Unep: i 10 devastanti impatti dei mega-incendi boschivi australiani

Wwf colpite terribilmente le aree protette, ecosistemi unici e alcune delle specie più rare del mondo

[23 Gennaio 2020]

Secondo il Wwf, «Nei devastanti incendi che stanno colpendo l’Australia, a bruciare sono stati milioni di ettari di territorio, tra cui anche molte aree naturali di parchi nazionali e altre aree protette, che custodiscono ecosistemi unici e alcune tra le specie animali e vegetali più rare del pianeta. Agli inizi di novembre i roghi hanno bruciato le Gospers Mountains, riducendo in cenere quasi 200.000 ettari di foreste, per poi raggiungere le Blue Mountains, enorme sistema di aree protette dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, di cui circa il 20% è andata bruciata da ottobre ad oggi». Costituite in buona parte da altopiani ricoperti da foreste pluviali, valli e paludi, le Blue Mountains ospitano anche alcune delle specie animali più rare del Paese, tra cui il Quoll (Dasyurus maculatus), uno dei pochi marsupiali carnivori sopravvissuti fino ai giorni nostri, e il Koala.
Si stima che le fiamme abbiano bruciato oltre il 10% della superficie dei Parchi Nazionali del New South Wales, non risparmiando nemmeno l’ antica e sconfinata foresta pluviale foresta del Gondwana, relitto di natura che risale a quando Oceania e Antartide erano ancora unite e che ospita una ricchissima e rara boiodiversità protetta dai parchi nazionali di Lamington, Springbrook, Yengo Dharug o da quello di Wollemi, dove si sta provando a salvare la sua preistorica pineta. Poi c’è l’apocalisse di Kangaroo Island della quale greenreport.it ha scritto diffusamente. Ma gli effetti dei mega-incendi che continuano a devastare l’Australia vanno ben oltre le aree protette e L’United Nations environment programme (Unep) ha provato a metterli in fila in 10 punti. Eccoli:

1 – Impatti fisici e diretti: Secondo i media, a metà gennaio erano sti bruciati oltre 18 milioni di ettari nella stagione degli incendi boschivi australiani 2019-2020 a metà gennaio, distruggendo oltre 5.900 edifici tra cui oltre 2.800 case. Oltre alle vittime umane, molti milioni di animali sono stati uccisi.

2 – Impatti ecologici e di biodiversità in corso: Dopo la devastazione iniziale degli incendi, gli impatti sono ancora in corso. Si stima che siano morti circa un miliardo di animali, e che ancora molti più pipistrelli insetti, moriranno in totale nelle prossime settimane e mesi a causa della perdita di habitat e fonti di cibo. Questa perdita fa parte di un quadro molto più ampio di un mondo in cui la biodiversità è in forte declino. Stiamo perdendo fauna selvatica a un livello sempre crescente in tutto il pianeta, con impatti sugli ecosistemi fondamentali per la nostra produzione alimentare globale. La biodiversità terrestre del mondo è concentrata nelle foreste: ospitano  oltre l’80%  di tutte le specie terrestri di animali, piante e insetti. Quindi, quando le foreste bruciano, la biodiversità da cui gli umani dipendono per la loro sopravvivenza a lungo termine scompare anche nell’inferno. Con oltre 1 milione di specie attualmente in via di estinzione, se continuiamo con il business as usual gli eventi meteorologici estremi come questi “megafire” diventano una crescente preoccupazione per la sopravvivenza delle specie.

3 – Salute pubblica: I rapporti indicano che, a causa dell’intenso fumo e dell’inquinamento atmosferico provocato dagli incendi, nel gennaio 2020, a Canberra è stato misurato il peggior indice di qualità dell’aria di qualsiasi grande città del mondo. Gli incendi producono fumo nocivo che può causare vittime. Gli incendi provocano l’inquinamento atmosferico da particelle fini, che minaccia direttamente la salute umana anche durante esposizioni relativamente brevi. Vicino agli incendi, il fumo è un rischio per la salute perché contiene una miscela di gas e particelle pericolosi che possono irritare gli occhi e il sistema respiratorio. Gli effetti dell’esposizione al fumo e dell’inalazione vanno dall’irritazione degli occhi e del tratto respiratorio a disturbi più gravi, tra cui riduzione della funzionalità polmonare, bronchite, asma esacerbata e morte prematura. L’esposizione al particolato è la principale minaccia per la salute pubblica derivante dall’esposizione a breve termine al fumo degli incendi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, le persone anziane, le persone con malattie cardiorespiratorie o malattie croniche, i bambini e le persone che lavorano all’aperto sono particolarmente vulnerabili.

4 – L’impatto degli incendi attraversa i confini: Il fumo degli incendi può percorrere grandi distanze. Viene spesso spinto nella stratosfera dal calore degli incendi. Secondo la, World Meteorological Organization, il fumo proveniente dagli incendi boschivi in ​​Australia si è spostato attraverso il Pacifico e potrebbe aver raggiunto l’Antartico . Questo ha portato a una qualità dell’aria pericolosa nelle principali città dell’Australia e ha colpito la Nuova Zelanda e le città del Sud America dopo che il fumo ha raggiunto sia l’Argentina che il Cile.

5 – Costi per la salute mentale: Gli incendi non causano solodanni fisici; molte persone sperimentano un trauma mentale a causa dell’esperienza dell’evacuazione di emergenza e della perdita di case, animali domestici, effetti personali, bestiame o altre fonti di sostentamento. Alcune comunità si sono ritrovate incapaci di evacuare rapidamente quando l’interruzione dell’elettricità ha significato che le stazioni di rifornimento non erano operative o che le strade bloccate intrappolavano le persone in aree ad alto rischio. Alcuni sono stati costretti a cercare sicurezza sulle spiagge e sulle barche, proteggendo i bambini durante la notte e assistendo a tempeste di fuoco senza precedenti. Tali esperienze possono avere effetti duraturi sulla salute mentale nelle comunità colpite.

6 – Costi economici: Il prezzo da pagare per l’economia australiana è ancora in fase di analisi, ma è chiaro che le infrastrutture sono state danneggiate e che gli impatti si estendono a settori come l’agricoltura e il turismo. Alcune aziende e istituzioni sono state costrette a chiudere i battenti durante periodi di eccessivi livelli di inquinamento atmosferico.

7 – Climate feedback loops: Non solo gli incendi sono stati resi più probabili e intensi dai cambiamenti climatici, ma si vanno ag ad aggiungere ad essi. Fino alla  stagione degli incendi boschivi australiani 2019-2020, si pensava che le foreste in Australia riassorbissero tutto il carbonio rilasciato dagli incendi boschivi in ​​tutto il Paese. Questo avrebbe significato che le foreste avrebbero raggiunto le emissioni net zero. Tuttavia, il riscaldamento globale sta facendo bruciare gli incendi in modo più intenso e frequente e, secondo il Copernicus monitoring programme, gli incendi boschivi del 2019-2020 hanno già emesso nell’atmosfera 400 megatonnellate di anidride carbonica. Questo equivale alle emissioni medie annue di biossido di carbonio in Australia solo negli ultimi tre mesi. Ciò aumenterà le emissioni annuali di gas serra in Australia, contribuendo al riscaldamento globale e aumentando la probabilità di mega-incendi ricorrenti che rilasceranno ancora più emissioni. Questo è un climate feedback loop profondamente preoccupante.

8 – Costi ambientali dell’inquinamento: La cenere dagli incendi caduta nei parchi gioco scolastici, nei cortili e viene dilavata sulle spiagge australiane e nei corsi e bacini di acqua dolce. I bacini idrografici sono in genere aree boschive e quindi vulnerabili all’inquinamento da incendi boschivi. Le ceneri degli incendi boschivi contengono sostanze nutritive, come azoto e fosforo. L’aumento delle concentrazioni di nutrienti può stimolare la crescita di cianobatteri, comunemente noti come alghe blu-verdi. I cianobatteri producono sostanze chimiche che possono causare una serie di problemi di qualità dell’acqua, tra cui cattivo gusto e odore, e talvolta sostanze chimiche tossiche. Durante un incendio, colonne di fumo, cenere e altri detriti vengono catturati dal vento e si diffondono nel territorio. A volte vengono soffiati sull’oceano, dove  aggiungono sostanze nutritive. Quando la cenere dei terreni bruciati sfocia nei corsi d’acqua e nei fiumi, fertilizza piante acquatiche e alghe. I nutrienti extra possono avere benefici con moderazione, ma quando sono troppi possono fertilizzare eccessivamente e causare una crescita eccessiva di alghe. Per crescere, le alghe assorbono l’ossigeno  nell’acqua e riducono l’ossigeno disciolto quando muoiono e si decompongono, il che può asfissiare i pesci e altre forme di vita marina, con impatti localizzati sulla biodiversità. Lo stesso può verificarsi negli ambienti oceanici, dove il fumo ha dimostrato di avere un impatto negativo sugli ecosistemi marini in diversi incidenti passati: secondo uno studio pubblicato su Science, lo smog prodotto dagli incendi record in Indonesia ha ucciso le barriere coralline alla fine degli anni ’90, quando il fumo ricco di ferro si diffuse sulla costa e fecondò l’acqua, causando un’enorme fioritura di plancton. La conseguente cosiddetta marea rossa ha asfissiato le barriere coralline intorno alle isole Mentawai, al largo di Sumatra sud-occidentale.

9 – Impatti agricoli: Gli incendi boschivi hanno bruciato pascoli, hanno distrutto il bestiame e raso al suolo vigneti, la cui ricrescita e recupero potrebbero richiedere molte più risorse idriche che sono già scarse per la siccità. I rapporti indicano che ad essere più colpita sarà probabilmente la fornitura di prodotti lattiero-caseari del Paese, con Victoria e New South Wales – i principali stati produttori di latte dell’Australia – che hanno subito la più grande perdita di terreni agricoli e danni alle infrastrutture. Anche la produzione di carne, lana e miele potrebbe risentirne. Secondo Meat & Livestock Australia, circa il 13% dei greggi ovini nazionali si trova in regioni che hanno subito un impatto significativo e un ulteriore 17% in regioni parzialmente colpite. L’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel suo rapporto del 2019 su Climate Change and Land ha scoperto che i cambiamenti climatici hanno già influito sulla sicurezza alimentare e sull’industria agricola a causa del riscaldamento, del cambiamento dei modelli delle precipitazioni e della maggiore frequenza di alcuni eventi estremi (high confidence). In alcune zone aride, l’aumento della temperatura dell’aria della superficie terrestre e l’evapotraspirazione e la diminuzione della quantità di precipitazioni, in interazione con la variabilità climatica e le attività umane, hanno contribuito alla desertificazione. Queste aree comprendono l’Australia .

10 – Gli atteggiamenti pubblici stanno cambiando: Mentre gli australiani sono stati oggetto di campagne di disinformazione e tentativi mirati di minare il legame tra i cambiamenti climatici e gli incendi boschivi più intensi, questa stagione degli incendi ha dato agli australiani e al mondo che li osserva una visione delle catastrofi umanitarie, ecologiche ed economiche causate da un clima mutevole e caldo. L’Unep e altri membri della famiglia delle Nazioni Unite continueranno a utilizzare le loro piattaforme digitali per condividere informazioni e fatti precisi sulla scienza dei cambiamenti climatici e su come sta aumentando la probabilità e l’intensità di eventi meteorologici estremi — e tragici—come questo.

Tornando all’allarme lanciato s dal Wwf sul terribile impatto dei mega-incendi sui parchi nazionali e altre aree protette, che ospitano ecosistemi unici e alcune tra le specie più rare al mondo, il Panda chiede un aiuto per poter continuare a curare della fauna selvatica ferita e contribuire a ripristinare gli habitat che queste specie hanno visto bruciare. Fino al 29 gennaio è possibile donare dai 2 ai 10 euro (con SMS o chiamata) al numero solidale 45585, lanciato dal Wwf che ricorda: «Non appena si saranno spenti gli incendi, inizierà una grandissima operazione di riforestazione e ripristino dell’habitat, con obiettivo di piantare o evitare il taglio di 2 miliardi di alberi, per dare un futuro alla straordinaria biodiversità australiana e restituire le risorse necessarie alle comunità locali».