalla Fondazione Montagna Sicura, si è rilevato un significativo incremento della velocità di scivolamento del ghiacciaio Planpincieux nell’ultimo periodo. In base agli scenari presentati per motivi di sicurezza e incolumità pubblica, abbiamo dovuto adottare tali misure poiché lo scenario di eventuale caduta della porzione di ghiacciaio interessa questa volta il fondo valle antropizzato, in particolare la strada comunale di accesso alla località Planpincieux (che non rientra negli scenari). L’incolumità pubblica è prioritaria per l’Amministrazione comunale. Tali fenomeni testimoniano ancora una volta come la montagna sia in una fase di forte cambiamento dovuto ai fattori climatici, pertanto è particolarmente vulnerabile. Nella fattispecie si tratta di un ghiacciaio temperato particolarmente sensibile alle elevate temperature. Il lavoro di monitoraggio è costante, grazie alla collaborazione con le Strutture regionali e con la Fondazione Montagna Sicura, ed è volto a garantire l’adozione di misure di sicurezza per l’incolumità pubblica e a valutare le prossime azioni e possibili scenari collegati».

Secondo quanto riportato dalla Regione e da Fondazione Montagna Sicura, «L’analisi dei dati di movimento correlati ad altre osservazioni della massa glaciale del Planpincieux hanno evidenziato un potenziale pericolo di crollo, senza tuttavia poterne prevedere da un punto di vista temporale l’esatto momento, di un volume stimabile in massimi 250.000 m3. Si sottolinea che in questa situazione non si ha a disposizione un vero sistema di monitoraggio tale da consentire l’attivazione di preallarmi o allarmi al superamento di soglie definite».

Sul ghiacciaio Planpincieux  sono in corso studi sperimentali iniziati nel 2013 da parte della Fondazione Montagna sicura in collaborazione con il Geohazard Monitoring Group del Cnre-IrpiI di Torino, con lo scopo di studiare i crolli di ghiaccio che avvengono con frequenza dalla fronte glaciale. Il Comune di Courmayeur precisa che «Il sistema di monitoraggio fotografico del Ghiacciaio di Planpincieux non è un sistema progettato per essere un sistema di allerta, bensì un sistema prototipale progettato con la Regione Autonoma Valle d’Aosta e il Cnr Irpi per essere un sistema di studio continuo della dinamica glaciale. Allo stato attuale non esistono modelli o metodi empirici in grado di permettere la previsione quantitativa in caso di ghiacciai con dinamica di scivolamento come nel caso di Planpincieux. Dagli ultimi rilevamenti è apparso evidente un aumento di velocità di tutta la porzione inferiore del ghiacciaio che a cavallo tra fine agosto e settembre ha registrato una velocità media di picco tra i 50 e 60 cm al giorno. La stima volumetrica effettuata dai tecnici di Montagna Sicura relativa alla porzione di ghiacciaio isolata dall’apertura di un crepaccio immediatamente a monte dell’area in movimento risulta pari a circa 250.000 m3 di ghiaccio».

Secondo Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, «La notizia di un possibile rischio crollo per il ghiacciaio Planpincieux, sulle Grandes Jorasses, lungo il versante italiano del massiccio del Monte Bianco testimonia ancora una volta  come i cambiamenti climatici stiano minacciando anche le montagne italiane, e indirettamente le comunità locali. In particolare lo scioglimento dei ghiacciai e la biodiversità a rischio sono il primo campanello di allarme di un problema che ha una portata internazionale e che deve essere affrontato in maniera sinergica da tutti gli stati del mondo, perché come ha ricordato Greta Thunberg non c’è davvero più tempo da perdere. Bisogna intervenire al più presto altrimenti rischiamo di perdere gran parte dei ghiacciai italiani, non dimentichiamo per altro che a causa del ritiro dei ghiacciai e dello scioglimento del permafrost, a quote comprese tra i 2300 e 2800 metri sul livello del mare, si sta aggravando il fenomeno dell’erosione.  Per questo Legambiente, in occasione dello sciopero mondiale per il clima, questo venerdì ha organizzato anche una serie di eventi ad alta quota “Requiem per un ghiacciaio” proprio per far vedere in loco il precario stato di salute di salute dei ghiacciai e celebrare una veglia funebre. L’evento di punta sarà in Valle D’Aosta con la veglia funebre per il ghiacciaio del Lys».

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, conclude: «Per contrastare i cambiamenti climatici  è fondamentale approvare al più presto un ambizioso piano di adattamento ai cambiamenti climatici che abbia tra le sue priorità i territori montani, aree oggi molto fragili ma anche culle di storie ed esperienze virtuose. Inoltre è importante che vengano eliminati del tutto i sussidi alle fonti fossili che ammontano a circa 18 miliardi e che venga rivisto il termine della riduzione di tali sussidi anticipandolo dal 2040, data prevista nella bozza di decreto clima, al 2030, una data quest’ultima fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici. Tale riduzione, graduale e inesorabile, non deve però penalizzare le fasce sociali più deboli o le categorie produttive maggiormente in difficoltà, piuttosto deve ricadere sulle tasche di chi in questi decenni ha fatto bilanci miliardari come ad esempio le società petrolifere,  quelle del carbone e del gas. Per questo chiediamo al Governo interventi concreti ed efficaci che mettano davvero al centro l’ambiente, dando risposte concrete ai tanti giovani che questa settimana scenderanno di nuovo nelle piazze di tutto il mondo sostenendo Greta Thunberg. E noi saremo con loro, pronti a sostenerli».