Trump: il cambiamento climatico è una bufala… ma non se riguarda il suo campo da golf

Trump, ecoscettico in campagna elettorale, ma teme il riscaldamento globale per i suoi affari

[24 Maggio 2016]

Donald Trump, il palazzinaro miliardario candidato alla presidenza Usa dal Partito Repubblicano, ha definito il riscaldamento globale «una bufala totale», «stronzate» e «pseudoscienza», poi ha detto che il cambiamento climatico è un’invenzione dei cinesi per danneggiare l’industria americana e ha annunciato che se verrà eletto presidente straccerà l’Accordo sul clima raggiunto alla COP21 Unfccc di Parigi. Tutte convinzioni che si dissolvono con la sua richiesta di costruire una diga per proteggere dal «riscaldamento globale e dei suoi effetti» un  suo golf resort: il Trump International Golf Links & Hotel Ireland (TIGL) nella contea irlandese di Clare. Secondo il progetto presentato da Trump il suo campo da golf deve assolutamente essere difeso dall’erosione, in aumento per l’innalzamento del livello del mare e i fenomeni meteorologici estremi causati dal riscaldamento globale.

La grossa infrastruttura al largo delle coste irlandesi servirebbe quindi a Trump per affrontare un rischio che minimizza nei suoi infuocati comizi e nelle sue provocatorie interviste ecoscettiche: da una parte c’è la sconfessione pubblica della scienza climatica e dall’altra la necessità di difendere le sue proprietà dal cambiamento climatico che nega pubblicamente. Come scrive Ben Schreckinger su Politico, una contraddizione che «Illustra anche il conflitto tra la sua retorica politica e le realtà di gestire un business con una proprietà di fronte al mare nel XXI secolo».

Anche per Bob Inglis, un ex parlamentare repubblicano della South Carolina che sostiene soluzioni conservatrici per il cambiamento climatico, «E’ diabolico. Donald Trump sta lavorando per garantire le sue proprietà e la sua company a rischio e sta cercando di capire come affrontare il livello del mare che sale,  nel frattempo, sta dicendo all’opinione pubblica cose che sa bene che non sono vere… Nel suo cuore può avere  un posticino per le persone che sono sinceramente ignoranti, ma non per le persone che vengono ingannate, che sono una cosa diversa».

Schreckinger su Politico scrive che né la portavoce di Trump, Hope Hicks, né Alan Garten, il consigliere generale della Trump Organization, la compagnia ombrello per le iniziative imprenditoriali di Trump, hanno voluto commentare la vicenda i commento. In effetti, l’uomo di affari Trump non fa niente di strano: ormai da anni proprietari di attività balneari, investitori e industrie si assicurano contro i danni contro i cambiamenti climatici, una realtà ampiamente riconosciuta dai top business leaders del mondo, un ambiente nel quale Trump è di casa.

Trump ha acquistato il golf resort irlandese nel 2014, approfittando delle difficoltà economiche del precedente proprietario, ma dopo si è accorto che un insolito numero di tempeste colpiva la costa occidentale dell’Irlanda e quindi a cominciato a progettare come proteggere e  promuovere il suo investimento irlandese.

Tony Lowes, direttore di Friends of the Irish Environment, dice che Trump lo ha chiamato  nell’ aprile del 2014, per chiedere l’aiuto della sua associazione ambientalista contro un  progetto eolico offshore in una zona vicina, ecologicamente sensibile. Ma Friends of the Irish Environment, che intanto aveva scoperto che Trump voleva fare una gigantesca diga in mare, ha declinato l’offerta del miliardario americano.

Nel maggio 2014 Trump, durante un’intervista all’ Irish radio, proprio sul campo da golf, noto anche come Trump Doonbeg, promise di investire fino a 45 milioni di euro nella proprietà e che la avrebbe ricostruita per farne «uno dei più grandi campi da golf in tutto il mondo».

Ma il progetto di Trump ha subito avuto grossi problemi: pochi giorni prima della conclusione del suo acquisto, una tempesta ha eroso fino 8 metri della costa di fronte ad alcune aree  del campo da golf. Dopo Trump ha cercato di costruire la diga costiera per prevenire un’ulteriore erosione.

Qualche giorno fa, dopo che il governo irlandese gli aveva nuovamente negato il permesso di costruire la struttura difensiva, Trump ha nuovamente presentato la domanda al  Consiglio della Contea di Clare per una diga che consisterebbe in 200.000 tonnellate di roccia distribuite lungo due miglia di spiaggia. Il Trump International Golf Links ha presentato anche una valutazione di impatto ambientale che sostiene che l’erosione rischia di accelerare l’innalzamento del livello del mare causato dal riscaldamento globale.

La valutazione ambientale di Trump cita uno studio del governo irlandese, che prevede un tasso costante di erosione costiera fino al 2050, ma sostiene addirittura che quello studio non tiene  conto degli effetti del cambiamento climatico: «Se le previsioni di un aumento del livello del mare a causa del riscaldamento globale si dimostrano corrette, tuttavia, è probabile che ci sarà un corrispondente aumento dei tassi di erosione costiera, non solo nella Doughmore Bay ma lungo gran parte della costa d’Irlanda. A nostro avviso, si potrebbe ragionevolmente prevedere che il tasso di aumento del livello del mare potrebbe diventare il doppio di quelli che si verificano  attualmente (…) Di conseguenza, ci si aspetta che il tasso di recessione delle dune aumenti».

Secondo la valutazione di impatto ambientale presentata da Trump, l’erosione sarà causata soprattutto da tempeste sempre più grandi e più frequenti: «Come per altre previsioni sul  riscaldamento globale e dei suoi effetti, non c’è consenso universale per quanto riguarda i cambiamenti in questi eventi. Il nostro consiglio è quello di presumere che il recente tasso medio di recessione della duna non si altererà notevolmente nei prossimi decenni, forse nel lontano nel futuro del 2050, come assunto [nello studio del governo], ma che in seguito un aumento di questo tasso si più probabile che no».

La valutazione ambientale di Trump afferma che bisogna agire contro l’inevitabile innalzamento del livello del mare: «L’opzione Non fare nulla/Fai il minimo avrà il minimo impatto sui processi [naturali], ma il tasso di erosione attuale, a causa dell’aumento del  livello del mare, continuerà e peggiorare nei prossimi anni a venire, il che presenta un rischio reale e immediato per la maggior parte del fronte del campo da golf e per le attività».

La compagnia di Trump ha messo in guardia sui pericoli del cambiamento climatico non solo il consiglio della contea, ma anche i residenti: un’appendice alla domanda di costruzione del TIGL comprende un  opuscolo che l’azienda ha distribuito ai residenti per magnificare i benefici delle opere di protezione costiere proposte e una pagina con il logo Trump Doonbeg nella quale si legge che «Sono previsti l’innalzamento del livello del mare e tempeste più frequenti che aumenteranno il tasso di erosione nel corso del XXI secolo».

Dichiarazioni che contraddicono posizioni espresse pubblicamente da Trump, come quando nel 2014 ha  twittato: «Queste stronzate molto costose del riscaldamento globale devono finire. Il nostro pianeta si sta raffreddando, minimo storico di tutti i tempi, ed i nostri scienziati GW sono congelati nel ghiaccio».

Dopo la sua candidatura alla presidenza Usa le sua già confuse opinioni sul riscaldamento globale sono diventate più contorte: «Io non sono un credente nel riscaldamento globale. E non sono un credente nel riscaldamento globale causato dall’uomo – ha detto in un’intervista radiofonica nel settembre 2015 – Potrebbe essere una fase di riscaldamento e a un certo punto inizierà  a raffreddarsi. E si sa, nei primi anni ’20 la gente parlava di raffreddamento globale». Poi in un’intervista alla MSNBC ha detto: «Non considero il cambiamento climatico come uno dei nostri grandi problemi. Ritengo che non sia un grosso problema per tutti. Penso che sia il tempo [meteorologico]. Penso che sia il tempo che cambia. Potrebbe essere anche un po’ qualcosa di artificiale, ma si sa, se si guarda alla Cina, che non stanno facendo nulla. Altri paesi, non stanno facendo nulla. Il pianeta è grande».

A marzo, rispondendo a un giornalista del Washington Post che gli chiedeva perché ignorasse i rischi del cambiamento climatico che preoccupano altri imprenditori, Trump rispose: «Penso proprio che abbiamo rischi molto più grandi. Voglio dire che abbiamo rischi militare tremendi. Penso che siamo in un pericolo tremendo. Credo che la nostra più grande forma di cambiamento climatico di cui ci dobbiamo preoccupare sono le armi nucleari». Per Trump è ininfluente il fatto che il Pentagono descriva i cambiamenti climatici come «una minaccia sempre più pressante per la nostra sicurezza nazionale».

D’altronde il suo consigliere energetico è Kevin Cramer, un noto ecoscettico e fan dell’industria energetica fossile e Trump ha recentemente promesso che, se eletto presidente, «come minimo» rinegozierà l’Accordo di Parigi sul clima,  ma, visto che i due terzi degli statunitensi crede che il cambiamento climatico sia reale e già in atto, è probabile che Trump – che è un reazionario e un pericoloso provocatore, ma non è stupido – rivedrà le sue opinioni politiche e le sue considerazioni pubbliche  sul cambiamento climatico per riallinearle a quel che pensa davvero come imprenditore sulle cause dell’erosione costiera in Irlanda.

Come dice Inglis: «Certo che sarebbe una mossa politica intelligente per lui o per chiunque perché è lì che sta andando l’opinione pubblica. E’ lì che stanno andando i millennials. E’ li dove è il futuro».